Le azioni europee vanno per la maggiore questa settimana e le borse chiudono un’altra seduta in rally, grazie a nuove aperture sui dazi Usa, questa volta relative al settore automotive. La Casa Bianca tira indirettamente i fili del sentiment dei mercati, ma ad avvantaggiarsi maggiormente in questi giorni sono i “rivali” del Vecchio Continente, visto l’andamento più cauto di Wall Street in avvio.
Così Piazza Affari chiude in rialzo del 2,39% a 35.843 punti base al traino di Stellantis (+6,46%), uno dei titoli più colpiti dalla stagione degli annunci delle imposte doganali inaugurata da Donald Trump.
Francoforte sale dell’1,62% e resiste ai dubbi sollevati dal crollo della fiducia degli investitori tedeschi, con l’indice Zew che ad aprile si raggela a -14, contro i 51,6 punti di marzo e attese di +10 da parte degli economisti del WSJ. Si tratta del ribasso più forte dalla guerra Russia-Ucraina.
Londra si apprezza dell’1,44%, Amsterdam del 2,12%, Madrid del 2,45%.
La più modesta è Parigi, +0,86%, zavorrata dal tonfo di Lvmh (-7,27%), che nella seduta odierna ha subito anche lo smacco del sorpasso della rivale Hermes (+0,21%), divenuta prima società del lusso al mondo per capitalizzazione di borsa. A penalizzare l’azienda del celeberrimo logo sono state le deludenti vendite trimestrali.
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Wall Street prudente, Boeing in rosso
Comprare America non sembra più così di moda, da quando il presidente Trump ha scelto la retorica dell’incertezza per parlare di dazi. Wall Street è reduce da due sedute in rialzo, ma oggi l’andamento è molto prudente (DJ +0,16%, S&P 500 +0,22%, Nasdaq +0,2%) e tra i vari titoli Boeing (-1,4%) è in rosso, perché la Cina, secondo fonti Bloomberg, ha ordinato alle compagnie aeree di non accettare ulteriori consegne di jet dell’azienda.
Insomma Pechino resta un interlocutore difficile da ammorbidire, nonostante i mercati guardino con cauto ottimismo alle mosse di Trump in gran parte in relazione al celeste impero. Negli ultimi giorni il tycoon ha deciso di esentare temporaneamente dai dazi reciproci i dispositivi elettronici, come smartphone e pc. Poi però ha comunicato che presto annuncerà nuove tariffe sui semiconduttori, che “entreranno in vigore in un futuro non lontano” e ha messo sotto osservazione anche il settore farmaceutico. Infine ha dichiarato che potrebbe sospendere quelle sul settore automobilistico.
Gli investitori sembrano storditi da questa continua doccia scozzese di notizie-non notizie. L’attenzione a New York si concentra così sulle trimestrali delle banche, con Citi (+4%) e Bank of America (+3,4%), che hanno presentato numeri migliori del previsto.
Euro in calo
La momentanea disaffezione ai beni Usa si è vista in questo periodo anche con il calo del dollaro e dei prezzi dei T-Bond. Oggi i titoli del Tesoro Usa sono poco mossi e il biglietto verde mostra un parziale recupero contro l’euro, che cambia intorno a 1,13, mentre è piatto contro lo yen e ancora cedente verso la sterlina.
La moneta unica si muove debole in attesa della riunione della Bce che, prima delle feste pasquali, dovrebbe tagliare nuovamente i tassi dello 0,25% nella riunione di questa settimana.
Tra le materie prime si mantiene forte l’oro, che vede la consegna immediata trattare a 3.224,71 dollari l’oncia, mentre il petrolio, dopo il recupero a fronte di un dialogo Usa-Iran, torna a trattare in ribasso. Il Brent, giugno 2025, vede un prezzo di 64,71 dollari al barile (-0,26%), mentre il greggio texano maggio 2025 è a 61,37 dollari al barile (-0,26%).
Piazza Affari, forte con auto, Leonardo e banche
Piazza Affari si è mantenuta in denaro anche oggi, sorretta da titoli come Stellantis, Leonardo +5,16% e dal settore bancario.
Oggi le azioni delle casa d’auto italo-francese hanno beneficiato delle aperture di Trump sui dazi, ma il presidente John Elkann vede nero, perché le tariffe da una parte e le norme europee contro le emissioni dall’altra sono un gravame troppo oneroso per il settore e mettono l’industria automobilistica sotto “estrema pressione”. In occasione dell’assemblea degli azionisti ha inoltre ribadito che il nuovo ceo sarà nominato nel primo semestre.
Nell’automotive brillano inoltre titoli come Iveco +2,58%, Pirelli +2,33%, Ferrari +1,32%, Brembo +2,62%.
La propensione al rischio ha premiato le banche. Svetta Banco Bpm +3,6% e seguono Mediobanca +3,52% e Monte dei Paschi, +3,14%, con l’ops lanciata su Piazzetta Cuccia che aspetta passaggi importanti come l’assemblea di Siena del 17.
Brillano inoltre Unicredit +3,12%, Bper +2,92%, Intesa +2,89%. Bene Nexi +3,1% e Buzzi +3,03%.
È ancora lettera invece per Amplifon -4,61% e arretra Campari -1,6%. Il lusso alla fine ha arginato il pessimismo che soffiava da Parigi, dopo i risultati di Lvmh: Moncler è piatta e Cucinelli sale dello 0,19%. Fuori dal listino principale però Ferragamo perde il 4,73%.
Spread in leggero rialzo
Dopo l’ottima performance di ieri oggi la carta italiana chiude una seduta in ribasso. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund 10 anni sale a 119 punti base, con tassi in leggera crescita rispettivamente al 3,72% e al 2,54%.
Le notizie sul debito pubblico italiano d’altra parte non sono brillantissime. A febbraio infatti è tornato sopra i 3000 miliardi per effetto della crescita delle “disponibilità liquide del Tesoro”. È quanto afferma la Banca d’Italia secondo cui, lo scorso febbraio il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 42,6 miliardi rispetto a gennaio, risultando pari a 3.024,3 miliardi. Quota 3 mila miliardi era già stata superata a novembre per poi scendere sotto questa soglia nei due mesi successivi.