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BORSA ULTIME NOTIZIE: spread in calo dopo l’apertura della Germania sugli eurobond per l’Energia

Imagoeconomica

L’aggravarsi della guerra in Ucraina, le mosse delle banche centrali e i timori di recessione tengono alto anche oggi il tasso di volatilità, ma non affondano le borse europee. 

I listini continentali chiudono in ordine sparso e poco lontano dalla parità, mentre Wall Street, positiva in avvio, è in rosso a partire dal Nasdaq. Sull’indice dei tecnologici (che perde oltre l’1%) si fa sentire il comparto del chip appesantito dalle misure di Washington per ostacolare l’industria cinese dei semiconduttori. Cresce inoltre l’attesa della pubblicazione, il 12 ottobre, delle minute dell’ultima riunione della Fed. 

È chiuso d’altra parte il mercato obbligazionario a stelle e strisce per il Columbus Day, mentre sono andate a singhiozzo le vendite sui titoli di Stato della zona euro. Il secondario italiano, negativo per gran parte della seduta (il tasso del Btp decennale ha toccato livelli che non si vedevano dal 2013, intorno al 4,8%), chiude  in netto progresso. Ad alimentare la speranza ci sono indiscrezioni sull’apertura di Berlino al debito comune per fronteggiare il problema energetico.

La carta italiana stappa lo spumante e lo spread arretra dell’11,61% a 224 punti base, con il tasso del decennale  che si ferma a +4,51% e quello del Bund di pari durata che sale al 2,31%. 

Nell’azionario europeo: Piazza Affari è stabile a +0,06%, 20.912 punti base. Il clima è simile a Francoforte, +0,01%, sono in calo Parigi -0,45%, Madrid -0,3%, Amsterdam -0,91%, Londra -0,43%.

Sul mercato valutario l’euro scende contro dollaro, intorno a 97 centesimi.  

Dopo una mattina in calo recuperano quota i prezzi del petrolio, poco mossi dopo cinque giorni di rally.

Recupera il gas dopo i cali della scorsa ottava, scende il prezzo dell’oro.

Focus sulle banche centrali e il Nobel per l’economia va all’ex presidente Fed Bernanke

In una giornata priva di una direzione, l’attenzione degli investitori resta sulle banche centrali e sui dati macro che possono orientare il loro agire, mentre l’Accademia di Stoccolma ha deciso di premiare con il Nobel per l’economia l’ex presidente delle Fed Ben Bernanke, insieme a Douglas W. Diamond e a Philip H. Dybvig per “le ricerche sulle banche e le crisi finanziarie”.

Un tema di grandissima attualità, in un contesto in cui gli istituti centrali si stanno muovendo per frenare l’inflazione mettendo in conto un rallentamento economico, con la guerra che scombussola il quadro soprattutto in Europa a causa della crisi energetica. Per il governatore olandese, Klaas Knot, la Bce nella prossima riunione del 27 ottobre, “dovrà compiere nuovamente un significativo passo avanti”.

In Inghilterra intanto la BoE si dice pronta ad aumentare le dimensioni delle aste giornaliere e metterà in campo misure aggiuntive a sostegno della fine del programma di acquisto.

Negli Usa il presidente della Federal Reserve Bank di Chicago Charles Evans, alla conferenza della National Association of Business Economics, ha detto che una “politica monetaria restrittiva è necessaria, per qualche tempo, dopo la fine degli aumenti dei tassi”, aggiungendo poi, che la Fed prevede di “aumentare i tassi leggermente al di sopra del 4,5% entro l’inizio del 2023”. A orientare le prossime scelte contribuiranno i report sui prezzi alla produzione di mercoledì e quello sui prezzi al consumo di giovedì, mentre i dati sul lavoro della scorsa settimana non sono parsi idonei a confortare quanti sperano in una Fed più colomba.

