Gli stimoli all’economia cinese e un prudente ottimismo sull’andamento dell’inflazione Usa consentono oggi ai listini europei di chiudere la seconda seduta consecutiva in frazionale rialzo, mentre Wall Street si muove sulla stessa lunghezza d’onda nelle prime ore di scambi. Tra gli indici principali Usa il Nasdaq appare più timido (+0,01%), dopo la notizia che la società che gestisce la borsa americana il 24 luglio ridistribuirà il peso di sei mega tech (Microsoft, Apple, Alphabet, Nvidia, Amazon e Tesla) che rappresentano il 50,9% del totale dell’indice. L’influenza di questo gruppo di aziende potrebbe essere ridotta al 40%.
A stimolare la propensione al rischio oggi è il fatto che Pechino ha deciso di prorogare fino al 2024 delle misure per sostenere il mercato immobiliare, mentre alcuni banchieri nordamericani hanno fatto intravedere la fine del ciclo di strette monetarie ad opera della Fed, benché il mercato dia ormai per scontato un rialzo a luglio. Molto potranno dire sul punto i dati sui prezzi al consumo Usa di giugno, in uscita domani e quelli sui prezzi alla produzione, in uscita giovedì.
Parigi regina, ma Piazza Affari riconquista quota 28mila
Piazza Affari riconquista quota 28mila punti e registra un guadagno dello 0,68%, con il lusso in primo piano capitanato da Moncler (+2,91%), comparto particolarmente sensibile alle scelte della Cina. Per la stessa ragione a guidare i rialzi europei è Parigi, +1,07%, dove sono in luce Lvmh +2,21% e Hermes +2%. La seduta è stata favorevole anche a Francoforte +0,73%, nonostante il peggioramento dell’indice tedesco Zew, che misura la fiducia degli investitori, a -14,7 punti a luglio dai -8,5 punti di giugno. Inoltre, l’inflazione tedesca di giugno si è attestata al 6,4% o al 6,8% sulla base dei dati armonizzati e ha interrotto la serie di cali da inizio anno.
Bene Madrid +0,82%, mentre Amsterdam è piatta. Sono modesti i progressi a Stoccolma +0,19%, che accoglie con cauto ottimismo la rimozione dell’ultimo ostacolo all’entrata della Svezia nella Nato dopo il via libera di Ankara.
Londra sale dello 0,12%, frenata da una sterlina fin troppo vivace.
Sterlina forte con l’impennata dei salari
Sul mercato dei cambi, infatti, la divisa britannica sale contro euro e dollaro a seguito di una crescita dei salari che ha raggiunto un record (+7,3% tra marzo e maggio), aumentando la pressione sulla Banca d’Inghilterra per inasprire ulteriormente la politica monetaria e riportare l’inflazione sotto controllo.
L’euro, dopo aver superato la soglia di 1,1 nel cambio con il dollaro è sceso nuovamente al di sotto di quella linea e ora tratta in area 1,098.
Tra le materie prime corre il petrolio, reso più baldanzoso dalle scelte cinesi: il Brent si apprezza dell’1,92% a 79,18 dollari al barile; il greggio texano sale del 2,2% a 74,61 dollari.
Il gas, ad Amsterdam, dopo il crollo di ieri scende ulteriormente a poco più di 29 euro, con un calo del 3,65%.
Piazza Affari, torna l’attenzione sull’industria
In Piazza Affari è tornata anche l’attenzione sui titoli industriali, favoriti (come le grandi firme) da una Cina decisa a rimettere in moto l’economia a pieno ritmo. Nella parte alta del listino si rifaccia Interpump, +2,31%, dopo qualche seduta no, insieme a Iveco +2,29%, Leonardo +2,12%, Cnh +1,37%, Pirelli +1,33%. Bene Erg +1,2%, sostenuta anche dalla raccomandazione a Buy di Stifel, con un prezzo obiettivo di 33,8 euro per azione.
Tra i titoli petroliferi svetta Tenaris +2,79%, mentre le banche non sono rappresentate nella top ten del giorno. La migliore è Intesa +1%.
I ribassi sono modesti e muovono Prysmian -0,46%, Finecobank -0,41%, Amplifon -0,23%.
Carta italiana in rosso
La carta italiana chiude invece in profondo rosso, con lo spread tra Btp 10 anni e Bund di uguale scadenza che sale a 176 punti base (9,39%). A far schizzare il differenziale è l’impennata del rendimento del titolo italiano, che passa al 4,4% (dal 4,3% di ieri) contro la relativa stabilità del tasso del titolo tedesco (+2,64% da 2,63%).
Dal fronte macro si registra il fatto che, in Italia, la produzione industriale di maggio su base annua è scesa del 3,7% ma è tornata a crescere dell’1,6% su base mensile, dopo quattro flessioni consecutive.