Per gli investitori azionari, gli ultimi cinque anni sono stati tutt’altro che noiosi. Nel 2008 hanno avuto la Grande crisi e nel 2009-2010 la Grande ripresa. Fin qui, tutto bene. A partire dalla metà del 2010, invece, il contesto di investimento è cambiato. Nel difficile quadro economico globale, le decisioni di politica monetaria delle banche centrali sono diventate la principale guida degli investitori, addirittura più determinanti rispetto agli utili societari. Il ciclo economico si è abbreviato, iniziando a seguire il ritmo delle iniezioni di liquidità decise dalle banche centrali. Le fasi di rialzo e di ribasso, in genere, non sono durate più di sei mesi. E in tutto questo periodo i tassi di interesse non hanno fatto che scendere, arrivando infine a essere negativi in termini reali.
Di conseguenza, i mercati azionari sono stati trainati più dalla liquidità che dagli utili, come appare particolarmente evidente se si confronta il 2012 con l’anno precedente. Per buona parte del 2011, infatti, gli utili societari hanno sorpreso al rialzo, ma i prezzi delle azioni sono comunque scesi in quanto la politica della Bce ha sorpreso al ribasso. Nel 2012, invece, è successo esattamente il contrario! Quando Fed e Bce hanno chiarito la propria volontà di sostenere l’economia a ogni costo, il rischio di uno scenario deflazionistico in Giappone è chiaramente diminuito. E nello stesso Giappone si invoca da più parti l’adozione di un orientamento più aggressivo per combattere la deflazione.
uesta combinazione tra rendimenti obbligazionari molto bassi e ridotto rischio sistemico rappresenta innegabilmente un fattore positivo per le asset class rischiose che offrono ancora un rendimento interessante. Tra queste, l’azionario, il real estate, il debito dei mercati emergenti e le obbligazioni high yield. Sebbene molti operatori siano ancora eccessivamente ottimisti sulla crescita degli utili nel 2013 (noi ci aspettiamo una crescita non superiore a qualche punto percentuale), gli outlook generalmente positivi su queste asset class sono quindi comprensibili.
Nondimeno, rimangono aperte alcune questioni assai importanti: il timore di errori nell’orientamento delle banche centrali sembrerebbe diminuito, ma lo stesso non si può (ancora) dire per i governi.negli Stati Uniti, per esempio, può ancora ancora causa di volatilità, così come le prossime elezioni in Italia e in Germania. Ebbene si stia assistendo a una ripresa del ciclo economico negli Stati Uniti e in Asia, rimane pur sempre il dubbio che si tratti solo di un’altra oscillazione semestrale del pendolo e nulla più, in linea con la brevità dei cicli economici degli ultimi anni. A nostro parere, le probabilità che l’attuale fase di ripresa globale duri più a lungo delle precedenti sono aumentate di recente, nel quadro di una situazione politica più stabile. Gli investitori azionari non dovrebbero tuttavia sperare in una sostanziale ripresa economica nel breve, in quanto tale eventualità alimenterebbe i timori di una fine della politica monetaria accomodante nel 2014. E, di conseguenza, l’effetto di un aumento degli utili societari attesi potrebbe essere vanificato. In un contesto dove gli asset rischiosi sono guidati dalla liquidità, i titoli azionari presentano le maggiori potenzialità di un discreto rendimento nel 2013, con un’economia mondiale che, senza particolari sconvolgimenti, procederà a fatica ma con calma. A volte, è forse meglio annoiarsi.