Sul fronte macroeconomico preoccupano i dati cinesi usciti sabato, che hanno pesato anche sui listini asiatici, con l’eccezione di Tokyo e Seul che erano chiuse. L’attività dei servizi del Dragone a settembre si è contratta infatti per la prima volta in quattro mesi, a causa delle restrizioni dovute al Covid-19 che hanno colpito la domanda e la fiducia delle imprese.

Intanto in Europa l’indice economico di fiducia degli investitori del blocco, reso noto oggi da Sentix, è sceso a ottobre al livello più basso dal maggio 2020.

Per quanto riguarda l’economia globale il direttore dell’FMI, Kristalina Georgieva, in una conferenza online con il direttore della Banca Mondiale, David Malpass, ha ribadito che “il rischio di recessione è aumentato. Abbiamo calcolato che circa 1/3 dell’equivalente dell’economia mondiale avrà almeno due trimestri consecutivi di crescita negativa quest’anno e il prossimo anno” e il rallentamento “spazzerà via, da qui al 2026 l’equivalente di 4.000 miliardi di dollari, che è la dimensione del Pil della Germania”.

Piazza Affari tiene con banche, industria e utility

Piazza Affari resta su una linea di galleggiamento grazie al buon andamento delle banche, di alcuni titoli industriali e delle utility.

In cima al listino è Buzzi Unicem, +2,47%. Tra le banche brillano Banco Bpm +1,88% e Unicredit +1,76%, ma fuori dal paniere principale Mps perde l’1,32% mentre l’Ansa scrive che domani è convocato un consiglio di amministrazione dell’istituto senese che dovrà fare il punto sulla ricapitalizzazione per 2,5 miliardi di euro, giunta a un bivio. Se verrà trovato l’accordo con le banche per il consorzio di garanzia, su cui sono in corso trattative febbrili, il cda dovrebbe esercitare la delega e fissare il prezzo di emissione delle nuove azioni. Senza la rete delle banche, invece, per l’operazione si aprirebbe una fase di grande incertezza: andare sul mercato potrebbe rivelarsi proibitivo, con la concreta probabilità di un rinvio.

Le utility sono in progresso a partire da Hera +2,42%, Poste +1,64%, A2a +1,34%, Enel +1,64%.

Generali chiude una seduta ben intonata, +1,86%, dopo i dati della raccolta netta di settembre (262 milioni di euro).

In luce Inwit, +1,29%, animata dal riassetto di Vantage Towers che ha riacceso l’interesse sui titoli dei gruppi delle torri tlc in Europa.

È misto il settore automotive, che vede Cnh in rialzo dell’1,75%. A corroborare il comparto l’andamento di Renault (+2,41%) a Parigi, salita anche di oltre il 6%, nel giorno in cui ha annunciato incontri con Nissan per rivedere gli equilibri dell’alleanza che vede i francesi soci al 43% e i giapponesi al 15%.

Sono deboli le oil service Saipem (-4,21) e Tenaris (-2,9%).

Scende Telecom, -2,99%, con Cdp, Macquarie e Open Fiber chiedono più tempo per il dossier rete unica. La scadenza originariamente prevista nel memorandum of understanding per la formulazione dell’offerta non vincolante era quella del 31 ottobre. 

Stm arretra anche oggi, -1,92%, aggravando il bilancio delle recenti perdite a causa della notizia che il Governo americano ha imposto nuovi limiti alle esportazioni di semiconduttori in Cina. Secondo Equita, tuttavia, “le implicazioni per Stm sono limitate perché la produzione riguarda principalmente prodotti analogici”.

Atlantia perde lo 0,62% nel primo giorno dell’Opa volontaria sulla totalità delle azioni promossa da Schema Alfa (Edizione e Blackstone) a 23 euro ad azione, che sale a 23,74 euro incluso il dividendo. Il titolo si attesta a 22,54 euro. Sia gli analisti di Intesa Sanpaolo sia Equita consigliano di aderire all’offerta.

Tra i titoli delle società di calcio la Juventus perde il 2,89% dopo la sconfitta nella nona giornata di campionato contro il Milan.

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