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Borse 21 agosto pomeriggio: nessuna sindrome cinese in Europa e Milano eccelle trainata dai bancari

Imagoeconomica

Mezzogiorno di fuoco per la borsa di Milano che dopo settimane sott’acqua, a metà seduta si muove in buon rialzo facendo anche meglio dei suoi competitor europei. A trainare Piazza Affari è il settore bancario sulla scia delle indiscrezioni di un possibile credito d’imposta che il governo applicherebbe in risposta alla tassazione degli extra profitti: esso, spalmato su più anni, farebbe in modo che le tasse pagate dagli istituti nel 2024 verrebbero rimborsate in 5 o 10 anni.
Il FTSE MIB è in aumento dell’1,49%, spezzando la serie negativa iniziata mercoledì scorso. Sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share continua la giornata in aumento dell’1,40%.

Tutto il settore bancario italiano è di buon umore

Le indiscrezioni sul credito di imposta hanno fatto muovere al rialzo tutti i titoli del settore bancario, guidati da Bper (+3,5%), Mps (+2,8%) con Unicredit (+2%).
Ma fanno bene anche le azioni Piaggio e Immsi in attesa dei rispettivi CdA dopo la scomparsa di Roberto Colaninno.
Si muovono bene anche Saipem (+5,33%), dopo l’aumento di target price da parte di Morgan Stanley, Ferrari +2,4%, Stellantis +2,2% e Moncler guadagna il 2,2%.

Salgono anche le altre borse europee, ma con ritmo più lento

Anche le altre borse europee sono in rialzo a metà seduta, ma in tono minore rispetto a Milano: a Parigi il Cac40 l’0,98%%, a Francoforte il Dax40 lo 0,66%, a Madrid l’Ibex35 lo 0,73%, ad Amsterdam l’Aex lo 0,43% e a Londra il Ftse100 lo 0,6%, quando sono in terreno positivo anche i future di Wall Street.
Sullo sfondo rimane comunque una certa cautela. Resta alta l’attenzione per la Cina: la banca centrale cinese ha abbassato il tasso Lpr a un anno, che rappresenta il parametro di riferimento dei tassi più vantaggiosi che le banche possono offrire alle imprese e alle famiglie, dal 3,55% al 3,45%, nel tentativo di evitare il rallentamento della crescita, oltre che cercare di mettere un argine alla crisi di Evergrande. La mossa è però stata inferiore alle attese del mercato.
Notizie che potrebbero ripercuotersi positivamente sulla futura inflazione sono venute stamane dalla Germania: a luglio i prezzi alla produzione sono scesi più delle attese sia a livello congiunturale sia su base annua (-1,1% su mese e -6% su anno), mentre la Bundesbank prevede la stagnazione del Pil nel terzo trimestre 2023.
In una giornata senza dati macro Usa, i riflettori puntati sull’annuale simposio, in programma tra il 24 e il 26 agosto, a Jackson Hole, dove c’è molta attesa, in particolare, per ciò che dirà il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, soprattutto in tema di persistenza di tassi di interesse elevati.

Consolida i livelli della vigilia lo spread, attestandosi a +171 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona al 4,35%.

Sul mercato valutario, l’euro continua a oscillare sulla soglia di 1,09 dollari e passa di mano a 1,0897 (1,0880 in avvio 1,0877 in chiusura venerdi’). La moneta unica vale anche 159,039 yen (158,202 e 157,96), quando il rapporto dollaro/yen e’ a 145,952 (145,409 e 145,21).
In rialzo il prezzo del greggio: il contratto consegna Ottobre sul Brent segna un +0,86% a 85,53 dollari al barile, quando il contratto di pari scadenza sul Wti +0,92% a 81,4 dollari al barile.
Infine, ad Amsterdam il prezzo del gas riduce i rialzi dopo i picchi della mattina e sale del 5,15% a 38,3 euro al megawattora, risentendo delle tensioni in Australia, con i lavoratori di alcuni impianti che minacciano lo sciopero.

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