L’inflazione negli Usa tocca i massimi da 40 anni, ma le borse non perdono la bussola perché si temeva peggio. Fa paura invece l’espandersi della pandemia anche negli Stati Uniti a causa della variante Delta, con il rischio che in seguito la variante Omicron prenda il sopravvento. In vista del Natale già si parla di “Holiday crisis” per l’aumento dei contagi durante le feste.
In questo contesto i listini europei chiudono in calo frazionale e registrano un incremento della volatilità nel pomeriggio, mentre Wall Street, positiva in avvio, continua a muoversi in cauto rialzo e lo S&P500 va oltre il record segnato ieri. Il titoli tech trascinano il Nasdaq.
Sul mercato valutario perde quota il dollaro (-0,14%, l’indice del biglietto verde). L’euro recupera terreno con il cambio oltre quota 1,13.
Milano cede lo 0,36% (26.721 punti), zavorrata dai titoli del lusso e dalle banche, ma aiutata tra gli altri da Unicredit (+0,59%) che arrotonda i progressi dopo il balzo di ieri. La blue chip regina del listino è Diasorin, +1,12% in un mondo dove i tamponi per rilevare il coronavirus restano oltremodo necessari.
Nel resto d’Europa: Francoforte -0,09%; Parigi -0,24%; Amsterdam -0,49%; Madrid -0,48%; Londra -0,39%.
Sulla piazza tedesca arretra pesantemente Daimler (-13,88%), a seguito del calo delle vendite di auto in Cina, a causa della carenza prolungata di semiconduttori che danneggia la produzione. Brilla invece la controllata Daimler Truck (+6,8%) al debutto. Tra le società a maggior capitalizzazione la migliore è Bayer (+1,88%), dopo che una giuria in California ha escluso che l’erbicida Roundup abbia causato il linfoma non-Hodgkin di una donna.
Evento clou della giornata è stato l’atteso dato sull’inflazione Usa a novembre.
I prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati anno su anno del 6,8%, maggior aumento dal giugno 1982, contro attese a +6,7%. Il dato “core” e’ cresciuto del 4,9%, dopo il +4,6% del mese precedente, in linea con le previsioni, anche se ai livelli più alti dal 1982. I prezzi del settore alimentare hanno segnato +0,7%, quelli dell’energia +3,5%, la +6,1%. Un quadro che mette forse i bastoni tra le ruote ai progetti del presidente Joe Biden che infatti ieri aveva messo in guardia sul rapporto, visto che non avrebbe registrato i recenti cali nel settore energetico. Ora la parola passa alla Federal Reserve, che il 15 dicembre esprimerà il suo punto di vista, tenendo conto che Il presidente della banca centrale Jerome Powell, ha recentemente deciso di sganciare i termini “inflazione” e “transitorietà”, dicendo che la Fed dovrà prendere in considerazione la possibilità di accelerare la riduzione dei suoi massicci acquisti di bond nella riunione della prossima settimana. È possibile che il taglio mensile al programma da 120 miliardi al mese, salga a 30 miliardi di dollari contro la sforbiciata da 15 miliardi al mese inizialmente prevista.
Sul fronte tassi invece calano le scommesse degli economisti su un’accelerazione da parte di Powell, perché l’attesa era per un incremento dell’inflazione ancora più alto.
Obbligazionario. È altalenante il mercato dei titoli di Stato Usa, dove in avvio i prezzi apparivano in ribasso e i tassi in rialzo. Al momento invece il decennale registra un tasso in calo a 1,465%.
Materie prime. Si muovono prudenti petrolio e oro. I future di Brent e Wti sono in progresso rispettivamente dello 0,2% e dello 0,5% e trattano a 74,5 e 71,3 dollari al barile.
L’oro spot guadagna lo 0,5%, poco oltre 1785 dollari l’oncia.
Piazza Affari. La borsa meneghina si è mossa in scia al resto del continente, mentre la pandemia mette a rischio giallo diverse regioni a partire dalla Calabria.
Sul Ftse Mib i titoli che registrano i maggiori rialzi sono Diasorin, Inwit +0,99%, Unicredit. Quest’ultima consolida i guadagni della vigilia, riportandosi a ridosso dei valori pre-Covid, alla luce del primo piano industriale al 2024 firmato dall’ad Andrea Orcel, che ha colpito gli investitori per i target di redditività e redistribuzione del capitale, superiori alle attese. In particolare, il mercato ha apprezzato l’obiettivo di redistribuzione dei 16 miliardi di euro di capitale, un ammontare pari a oltre il 60% della sua capitalizzazione di mercato. Ieri il titolo ha registrato scambi record per un controvalore pari a circa un miliardo di euro. Oggi i sindacati rendono noto che il piano prevede anche l’uscita di 950 dipendenti a tempo pieno.
Buone notizie intanto arrivano per il banchiere italiano dalla Spagna, dove il Santander è stato condannato a pagare 68 milioni di euro a Orcel per aver annullato la decisione di nominarlo amministratore delegato.
Sono negative invece le altre banche, da Banco Bpm, -1,52%, a Bper -0,74%, a Intesa -0,43%. Male Nexi -1,35%.
Chiudono in rosso i titoli del lusso, come Ferrari -1,55% e Moncler -1,14%. Nell’auto si apprezza leggermente Stellantis +0,26%.
Trascurata Telecom -0,11%, in attesa di novità.
Fuori dal paniere principale la Juventus cambia passo nel finale e chiude in rialzo dello 0,58%, nell’ultimo giorno di negoziazione dei diritti dell’aumento di capitale da 400 milioni, partito lunedì 29 novembre e che terminerà il 16 dicembre.
Spread in calo. Batte in ritirata lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata, che alla chiusura segna 130 punti base (-3,36%), con tassi in calo rispettivamente a +0,95% e -0,35%.
Sul primario i Bot annuali assegnati oggi dal Tesoro hanno registrato invece rendimenti in rialzo. Nel collocamento odierno il Tesoro ha emesso 6 miliardi di Buoni a 12 mesi scadenza un rendimento di -0,467%, in aumento di 7 centesimi rispetto all’asta del mese precedente.