Le azioni di automobili e banche zavorrano oggi Piazza Affari, che chiude la prima seduta di settembre in negativo, con una perdita dello 0,63% a 28.650 punti base. Non basta infatti il tono alto di Telecom Italia (+2,76%) e dei titoli petroliferi a sostenere il listino dopo la doccia fredda di un pil in calo nel secondo trimestre e in una giornata ancora priva di una direzione precisa per le piazze europee, mentre Wall Street, intonata in avvio, si muove incerta a fine mattinata (DJ +0,15%, Nasdaq -0,08%). L’attesissimo rapporto sul lavoro Usa di agosto ha portato inaspettatamente un aumento del tasso di disoccupazione (al 3,8% dal 3,5%), trend che fa salire le scommesse su uno stop nei rialzi dei tassi da parte della Fed a settembre, altri dati però potrebbero contraddire questa aspettativa.
Nel resto d’Europa il panorama si conferma contrastato e vede Francoforte in calo dello 0,67%, con Parigi -0,27% e Madrid -0,59%. Salgono Londra +0,34% e Amsterdam +0,33.
Tra le materie prime si apprezzano metalli e petrolio. Il Brent sale dell’1,35% a 88 dollari al barile; Wti +1,6% 84,97 dollari al barile. L’oro nero è spinto sia dal fronte della domanda, con gli incentivi cinesi a sostegno di finanza ed economia, sia su quello dell’offerta dopo che la Russia, secondo esportatore di petrolio al mondo, ha concordato con i partner dell’Opec+ di tagliare le esportazioni di petrolio, mente l’Arabia Saudita dovrebbe estendere il taglio volontario della produzione di 1 milione di barili al giorno (bpd) fino a ottobre.
In chiaroscuro l’atteso rapporto sul lavoro Usa
Il macigno sulla strada del Toro oggi poteva essere l’attesissimo rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti, che molto dice dello stato di salute dell’economia americana e molto può influire sulle prossime scelte della banca centrale. In realtà i dati hanno sgombrato la strada da molti ostacoli, soprattutto perché il tasso di disoccupazione è salito e molti lavoratori si sono rimessi in cerca di impiego, una situazione che dovrebbe ridurre le pressioni sui salari e influire positivamente sull’inflazione. D’altra parte però i posti di lavoro creati il mese scorso (agricoltura esclusa) sono risultati 187 mila, contro 170 mila attesi e 157 mila a luglio.
Soppesando questi dati, insieme ai Pmi cinesi, europei e americani, stanno reagendo anche gli altri mercati. Il dollaro si rafforza e l’euro perde quota, per un cambio attorno a 1,079, inoltre salgono i rendimenti dei titoli di Stato. I T-Bond, dopo un avvio positivo, vedono al momento tassi in salita soprattutto sulle scadenze lunghe. Il decennale è indicato a 4,183% (+2,37% dal riferimento precedente).
Spread in rialzo. Frena il pil dell’Italia nel secondo trimestre
Qualche tensione si registra anche sulla carta italiana. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata sale a 167 punti base (+1,78%) e i tassi crescono rispettivamente al 4,21% e 2,54%.
Dal fronte macroeconomico sono arrivate notizie poco buone per l’Italia, con l’Istat che ha rivisto al ribasso le stime e mostrato come il pil del secondo trimestre abbia frenato più del previsto (-0,4% rispetto al primo trimestre e +0,4% sul secondo trimestre 2022). La variazione acquisita del pil per il 2023, alla luce dei dati aggiornati del secondo trimestre, è ora a +0,7%.
La flessione del pil nel secondo trimestre dell’anno è dovuta soprattutto dall’andamento della domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera non ha fornito un contributo rilevante. Anche Prometeia, soffermandosi sul suo indice di agosto che misura in tempo reale l’andamento dell’economia, parla di stagnazione per l’economia italiana. Il centro di ricerche non prevede però una recessione e stima una crescita 2023 dell’1%, in leggero calo dall’1,1% stimato a luglio. Si cammina però sul filo del rasoio, per il rischio che “si manifesti un avvitamento recessivo in Europa, tanto più probabile se l’inflazione non proseguirà nella sua discesa e la Bce innalzerà ulteriormente il costo del denaro”.
Piazza Affari resta in panne con Stellantis e Ferrari
Sono i titoli delle quattro ruote a lasciare oggi in panne Piazza Affari. La maglia nera del giorno va Ferrari -3%, seguita da Stellantis -2,19%. Il clima è stato nuvoloso per il settore anche a livello europeo, con Ubs che ha abbassato il rating di Volkswagen (-4,41%) e Renault (-6,05%). Negli Usa d’altra parte si guarda con preoccupazione alle trattative sindacali in corso.
Sul principale listino milanese perdono quota anche titoli della sanità come Amplifon -1,86% e Recordati -1,27%. Le banche archiviano una seduta volatile, che alla fine si è tinta di rosso per Banco Bpm -0,95%, Mps -1,05%, Unicredit -0,97%.
La blue chip migliore del giorno è Telecom, che resta scoppiettante dopo le recenti novità per la rete e in attesa dell’offerta di Kkr. Il titolo si avvantaggia inoltre della promozione da parte degli analisti, con Barclays che ha migliorato la raccomandazione da “underweight” a “equalweight”, incrementando il target price da 0,25 a 0,38 euro per azione.
Il rialzo del greggio spinge i titoli petroliferi: Eni +1,758% (Morgan Stanley ha portato il prezzo obiettivo a 15 euro da 14,2 euro sul titolo del cane a sei zampe), Tenaris +0,98%, Saipem +0,67%, quest’ultima reduce dal brusco scivolone di ieri.