La Bce alza i tassi d’interesse di 25 punti base, portandoli al 4% (massimo dal 2001) e prefigura altre strette nel corso dell’anno, ma i mercati europei incassano l’attesa notizia senza stramazzare. La chiusura della seduta odierna è mista, certamente frenata dalla politica restrittiva delle banche centrali, ma anche incoraggiata dal rimbalzino di Wall Street nella mattina americana. A New York corrono soprattutto le megacap, che guardano alla discesa dei rendimenti dei Treasury.
La fotografia finale in Europa vede Piazza Affari in ribasso dello 0,28%, a 27.731 punti base. Resta in ombra Generali, -0,11%, nonostante un’importante acquisizione in Spagna.
La chiusura del listino milanese appare in linea con quella di Francoforte -0,14% e Parigi -0,51%. Madrid è piatta, mentre Amsterdam e Londra sono moderatamente positive (rispettivamente +0,16% e +0,34%).
L’euro si rafforza contro il dollaro e tocca i massimi da 15 anni contro lo yen
Gli effetti della Bce si sono visti soprattutto sull’euro che si è rafforzato nettamente contro dollaro e yen a seguito delle decisioni di Christine Lagarde. La moneta unica ha toccato i massimi da quattro settimane contro il biglietto verde, a 1,09 e addirittura i massimi degli ultimi 15 anni nei confronti dello yen a 153,09 .
Spread in calo; nuovo record del debito in aprile
Nessun terremoto ha colpito d’altra parte il mercato dei titoli di Stato. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata scende a 156 punti base (-0,12%), anche se i tassi salgono leggermente al 4,06% (il titolo italiano ) e al 2,5% (il titolo tedesco).
La carta italiana mantiene intatto il suo appeal, anche se il debito pubblico in aprile ha toccato un nuovo record: +21,8 miliardi rispetto a marzo, per un totale di 2.811,6 miliardi. Banca d’Italia spiega che l’incremento riflette la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro (10,9 miliardi, a 40,3), il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (9,1 miliardi), l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio.
Petrolio e gas in rialzo
Per quanto riguarda le materie prime si muove ben intonato il petrolio, dopo la debolezza di ieri, poiché i dati odierni hanno mostrato che la produzione delle raffinerie cinesi a maggio è cresciuta del 15,4% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il secondo livello più alto mai registrato. Sull’altro piatto della bilancia pesano invece i dati macro del celeste impero, deludenti per quanto riguarda produzione industriale e vendite al dettaglio nel mese di maggio. I prezzi del greggio sono frenati anche dalle scelte restrittive delle banche centrali, che fanno presagire un calo della domanda di petrolio.
In ogni caso, al momento, il Brent si apprezza dell’1,24%, a 74,11 dollari al barile.
Corre anche il gas e lo fa da parecchi giorni, poiché si prevede che l’arrivo del caldo faccia lievitare la domanda di energia, mentre l’offerta è ridotta a causa di lavori di manutenzione su importanti impianti di produzione norvegesi.
Alle battute finali il rialzo di oggi è del 7,51% a 41,19 euro al Mwh.
Piazza Affari, focus su Generali; ribassi per i titoli ex Mediaset
In Piazza Affari prosegue la ritirata dei titoli ex Mediaset, dopo il rally dovuto alla scomparsa del fondatore Silvio Berlusconi. Oggi le azioni Mfe A lasciano sul terreno il 3,9% e quelle Mfe B il 2,44%.
Sul listino principale si dividono la scena utility, i titoli finanziari e quelli petroliferi, ma ogni comparto è contrastato. La maglia nera del giorno va a Italgas, -2,42%, con il mercato che evidentemente non ha particolarmente apprezzato il nuovo piano industriale, che mette in conto 7,8 miliardi di euro di investimenti, una crescita media annua del fatturato e dell’Ebitda nel periodo dell’8%. Secondo alcuni osservatori si tratterebbe di obiettivi timidi. Perde Hera -0,83, mentre sale A2a +0,46%, che ha deciso di non presentare alcuna offerta per l’acquisti della quota di maggioranza della multiutility piemontese Egea.
In altri settori perdono Interpump -1,47%, Stm -1,4.
Sono misti i titoli finanziari. A guidare il listino è Finecobank, +2,57%, promossa da Jefferies a ‘hold’ da ‘underperform’, anche se con un taglio del target price a 13 euro da 14,9, sostenendo che il titolo non sembra più essere sopravvalutato.
Bene Banca Mps +2,28%, Banco Bpm +0,49%, Intesa +0,34%. Di segno opposto sono Unicredit -1,44% e Mediobanca -1,06%.
Generali cede lo 0,11%, nel giorno dell’accordo per l’acquisto della compagnia assicurativa spagnola Liberty Seguros da Liberty Mutual, un boccone ambito anche dalle rivali Allianz e Axa. L’operazione viene realizzata per cassa per un importo pari a 2,3 miliardi di euro, comprensivo dell’intero eccesso di capitale di Liberty Seguros che – come specificato in una nota – garantirà significativi benefici finanziari per il gruppo.
È defilata Telecom Italia, -0,12%, dopo la nomina in cda di Alessandro Pansa e non di Luciano Carta, come avrebbe voluto il primo azionista Vivendi. Intanto oggi l’ad di Tim, Pietro Labriola, a margine di un convegno a Roma, si è mostrato più che fiducioso sulla vendita della rete. “Non abbiamo ancora visto le offerte” migliorative – ha detto – ma “quando si gestisce un dossier così complesso devi essere fiducioso che le cose debbano e possano andar bene”.
Gli approdi sono diversi per i titoli petroliferi: Tenaris +0,74%, Eni +0,49%, Saipem -1,07%.