I nuovi occupati di luglio negli Stati Uniti sono meno del previsto e questo fa sperare in una Fed più prudente nei prossimi meeting, una prospettiva che piace ai mercati, che pure festeggiano con moderazione.
I listini europei chiudono infatti in lieve rialzo, dopo qualche volatilità, allineandosi all’andamento cautamente positivo di Wall Street (DJ +0,55%). Pesano sulle scelte degli investitori anche le molte trimestrali in continua uscita. A New York, infatti, tira la volata delle mega tech, Amazon (+11%) dopo la pubblicazione, ieri sera, di un outlook positivo per il terzo trimestre, ma scende Apple (3%) sulle previsioni di un continuo calo delle vendite.
Europa in progresso con l’eccezione di Milano
Piazza Affari è l’unico puntino rosso in questo campo verde e cede lo 0,4%, limando ancora un po’ i guadagni di luglio a 28.586 punti base. Sulla bilancia pesano tra l’altro i ribassi di Interpump -4,73% e titoli della salute. Perdite che i rialzi di Leonardo +2,87% e Monte Paschi +2,8% (per citare le migliori blue chip) non riescono completamente a compensare.
Nel resto d’Europa svetta Parigi, +0,75%, favorita dal balzo di Crédit Agricole (+5,36%) che ha stupito positivamente con i conti. Hanno trovato la giusta intonazione anche Madrid +0,67%, Londra +0,47%, Francoforte +0,39%, Amsterdam +0,34%.
Si raffredda il mercato del lavoro Usa
Si raffredda dunque il mercato del lavoro Usa a luglio e questo riporta un po’ di ottimismo sui listini dopo un avvio di agosto traballante, sia perché molti hanno preferito fare cassa dopo lo splendido andamento delle borse di giugno e luglio sia perché Fitch, a sorpresa, ha declassato gli Usa.
Oggi l’US Bureau of Labor Statistics (BLS) ha comunicato che, nel mese di luglio, nei settori non agricoli, i nuovi posti sono stati 187 mila, contro un consenso a 200 mila. Anche le stime di giugno (209.000) sono state abbassate (a 185.000) appannando un po’ il quadro generale. La disoccupazione però è calata al 3,5% (contro attese di un dato invariato al 3,6%) e i salari orari medi hanno continuato a crescere, +14 centesimi e +0,42% in termini percentuali (mese su mese); +4,36%, rispetto a luglio 2022.
Come scrive in un commento Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, questo pone un dilemma alla Federal Reserve, perché la dinamica dei salari può continuare a nutrire l’inflazione; tuttavia, le speranze di un stop da parte di Jerome Powell si rafforzano. “Crediamo – osserva Diodovich – che la principale misura controllata dalla FED per valutare l’andamento dei salari, ovvero il Wage Growth Tracker della FED di Atlanta, abbia mostrato negli ultimi mesi un marcato calo”. Gli elementi di debolezza dovrebbero essere quindi più forti rispetto a quelli di forza. “Questi dati macro lasciano intendere che la possibilità di mantenere i tassi di interesse sui livelli correnti sia più elevata. Per queste ragioni sui mercati finanziari abbiamo assistito a delle vendite sul dollaro”.
Dollaro in calo
Sul mercato dei cambi perde fascino il dollaro, che mostra un indice in calo dello 0,7% circa. L’euro si rafforza contro il biglietto verde e recupera un campo oltre 1,1.
Tra le materie prime resta ben comprato il petrolio, nel giorno dell’incontro online dell’Opec+ per tastare il polso al mercato e dopo le mosse di Arabia Saudita e Russia che prospettano una riduzione dell’offerta di greggio. Il contratto Brent di ottobre si apprezza dello 0,7% a 85,75 dollari al barile, quello di settembre del greggio texano sale di una parentale analoga a 82,12 dollari al barile. Si sgonfiano invece i future del gas ad Amsterdam, -5,15%, 28,905 euro al Mwh.
Si allentano le tensioni sull’obbligazionario
Il nuovo report sul lavoro a stelle e strisce sta anche aiutando l’obbligazionario. Oggi, infatti, i prezzi dei titoli di Stato Usa sono in rialzo e i rendimenti in ribasso. Il decennale mostra al momento un tasso del 4,1% (-2,03% rispetto alla chiusura delle vigilia).
I riflessi sulla carta europea sono modesti. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund 10 anni è stabile a 168 punti base, con tassi più o meno invariati rispettivamente al 4,21% e 2,53%.
Piazza Affari, brilla Mps, tonfo di Interpump
La trimestrale favorisce l’ascesa di Monte Paschi tra le blue chip migliori del giorno. Non solo i numeri sono risultati oltre le attese, ma l’ad Luigi Lovaglio punta anche, nel 2023, a un utile netto e pre-tasse superiore a un miliardo di euro. Leonardo è un altro titolo in grande spolvero oggi, con l’industria delle armi che va bene in tutto il mondo. Banca Akros sostiene che il gruppo potrebbe avvantaggiarsi anche di una potenziale revisione della legge 185 del 1990 – che regolamenta le esportazioni e importazioni di materiale bellico – che verrà esaminata in Cdm e che secondo indiscrezioni potrebbe portare a un maggiore controllo sulla questione da parte dell’esecutivo.
Tra i titoli oil guadagna terreno Tenaris +2,22%, dopo aver perso ieri a seguito della trimestrale. Nel settore sono in evidenza anche Eni +0,42% e Saipem +0,5%. Quest’ultima era partita subito con il piede giusto a seguito dei contratti annunciati ieri con Germania e Romania del valore complessivo di circa 1,8 miliardi di euro.
Benino altri titoli finanziari (oltre Monte Paschi) come Finecobank +0,67%, Poste +0,55%, Unicredit +0,41%, Azimut +0,34%, Unipol +0,22%.
Apre il fronte delle perdite invece Interpump dopo la pubblicazione dei dati a giugno in linea con le previsioni. Nel secondo trimestre il gruppo ha registrato vendite per 592,2 milioni di euro (+10,2%) e un ebitda di 145,7 milioni (+14,3%) e si aspetta ora che la crescita organica dell’esercizio sia “ampiamente superiore” rispetto alle stime di inizio anno e che l’ebitda migliori rispetto al 2022.
Giornata no per i titoli della salute, con Diasorin in ribasso del 2,66% e Recordati del 2,4%.
Stm cede il 2,49% a seguito dell’andamento del cliente Apple.
Sono deboli le utility, a partire da Hera -2,06% ed Enel -1,05%. Tra le banche arretra ancora Bper -1,63%. Dopo le perdite della vigilia si conferma negativa Telecom -1,3%.