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Borse 11 aprile: l’escalation Usa-Cina spinge al ribasso i mercati. Il dollaro sprofonda, l’euro sugli scudi

Collage Pixabay

L’effetto dazi colpisce ancora e a pagare il prezzo più alto oggi sono nuovamente il dollaro e i T-Bond, in una fuga di capitali da investimenti ritenuti sicuri fino a poco tempo fa. Gli investitori si aggrappano così all’oro, che aggiorna record su record. Per l’azionario in Europa si chiude una giornata altalenante, con i listini che alla fine sono contrastati, dopo aver cercato indicazioni da Wall Street in avvio, ma senza successo e in tempi in cui gli scenari cambiano rapidamente. Dopo la parziale tregua tra Stati Uniti e resto del mondo la guerra commerciale Usa-Cina continua a tenere banco e, al momento, la sfida tra i due contendenti vede imposte doganali americane sulle merci cinesi al 145%, mentre Pechino (in risposta) è al 125% e non intende andare oltre, “perché sarebbe ridicolo”. Ci sono voci di una disponibilità a trattare della Casa Bianca, che però vorrebbe una richiesta in questo senso da Pechino.

Listini europei deboli. Lagarde pronta a intervenire per garantire la stabilità finanziaria e dei prezzi

Piazza Affari limita i danni allo 0,73% e salvaguarda i 34mila punti base, aiutata dagli acquisti su Stm (+3,9%), Diasorin (3,23%) e utility. La maglia nera del giorno va a Stellantis (-3,81%), mentre le banche sono contrastate.

A breve arriverà anche il rating di S&P sul Belpaese e nell’attesa lo spread tra decennale italiano a tedesco si allarga a 126 punti base, con tassi in ribasso (rispettivamente 3,8% e 2,54%).

Nel resto d’Europa la chiusura delle borse è negativa a Francoforte -0,78%, Parigi -0,3% e Madrid -0,43%, mentre Londra sale dello 0,59% e Amsterdam è piatta.

In serata sono previsti i giudizi di S&P sulla Gran Bretagna, di Moody’s su Belgio e Francia, di Fitch sulla Spagna.

Intanto la presidente della banca centrale europea Christine Lagarde si dice pronta a intervenire per garantire la stabilità finanziaria e dei prezzi.

“Stiamo monitorando attentamente tutti gli sviluppi del mercato e, di recente, abbiamo osservato un certo grado di volatilità – ha detto al termine dell’Eurogruppo – ma in Europa e nell’area dell’euro in particolare, abbiamo constatato che le infrastrutture di mercato e il funzionamento dei mercati, compresi i mercati obbligazionari, funzionano in modo ordinato”.

Wall Street nervosa, scende la fiducia degli statunitensi

Wall Street appare nervosa e nelle prime ore di scambi ha già cambiato segno varie volte. Al momento gli indici sono in leggero calo: DJ -0,24%, S&P 500 -0,09%, Nasdaq -0,02%. Dietro questa volatilità ci sono probabilmente indiscrezioni sui dazi, ma intanto è partita la stagione delle trimestrali con le grandi banche americane che hanno stupito positivamente, anche se i titoli mostrano un andamento contrastato. Sale JpMorgan Chase, mentre arretrano Morgan Stanley, Wells Fargo -3%, BlackRock.

Dalla pagina macro del giorno arrivano buone notizie sull’inflazione a stelle e strisce, che confermano quelle già ricevute ieri sui prezzi al consumo di marzo. I prezzi alla produzione il mese scorso sono diminuiti dello 0,4% rispetto a febbraio, con il dato annuale al 2,7% dal 3,2% precedente.

Questo mese però gli statunitensi si stanno dimostrando meno ottimisti sull’economia rispetto al mese scorso, a causa soprattutto della confusione e dell’incertezza sulle politiche del presidente Donald Trump e dei cali sui mercati azionari. La lettura preliminare dell’indice sulla fiducia redatto mensilmente dall’Università del Michigan è pari a 50,8 punti, la più bassa dal giugno 2022, dopo i 57 punti della lettura finale di marzo e attese per un dato a 54,6 punti.

Fuga di capitali dagli Usa: dollaro e T-Bond in saldo

Il quadro macro e i buoni dati trimestrali non bastano quindi a tenere alto il morale degli investitori e le vendite si concentrano nuovamente sul dollaro e sui titoli di Stato degli Stati Uniti, in modo anomalo rispetto al passato.

Il biglietto verde è in calo contro le principali valute, mentre il franco svizzero tocca livelli record.

L’euro sta guadagnando l’1,4% contro dollaro, per un cambio di 1,132, dopo aver raggiunto 1,1473, livello che non si vedeva da febbraio 2022.

In un contesto di grande incertezza e anche di credibilità messa a rischio dai continui cambi di registro della presidenza Usa, tornano le vendite sui titoli di Stato e stelle e strisce. Il Treasury decennale vede nuovamente il rendimento portarsi oltre il 4,5%, mentre i prezzi scendono.

Al contrario la domanda di oro è incessante e il prezioso metallo aggiorna oggi nuovi record. Lo spot gold tratta ora a 3234,44 dollari l’oncia (+1,85%) dopo aver toccato un massimo di 3244,23 dollari. Il future giugno 2025 è a 3251,41 dollari (+2,33%) dopo un top di 3261,85 dollari.

Il petrolio risulta piatto rispetto alla chiusura di ieri. Il greggio texano è poco sopra i 60 dollari al barile e il Brent tratta a 63,36 dollari al barile.

Piazza Affari, brilla Stm

In Piazza Affari la giornata si chiude negativamente, ma non per tutti.

Sul Ftse Mib svetta infatti Stm, all’indomani del tavolo al ministero delle imprese e del made in Italy per il rilancio dell’azienda produttrice di componenti elettronici a semiconduttore. L’impresa italo-francese ha deciso di ridisegnare la sua struttura produttiva per i prossimi tre anni, di rivedere le dimensioni della forza lavoro: 2.800 uscite volontarie mondo, principalmente nel 2026 e nel 2027, numero che salirà con il turnover naturale, ma sono salvi i siti italiani.

Bene i titoli della sanità con Diasorin e Recordati +1,7%. Le utility offrono un buon argine alla debacle odierna. Salgono Hera +1,99%, Terna +1,05% e anche Enel, +0,33%, su cui Kepler Cheuvreux ha alzato il target price a 9,3 euro da 8,3 precedente. È piatta Snam, dopo che Citigroup ha tagliato la raccomandazione a ’sell’ da ’neutral’, prezzo obiettivo a 4,30 euro da 4,40. È poco distante

Nell’industria è in progresso Pirelli +1,54%. Bene Poste +0,77%.

La lista dei ribassi si apre con Stellantis, che ha chiuso il trimestre con un complessivo di 1,2 milioni di veicoli consegnati a livello globale, -9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

In scia Ferrari -1,88%.

Tra i finanziari cade Generali, -3,5%, anche perché si è ormai concluso il periodo per acquistare azioni da portare alla prossima assemblea.

Vanno giù Azimut -1,9%, Unicredit -1,77%, Banco Bpm -1,59%. Tra i titoli petroliferi il peggiore è Tenaris -1,75%.

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