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Borse a due velocità: l’Europa e Piazza Affari corrono, Amazon sprofonda e trascina giù il Nasdaq

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Borse a due velocità in Occidente: i listini europei chiudono oggi in rialzo, mentre Wall Street viaggia in rosso zavorrata dalle vendite sui tecnologici, dopo che Amazon e Apple hanno mostrato ieri un outlook debole per il trimestre in corso dovuto ai problemi alle filiere, all’inflazione e all’invasione russa dell’Ucraina.

In particolare, crolla alla borsa di New York il colosso delle vendite online (-12,5%), che ha registrato la sua prima perdita trimestrale dal 2015.

I conti aziendali e i nuovi stimoli decisi dalla banca centrale cinese sono invece la molla che ha consentito alle borse del Vecchio Continente di mettere un punto di speranza alla fine di un mese difficile, con i parametri stravolti dalla guerra, in un contesto in cui l’inflazione corre e l’economia rallenta.

Alla fine Piazza Affari sale dello 0,82% a 24.252 punti; Parigi +0,39%; Francoforte +0,84%; Amsterdam +0,72%; Madrid +0,89%; Londra +0,5%.

Sul mercato valutario il dollaro prende fiato, dopo la sfrenata corsa di queste settimane nell’attesa di una più rapida normalizzazione della politica monetaria da parte della Fed. Secondo alcuni osservatori la crescita del biglietto verde potrebbe aver raggiunto il picco.

L’euro recupera quasi mezzo punto percentuale e si muove poco sopra 1,053.

Crescono i prezzi del petrolio: i future del Brent trattano in rialzo del 2,13%, avvicinandosi a 110 dollari al barile (109,89); quelli del Wti sono in progresso dell’1,81%, 10,7,27 dollari.

Si apprezza l’oro, che guadagna oltre l’1%, scambiando a 1911,80 dollari l’oncia.

Piazza Affari, bene petroliferi e banche; positiva Generali dopo la conferma del cda uscente

La trimestrale migliore delle attese premia Eni, che chiude la seduta con un rialzo dell’1,76%. Fa ancora meglio Tenaris +5,26%, blue chip regina del giorno. Sempre nel settore petrolifero è in controtendenza Saipem -0,96%. Fuori dal paniere principale Maire Tecnimont guadagna lo 0,72%% dopo nuovi contratti nella produzione di idrogeno per 155 milioni annunciati ieri nel primo pomeriggio.

Saras, +1,14% grazie al recupero dei margini di raffinazione sul diesel.

Tra i titoli finanziari Generali si apprezza dello 0,56%, dopo la vittoria della lista voluta da Mediobanca (+1,31%) nell’odierna assemblea e la sostanziale conferma del cda uscente guidato da Philippe Donnet, contro la lista sostenuta dagli sfidanti Caltagirone, Del Vecchio. 

Si apprezza più decisamente Banca Generali +2,52%, nel comparto del risparmio gestito che vede in alta classifica anche Azimut +1,65%. Tra i bancari bene le big, Unicredit +1,94% e Intesa +1,5%. Debole Banco Bpm -0,49%.

Nell’industria sono in luce Cnh +2,31% e Stellantis +1,45%.

Il rialzo dei tassi pesa sulle utility, che si fermano nella parte bassa del listino: Terna -1,62%; Snam -0,91%; Hera -1,14%; A2a -0,85%. 

Salgono spread e rendimenti

In un quadro d’incertezza economica, ma con la traiettoria di un rialzo dei tassi da parte della Bce che pare segnata, il secondario italiano chiude in rosso. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata cresce a 185 punti base (+1,63%) e i tassi salgono rispettivamente a +2,78% e +0,93%.

I tassi in Italia compiono un balzo anche sul primario ai massimi da oltre tre anni.

Nel dettaglio, il Tesoro ha emesso la quinta tranche del BTp a 5 anni scadenza 01/04/2027 per 2,5 miliardi a fronte di una richiesta pari a 3,723 miliardi (1,49 il rapporto di copertura). Il rendimento è salito di 44 centesimi attestandosi all’1,91% su livelli che non si vedevano da novembre 2018. Collocata anche la prima tranche del nuovo BTp benchmark a 10 anni scadenza 01/12/2032: a fronte di richieste per 5,348 miliardi l’importo emesso è stato pari a 4 miliardi mentre il rendimento, in aumento di 63 centesimi sull’asta del mese scorso, si è attestato al 2,78%, record da febbraio 2019.

La crescita rallenta nella zona euro e i prezzi salgono

Rallenta la crescita e sale l’inflazione nella zona euro, una descrizione che assomiglia molto alla stagflazione, come sottolinea il Ft. Ma la Bce non può rimandare oltremodo la normalizzazione della politica monetaria. La grande questione da affrontare – sostiene Philip Lane, capo economista di Eurotower, in un’intervista a Bloomberg Tv – non è “se” alzare i tassi ma “quanto velocemente” farlo. I mercati pare che scontino ormai un aumento di quasi 90 punti base dei tassi da parte della Bce entro fine anno con un primo rialzo ormai ritenuto molto probabile a luglio a fronte di un’inflazione dell’eurozona che, in aprile, ha toccato il massimo storico del 7,5%, ovvero quasi quattro volte l’obiettivo di medio periodo. Anche eliminando le componenti volatili, il rialzo è stato del 3,9%, vicino al doppio dell’obiettivo del target.

Per quanto riguarda la crescita i dati usciti oggi mostrano che guerra, rincari energetici, lockdown in Cina e problemi nelle forniture stanno producendo i loro effetti.

Il pil italiano regsitra una flessione congiunturale dello 0,2% nel primo trimestre (+0,7% nei tre mesi precedenti), negativa quindi, ma pur sempre meglio delle stime di governo (-0,5%). Il Belpaese è fanalino di coda in Europa, dietro alla Francia che registra un dato invariato, alla Germania, +0,2%, alla Spagna +0,3%. La crescita trimestrale del pil, a livello di blocco, si ferma a +0,2%, sotto le attese.

Tra le notizie dal mondo, si segnala che a marzo, la misura preferita dalla Federal Reserve per calcolare l’inflazione, Pce (personal consumption expenditures price index), è cresciuta dello 0,9% rispetto al mese precedente e del 6,6% rispetto a un anno prima, dopo il +6,3% di febbraio (rivista dall’iniziale +6,4%); è il dato più alto dal 1982.

Intanto la banca centrale russa ha tagliato il proprio tasso d’interesse di riferimento al 14% e ha comunicato di vedere spazio di manovra per tagliare ulteriormente i tassi quest’anno, nel tentativo di gestire un’economia in contrazione e l’aumento dell’inflazione.

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