L’impennata dei rendimenti e dello spread pesa su Piazza Affari, che scivola in rosso a causa delle vendite sulle utility e chiude oggi in coda ai listini Europei con una perdita dello 1,16%, con il principale indice milanese sotto i 21mila punti base a 20.961. Nel resto del Vecchio Continente si è respirata in giornata aria di tregua, ma l’ottimismo non ha retto fino alla fine: Amsterdam è la sola in progresso dello 0,36%, grazie alla forte presenza dei tecnologici e al buon andamento del Nasdaq. Sono in calo frazionale Parigi -0,27%, Francoforte -0,72%, Madrid -0,8%, Londra -0,55%.
Oltreoceano la Borsa di New York, dopo un avvio intonato, tenta di consolidare il rimbalzo odierno dopo aver toccato ieri i minimi dal 2020 con Dow Jones e S&P500. La schiarita odierna potrebbe essere però momentanea in una fase che resta fortemente perturbata dalla stretta monetaria decisa dalla Fed per combattere l’inflazione. Secondo Ned Davis Research, le probabilità di una recessione sono oggi al 98% e come sostiene il presidente della Fed, Jerome Powell, una situazione di alta inflazione e bassa crescita potrebbe diventare una nuova normalità.
Al cambio di rotta sui tassi, cui si è accodata anche la Bce, si aggiunge poi come elemento di preoccupazione lo shock energetico dovuto alla guerra in Ucraina. E mentre nelle regioni russofone si vota per l’annessione a Mosca, dal Mar Baltico arrivano notizie allarmanti di danni “senza precedenti” su tre linee del Nord Stream 1 e 2, che potrebbero (secondo Mosca) essere dovute a un sabotaggio. Il quadro aumenta le probabilità di un inverno in Europa senza il gas russo e il prezzo del metano vola ad Amsterdam, toccando in giornata un picco di 194,7 euro al megawattora, con un incremento superiore al 10%. Sale anche il petrolio: Brent +2,93%, 86,53 dollari al barile.
Un altro fronte caldo, che ha allarmato i mercati in questi giorni, è quello della sterlina, che ha toccato nelle scorse sedute i minimi di sempre contro il dollaro a 1,035 e dopo il piano per il taglio delle tasse di Liz Truss sono salite le scommesse di una sterlina in parità con il dollaro. Al momento però la divisa britannica recupera e tratta intorno a 1,076 contro il biglietto verde.
Si apprezza leggermente anche l’euro, che tratta attorno a 0,9622.
Secondo Reuters la volatilità del mercato valutario catturata dall’indice CVIX è in questi giorni ai massimi dal 2009, subito dopo il crollo di Lehman Brothers. La volatilità del mercato azionario statunitense riflessa nell'”indice della paura” Vix, ha chiuso ieri al di sopra di 30 per la prima volta in tre mesi.
In rialzo i rendimenti su primario e secondario
La carta italiana intanto appare in sofferenza e, a due giorni dalle elezioni, salgono i rendimenti su primario e secondario.
Nelle aste della mattina il Tesoro ha collocato Btp short term e Btp indicizzati per un totale di 3,75 miliardi di euro. In particolare sono stati venduti 2,5 miliardi di Btp Short Term (scadenza maggio 2024) con un rendimento del 3,27% (da 1,86%) e 1,25 miliardi di Btp indicizzati all’inflazione a 10 anni (scadenza maggio 2033) con un rendimento del 2,45% (da 1,37%).
La pressione si fa sentire però anche sui titoli di Stato degli altri paesi. La Germania ha collocato oggi titoli quinquennali per 2,514 miliardi di euro e l’interesse è balzato al 2,08% dallo 0,71% dell’asta precedente. Il rapporto di copertura è sceso a 2,2 da 1,8.
Un andamento simile si vede anche sul secondario, con i Btp che pagano però il prezzo più alto. Lo spread tra decennale italiano e tedesco chiude a 250 punti base e sale del 5,12%. I tassi crescono rispettivamente a +4,74% e +2,24%.
Dalla Bce arriva la conferma che l’inflazione sarà più alta e meno transitoria di quanto si pensasse inizialmente e che il ciclo di rialzi dei tassi d’interesse continuerà, nel tentativo di contenerla, come ha detto il membro del Consiglio direttivo Mario Centeno.
Per l’Italia intanto è arrivato il parere favorevole della Commissione europea all’esborso della seconda rata da 21 miliardi nel quadro del Recovery Plan (Pnrr). Entro quattro settimane si pronuncerà il Consiglio dopodiché, se la decisione positiva sarà confermata come ci si attende, la Commissione adotterà la decisione finale e provvederà all’esborso.
Piazza Affari: brilla Saipem, ma i tassi penalizzano le utility
In Piazza Affari le vendite hanno colpito principalmente le utility, che soffrono la concorrenza dei titoli di Stato, che offrono rendimenti ormai competitivi rispetto ai dividendi delle società energetiche. La maglia nera di seduta va a Terna -5,49%. Il rosso è acceso anche per ad Enel, -5,4%, ai minimi da fine novembre a 4,302 euro per azione, Hera -5,3%, Snam -3,92%, A2a -4,08%, Italgas -3,04%.
Le prese di profitto penalizzano alcuni finanziari come Finecobank -3,43%, Tra le banche la peggiore è Intesa, -2,33%, male anche Unicredit -2,1%, nonostante la promozione di Jp Morgan a ‘overweight’ da ‘neutral”, con prezzo obiettivo a 15 euro da 13,5 euro. Mps cede l’1,8%. Ieri il titolo non è riuscito a fare prezzo, mentre diventava effettivo il raggruppamento delle azioni ordinarie in vista dell’aumento di capitale iper diluitivo da 2,5 miliardi di euro. Da oggi in poi non saranno consentiti ordini senza limite di prezzo.
Tra le blue chip migliori del giorno c’è Saipem, +3,82%, che si è aggiudicata due nuovi contratti in Costa d’Avorio per un valore complessivo di un miliardo di euro circa. Tra i titoli oil segna un importante progresso Tenaris +3,02%.
Si confermano in denaro Amplifon +3,86% e Telecom +3,41%.
Nexi si apprezza del 2,695% dopo l’annuncio dei dettagli del piano strategico al 2025 che vede stime migliori delle attese. Banca Akros, nel daily, sostiene che “questi dati dovrebbero rassicurare il mercato sulle prospettive di crescita del gruppo e sulla sua abilità di tagliare la leva finanziaria nel breve-lungo termine”. Confermata l’indicazione “buy” con prezzo obiettivo a 13,5 euro. Il titolo è tornato sul prezzo di collocamento di aprile 2019.