I listini europei agguantano finalmente un rimbalzo dopo tre giornate da incubo, incoraggiate dal rally di Tokyo e dall’avvio tonico di Wall Street. Ma in serata Trump guasta la festa: alza i dazi sulla Cina al 104% e Wall Street precipita.
Piazza Affari risale la china del 2,44% e ritrova 33.657 punti base, al traino di Leonardo +7,45%, Unipol +7,25% e banche. Nelle tre sedute precedenti il Ftse Mib ha perso il 14,5%.
Gli investitori sono andati a caccia di buoni affari, dopo la svendita recente, anche a Francoforte +2,93%, Londra +2,78%, Parigi +2,5%, Amsterdam +2,82%, Madrid +2,53%, Zurigo +3,12%.
Dopo una mattina volatile gli indici europei hanno trovato la migliore intonazione sintonizzandosi con Wall Street, che è partita subito in quarta e al momento mostra guadagni solidi: DJ +2,59%, S&P500 +2,8%, Nasdaq +3,3%. Mega cap come Nvidia e Tesla guadagnano oltre il 5%. Bene tech, bancari e semiconduttori.
In Asia ha brillato il Nikkei (+6,03%), ma Taiwan ha perso il 4%.
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Investitori a caccia di buoni affari, mentre si spera nelle trattative sui dazi. Musk consiglia di revocare le tasse doganali
I mercati sperano nelle trattative sui dazi tra i vari paesi e gli Stati Uniti, anche se, per il momento, è ancora muro contro muro tra la Casa Bianca e Pechino. “La Cina vuole moltissimo un accordo – garantisce Donald Trump – aspettiamo una telefonata, ci sarà”.
La Ue preme sul celeste impero per una “risoluzione negoziata” e intanto cerca il dialogo con gli Stati Uniti, ma tenendo “il bazooka sul tavolo”, da un lato propone dazi reciproci a zero e dall’altro prepara nuove contro tariffe. Il miglior alleato dei negoziatori in questo periodo potrebbe essere Elon Musk. Secondo il Washington Post infatti il patron di Tesla (titolo che da inizio anno ha perso 135 miliardi di dollari), nel weekend ha cercato di convincere Trump a revocare i dazi, anche quelli sulla Cina. Il tentativo però non ha avuto successo finora. Nella cerchia del presidente intanto si registrano frizioni: il consigliere al commercio Peter Navarro, parlando di Musk con la Cnbc, ha detto: “lo sappiamo tutti che è un assemblatore di auto” visto che “buona parte” delle batterie di Tesla arriva dal Giappone e dalla Cina. Lapidaria la replica di Musk: “Navarro è più stupido di un sacco di mattoni. Tesla è la casa automobilistica con più vetture made in America”.
Si rafforza il dollaro, mentre i cinesi potrebbero svalutare lo yuan
In realtà non ci sono ancora certezze su come evolverà la situazione della guerra commerciale. Se il Giappone è pronto a trattare (il Nikkei ha festeggiato con +6,03%) la Cina per ora risponde picche. Alcuni osservatori fanno notare che Pechino ha più tavoli su cui giocare, dalla moneta al debito pubblico americano. In giornata lo yuan è sceso contro dollaro a livello più basso dal 2023, dopo che la banca centrale ha leggermente allentato la presa sulla valuta in quello che sembrava un tentativo di contrastare il colpo tariffario alle esportazioni. Durante la prima guerra commerciale il Dragone svalutò la propria divisa del 10%, compensando così gran parte dei dazi applicati alle merci cinesi. Se questa strada venisse ripercorsa oggi potrebbe vanificare uno degli obiettivi di Trump, vale a dire l’indebolimento del dollaro.
Guardando al mercato dei cambi, al momento, il dollaro appare in ripresa contro le principali valute. L’euro tratta a 1,09 dopo aver riagganciato quota 1,1, mentre la moneta statunitense si rafforza contro yen e sterlina.
Un altro campanello suona poi per i titoli di Stato a stelle e strisce, in una settimana di intense vendite di debito. I prezzi oggi appaiono in calo e in rendimenti in rialzo, con il decennale che mostra un tasso di 4,253%.
Nel frattempo ci si interroga su cosa farà Jerome Powell, dopo la riunione a porte chiuse della Fed di ieri. L’opinione prevalente è che la banca agirà un taglio di “emergenza” a maggio, anche se le parole di Powell di venerdì scorso non andavano in questa direzione, per questo si attende con particolare interesse il dato sull’inflazione Usa in uscita giovedì.
Anche la Bce potrebbe tagliare i tassi nuovamente nella riunione del 17 aprile.
Per quanto riguarda le materie prime tornano gli acquisti sull’oro, che tratta oltre i 3000 dollari l’oncia e quelli sul petrolio, con il Brent a 64,35 dollari al barile e il greggio texano a 60,97 dollari.
Piazza Affari, riprendono quota le banche
A ridare ossigeno a Piazza Affari oggi hanno contribuito gli acquisti sulle banche, che hanno particolarmente sofferto nella ultime sedute. Nessun titolo del settore compare nella top ten del Ftse Mib, ma i rialzi sono robusti a partire dalle big Intesa +2,44% e Unicredit +2,22%.
La blue chip regina è Leonardo, che ritrova la miglior intonazione dopo essere stata saccheggiata recentemente dalle prese di profitto (-15% nelle ultime due sedute). Il mercato guarda con interesse all’incontro che il gruppo italiano, insieme a Thales e Airbus, ha in programma domani con la commissaria Ue alla concorrenza Teresa Ribera per una possibile fusione delle loro attività satellitari delle tre aziende.
Sul podio del listino sale oggi Unipol, seguita da Banca Mediolanum +5,37%. Il risparmio gestito ha approfittato dei buoni dati sulla raccolta di marzo pubblicati ieri e nel comparto è in evidenza anche con Finecobank +5,26% e Azimut +3,81%.
Per il lusso ritrova una buona spinta Moncler +4,75%.
Tra le blue chip si sono mosse in controtendenza solo Eni -1,28% e Stellantis -0,84%.
Per quest’ultima il mercato è attento a possibili scenari su Alfa Romeo e Maserati alla luce dei dazi Usa.
Intanto sprofonda la produzione in Italia -35,5% nei primi 3 mesi, ai minimi dal 1956, secondo i dati della della Fim Cisl.
Spread in rialzo
Si allarga oggi lo spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi sul mercato secondario. Il Btp decennale mostra un tasso del 3,85%, contro il 2,63% del Bund di pari durata, per un differenziale di 122 punti base (+2,22%).