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Borse a due velocità: deboli in Europa, toniche a Wall Street

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Chiusura mista per i listini europei, al termine di una seduta priva di slancio e condizionata dalla debolezza della produzione industriale tedesca nel mese di agosto, che indica quanto il recupero dopo la crisi possa essere difficile, forse più del previsto. Non basta l’andamento positivo di Wall Street a risollevare gli animi e preoccupa l’andamento dei contagi. Per arginare la pandemia Bruxelles ha deciso di chiudere per un mese bar e caffè, mentre in Italia lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 gennaio e all’aperto ci vuole la mascherina. Nel Belpaese i nuovi positivi  sono in giornata 3.678, un numero che non si vedeva da aprile.

Alla fine Francoforte guadagna lo 0,12%; Parigi -0,28%; Madrid -0,33%. Londra è praticamente piatta, come del resto Piazza Affari, +0,03%, che limita i danni grazie al balzo di un colosso come Enel (+3,15%), sorretta da uno studio di credit Suisse sulle rinnovabili, che ha dato sprint al comparto in tutta Europa.

Bene Wall Street, con rialzi superiori al punto percentuale nella mattinata americana, grazie alla parziale retromarcia di Donald Trump sul sempre più atteso piano di aiuti per famiglie e imprese. Dopo il tweet in cui ieri annunciava la fine della contrattazioni fra democratici e repubblicani, rinviando il piano a dopo le elezioni, il presidente ha cambiato idea, chiedendo al Congresso di approvare aiuti mirati per  compagnie aeree e piccole imprese per un totale di 160 miliardi di dollari, più assegni da 1.200 dollari per i cittadini in difficoltà.

L’inversione di rotta, dopo il calo della vigilia, favorisce American Airlines, Delta, United, JetBlue e anche Boeing, benché abbia tagliato dell’11% le previsioni di vendita nei prossimi dieci anni, causa coronavirus. Inoltre le grandi aziende tecnologiche sembrano per lo più ignorare il rapporto della sottocommissione Giustizia della Camera che le accusa di abuso di posizione dominante.

Sul mercato valutario l’euro si muove in leggero progresso sul dollaro, in area 1,176. Fra le materie prime torna in rosso il petrolio, dopo il recupero messo a segno negli ultimi due giorni. Il Brent cede  il 2,5% e scambia a 41,58 dollari al barile. Bene il lingotto, con l’oro spot che guadagna quasi mezzo punto percentuale, 1886,7 dollari l’oncia.

Nell’agenda marco economica di oggi spicca l’aggiornamento sulla produzione industriale in Germania e l’inatteso calo della produzione dello 0,2% mensile e del 9,6% annuo, contro attese di rialzo. Per l’Italia c’è invece una buona notizia nel commercio, perché ad agosto le vendite al dettaglio hanno registrato un rimbalzo: +8,2% rispetto a luglio. Su base tendenziale l’aumento in valore delle vendite è dello 0,8%. “In Italia, alla fase di recupero della produzione industriale – scrive l’Istat – si affiancano segnali confortanti per gli ordinativi e le esportazioni” e “anche il settore delle costruzioni e il mercato immobiliare mostrano una certa dinamicità”.

Nella seduta si oggi si conferma buona l’intonazione dei titoli di Stato sul secondario. Lo spread fra decennale italiano e tedesco scende a 127 punti base (-0,84%) e il rendimento del Btp rimane al minimo storico, +0,78%.

Non basta però questo a sostenere le banche, su cui in seduta si sono abbattute molte vendite: torna in calo Bper, -4,2%, sotto aumento di capitale, e in scia l’azionista Unipol -2,12%. Male Mediobanca -2,38%. In controtendenza Banco Bpm, +0,18%, con appetiti speculativi solleticati anche dalla dichiarazione dell’ad Giuseppe Castagna secondo il quale dopo Intesa (-1,17%) e Ubi ci saranno altre fusioni bancarie in Italia.

La maglia nera fra le blue chip spetta a Nexi, -5,67% (15,90 euro per azione), a seguito del collocamento da parte dell’azionista Mercury UK Holdco del 13,4% circa del capitale a 15,50 euro per azione.

Tornano negativi i titoli oil, a partire da Eni -2,72% (6,73 euro per azione), penalizzata dal taglio del prezzo obiettivo deciso da Morgan Stanley a 6 euro da 7,2 euro.

Male Telecom, -2,48%, con S&P che ha tagliato l’outlook sul rating a negativo a causa di attese di ricavi e utili più deboli. Gli acquisti premiano Ferrari +2,85%; Buzzi +1,38%; Diasorin +1,36%; Cnh +1,04%.

Fuori dal listino principale va sempre peggio la Roma (-20.79%, 0,20 euro per azione), a due giorni dall’avvio dell’Opa obbligatoria a 0,1165 euro da parte del gruppo Friedkin, che ha rilevato nei mesi scorsi l’86,6% del club calcistico, e dopo la stima di una perdita di 204 milioni per l’esercizio 2019/2020.

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