È il giorno della Fed. Stasera, alle 20 ora italiana, la banca centrale statunitense rivelerà la sua decisione sui tassi che, con ogni probabilità, rimarranno fermi ai livelli attuali. Un’ipotesi diventata ancora più concreta dopo il dato sull’inflazione Usa che ha frenato più del previsto scendendo al 4%, il tasso più basso da marzo 2021, rispetto al 4,9% di aprile e sotto il 4,1% atteso previsto gli analisti. Le orecchie di tutti saranno dunque rivolte alle parole e ai toni utilizzati dal presidente Jerome Powell che potrebbero fornire indicazioni sulle mosse che la Federal Reserve intende realizzare da qui alla fine dell’anno.
“La Fed è proprio dove dovrebbe essere in questo momento. La banca centrale è riuscita ad aumentare i tassi d’interesse fino al target desiderato e ad escludere in larga misura i tagli per il resto dell’anno, senza sconvolgere l’economia statunitense, per ora almeno”, ha affermato Erik Weisman, Chief Economist e Portfolio Manager MFS IM, che però avverte: “È proprio questo il momento in cui può verificarsi l’errore politico. Un prolungato aumento dei tassi rischia di far lievitare i costi in tutti gli ambiti dell’economia e di aggravare l’inevitabile fase di rallentamento, mentre ignorare l’eventuale necessità di continuare ad aumentare i tassi potrebbe permettere all’inflazione di attestarsi a livelli più elevati e all’economia di crescere invece di rallentare”.
Dando ormai quasi per scontato uno stop a giugno, “il mercato prevede, con circa l’80% di possibilità, che la Fed a luglio aumenti i tassi di 25 punti percentuali – ha continuato Weisman – L’inflazione continua a scendere e ci aspettiamo che l’inflazione di base IPC sarà inferiore al 4% entro la fine dell’anno, con un’inflazione complessiva che potrebbe scendere anche al livello del 2 o 3%”.
Borsa ultime notizie: listini Ue tonici a metà giornata
Il dato sull’inflazione e la prospettiva di un primo stop ai rialzi della Fed sui tassi infondono ottimismo alle Borse europee che domani dovranno affrontare anche la decisione della Bce (in questo caso la previsione è di un rialzo dei tassi dello 0,25%). Nell’attesa i listini del vecchio continente procedono in netto rialzo, con Piazza Affari che indossa la maglia rosa (+1,37% a 27.943 punti) trainata da Telecom Italia e dalle banche.
Acquisti un po’ più contenuti sulle altre Borse: Madrid guadagna lo 0,88%, Parigi lo 0,64% (15,8% per il gruppo Casino dopo la manifestazione di interesse preliminare della cordata di imprenditori f costituita da Xavier Niel, Matthieu Pigasse e Moez-Alexandre Zouari). A metà giornata Francoforte e Amsterdam sono in rialzo dello 0,4%, mentre fuori dall’Ue è più timida Londra (+0,28%). Il mercato londinese ha focalizzato l’attenzione sull’accordo Vodafone e CK Hutchison (controlla l’operatore Three nel Regno Unito) per la fusione delle attività inglesi nella telefonia mobile. È stato annunciato ufficialmente nella tarda mattinata e ne nascerà il più grande operatore del Paese con un progetto di investimento di 11 miliardi di sterline in 10 anni. Vodafone deterrà il 51% della nuova società, Hutchison il restante 49%. Il titolo Vodafone è in rialzo del 3% alla Borsa di Londra.
Piazza Affari in netto rialzo con Telecom Italia e banche, giù Mfe
A Milano torna protagonista Telecom Italia, regina di giornata con un rialzo del 5,76%. Il possibile ingresso del fondo infrastrutturale F2i nella partita per il riassetto della rete dà fiducia agli operatori su una soluzione positiva e fa rimbalzare le quotazioni tornate negli ultimi giorni ai minimi da 5 mesi. Dopo che le nuove offerte arrivate dal fondo Usa Kkr e dall’alleanza tra Cassa Depositi e Prestiti e Macquarie non sembrano ancora aver soddisfatto Tim e il suo primo azionista Vivendi, l’attesa è per una svolta nella partita per la rete. L’amministratore delegato di F2i, Renato Ravanelli, ha dichiarato a Radiocor che il fondo sta dialogando con i soggetti coinvolti nell’operazione e le indiscrezioni di stampa ipotizzano una probabile alleanza con il fondo americano.
Le banche si mettono alle spalle i ribassi di ieri e cominciano a correre. A tirare la volata è Mps (+4,13%), seguita da Banco Bpm e Bper Banca che segnano rispettivamente +3,67% e +3,29%. Tonica Unicredit (+3,49%) all’indomani della presa di posizione del Ceo Andrea Orcel che, al congresso della Fabi, si è mostrato cauto sugli aumenti di stipendio chiesti dai bancari dopo le aperture del ceo di Intesa Sanpaolo (+2,29%), Carlo Messina.
In rialzo anche l’auto con Stellantis (+2,22%) e Iveco (+1,47%). Bene Diasorin (+1,93%). Le prese di profitto colpiscono invece Leonardo (-0,67%) e Interpump (-0,2%).
Fuori dal Ftse Mib è da segnalare la frenata dei titoli della galassia Berlusconi che nel giorno dei funerali di Stato e del lutto nazionale per la morte del patriarca, perdono terreno. Dopo due giorni di rally dovuti all’ipotesi riassetto le azioni Mfe A cedono il 2,7% e le Mfe B il 3,96%).
In evidenza anche la performance di Dovalue (+4,58%) e Abitare In (+6,30%). Quest’ultima ha presentato i conti semestrali che mostrano con un forte calo dell’indebitamento e annunciato la distribuzione di una cedola straordinaria.
Gli altri mercati: euro otto 1,08 dollari, scende il prezzo del gas
Sul mercato valutario, il cambio tra euro e dollaro torna sopra la soglia di 1,08 e segna 1,0804 (da 1,0819 della vigilia). Dopo i guadagni di ieri dovuti al taglio dei tassi stabilito dalla Banca centrale cinese, continua il rialzo del petrolio, con il Brent (+1,32%) a quota 75,27 dollari al barile e il Wti (+1,25%) a 70,29 dollari al barile.
Il prezzo del gas naturale Ttf sul mercato di Amsterdam è a 34,96 EUR/MWh, in ribasso di oltre il 2%.
Infine, sull’obbligazionario, lo spread tra BTp e Bund è in calo a 162 punti base dai 164 della vigilia, con il rendimento del BTp decennale benchmark che sale al 4,0799% rispetto al 4,06% di ieri.