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Borse 9 agosto pomeriggio: la riduzione dell’extratassa rilancia le banche a Piazza Affari ma il danno reputazionale resta

Imagoeconomica

I listini europei rimbalzano e Piazza Affari guida i rialzi del giorno grazie alle banche, dopo la “retromarcia” (così la bolla il FT) del governo Meloni sulla tassa extra profitti, anche se il recupero odierno non ripaga completamente le perdite della vigilia. Non scuote più di tanto gli investitori europei invece l’impennata del prezzo del gas che, ad Amsterdam, vola a 39,45 euro MWH con un balzo del 27%.

Europa in rialzo, ma Wall Street è nervosa

Alla chiusura il Ftse Mib di Milano segna +1,31% e torna a 28.308 punti base, il Ftse100 di Londra si apprezza dello 0,83, il Cac40 di Parigi +0,72%, il Dax di Francoforte +0,48%, l’Ibex 35 di Madrid +0,56%, l’Aex di Amsterdam +0,42%.

Oltreoceano invece l’appetito di azionario rimane anche oggi scarso, in attesa dei dati sull’inflazione Usa in uscita domani e dopodomani, con le banche centrali che in occidente lottano contro l’inflazione, mentre in Cina comincia a far paura la deflazione (a luglio i prezzi alla produzione sono scesi per il decimo mese di fila, -4,4% annuale). Wall Street si conferma così nervosa e si muove in rosso, ancora scossa dalla retrocessione dell’economia a stelle e strisce decisa da Fitch e con il fatto che ieri è arrivato il taglio del rating da parte di Moody’s su dieci banche statunitensi di piccole e medie dimensioni e sono finite sotto osservazione alcune banche di grandi dimensioni. L’umore del comparto resta incerto. Arretrano inoltre alcuni tecnologici di peso come Nvidia (-4,67%) e il Nasdaq si muove in territorio negativo, -1,15%.

S’impenna il gas, sale il petrolio, tentenna il dollaro

Tra i dati più eclatanti del giorno c’è l’impennata del gas in Europa, con l’ad di Eon, Leonhard Birnbaum, che in un’intervista a Bloomberg Tv ha detto che “la crisi non è ancora finita”. Inoltre, scrive Radiocor, pesano i rischi di fornitura del Gnl dopo gli annunci di sciopero dei lavoratori di alcune strutture in Australia, che potrebbero avere ripercussioni sulle esportazioni, rendendo più rigido il mercato globale di gas naturale.

Si muove al momento in rialzo anche il petrolio: Brent e Wti si apprezzano dell’1% circa, rispettivamente a 87 dollari a barile e 83,9 dollari al barile.

Sul mercato dei cambi s’indebolisce leggermente il dollaro, il cui indice perde circa lo 0,1% contro un paniere di valute. L’euro si apprezza dello 0,3%, ma il cambio rimane al di sotto di 1,1.

Piazza Affari, bene banche e Tim, arretra Generali

Le blue chip migliori del giorno sono quasi tutte banche, per le quali il conto dovrebbe risultare meno salato dopo il chiarimento del Mef, giunto ieri sera a mercati chiusi, in cui si parla di un tetto alla tassa sui ricavi generati dai rialzi dei margini d’interesse, che dovrebbe colpire al massimo lo 0,1% dell’attivo del totale degli istituti di credito, limitando l’impatto complessivo a circa due miliardi. Per la premier Giorgia Meloni si tratta di una tassa “su un margine ingiusto, non legittimo”.

Così, parzialmente rincuorate almeno nel quantum, le azioni del settore risalgono a partire da Finecobank +7,12%, seguita da Banco Bpm +5,45%, Unicredit +4,37%, Banca Mediolanum +2,68%, Banca Mps +2,47%, Intesa Sanpaolo +2,33%, Bper +2,21%.

Nel resto del listino brilla anche oggi Telecom, +5,7%, dopo i guadagni della vigilia su indiscrezioni stampa che fanno intravedere un’accelerazione nell’offerta vincolante per la rete che Kkr dovrebbe presentare a questo punto entro fine settembre.

Chiudono con robusti progressi anche i petroliferi, Tenaris +3,18%, Eni +3,24%, Saipem +2,28%.

Il fronte rosso del listino si apre con Generali, -1,15%, che aveva inaugurato la giornata positivamente e poi ha poi cambiato segno dopo la presentazione della semestrale, in linea con le attese e quindi poco eccitante per gli investitori.

Arretrano Iveco -1,12%, Amplifon -1,09%, Stellantis -0,9% 

Spread in ribasso

La ritrovata serenità nel settore bancario ha favorito anche gli acquisti sulla carta italiana. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund 10 anni scende a 167 punti base (-1,08%), con rendimenti relativamente stabili rispettivamente a +4,13% e +2,46%.

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