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BORSA ULTIME NOTIZIE – Il taglio del petrolio scuote i mercati: Borsa Milano tra le peggiori in Europa e spread Btp-Bund chiude a 243

Imagoeconomica

Tornano le vendite sui mercati finanziari, con l’Europa che sembra destinata ad affrontare una recessione e gli Usa nuovamente pessimisti sulla Fed, vista l’azione incisiva della Banca centrale della Nuova Zelanda, che ha varato il quinto aumento consecutivo dei tassi da 50 punti. Pesa sul sentiment anche il dato sul lavoro privato americano, superiore alle previsioni, in attesa dell’importante rapporto in uscita venerdì. Dopo tre giorni di guadagni stellari, complici le prese di profitto, chiudono così in calo i listini Europei (lontano però dai minimi di giornata) e si muove in ribasso Wall Street, mentre riparte la fuga dall’obbligazionario. 

Ieri l’Europa ha guadagnato oltre 300 miliardi di capitalizzazione, mentre negli Usa lo S&P 500 ha messo a segno i migliori due giorni da marzo 2020. 

Oggi sembrava che anche il petrolio volesse prendersi una pausa, invece la notizia che l’Opec+ taglierà la produzione di due milioni di barili al giorno ha fatto rapidamente cambiare segno ai future. Gli investitori tornano infine sul dollaro, il cui indice si apprezza oggi intorno all’1,3%. L’euro tratta in calo a 0,98 centesimi.

Maglia nera per Piazza Affari, risale lo spread

Piazza Affari è in maglia nera e cede l’1,52% riavvolgendo il nastro fino a 21.360 punti. A pesare sull’azionario milanese e sui titoli di Stato è anche l’avvertimento di Moody’s: “Declasseremo i rating dell’Italia se dovessimo anticipare un significativo indebolimento delle prospettive di crescita di medio termine del Paese, probabilmente a causa della mancata attuazione delle riforme per rafforzare la crescita, comprese quelle delineate nel Pnrr”. Se l’agenzia di rating agisse veramente in questa direzione, porterebbe il debito italiano nell’area del “non investment grade” (junk), che chiude gli acquisti dei titoli italiani da parte di molti investitori istituzionali.

La notizia non allieta il secondario tricolore, che chiude in profondo rosso: lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata sale a 243 punti. Crescono i tassi: quello del titolo italiano sale a 4,45%; quello del titolo tedesco a +2,02%.

Nell’azionario sono in ribasso le utility, che soffrono la concorrenza dei titoli di Stato, ma anche auto e banche. Le blue chip peggiori del giorno sono Hera -5,08%%; Pirelli -4,08%; Telecom -4,03%; A2a -3,86%; Recordati -3,72%; Banco Bpm -3,2%.

Sono solo cinque le big cap in progresso quest’oggi, quasi tutte del comparto oil: Saipem, +8,56%; Eni +1,59%, Tenaris +0,45%. A questa breve lista si unisce Banca Generali +1,62%, effervescente nella prospettiva di un possibile acquisto da parte di Mediobanca (-1,65%). Bene Stm +1,47%.

Anche nel resto d’Europa le vendite hanno colpito soprattutto settori ciclici come l’automotive, tlc e banche ma le perdite sono leggermente più contenute rispetto a Milano: Madrid -1,52%; Francoforte -1,2%; Parigi -0,9%; Amsterdam -0,77%; Londra -0,47%.

Scende il PMI servizi della zona euro; l’occupazione Usa sale più del previsto insieme ai salari

A dare il buongiorno ai mercati in Europa è stato il dato deludente sul PMI servizi della zona euro, sceso a settembre ai minimi da 20 mesi: 48,8 punti da 49,8 di agosto. L’indice composito, vale a dire la media tra i servizi e la manifattura, arretra a 48,1 da 48,9, toccando il minimo da 19 mesi. Un quadro che induce Chris Williamson, capo economista di S&P Global Market Intelligence a dire che “qualsiasi speranza che l’Eurozona eviti la recessione è ulteriormente diminuita dal calo sempre più accentuato dell’attività imprenditoriale segnalato dagli indici Pmi”. L’attività dei servizi si indebolisce in Germania, Italia e Spagna, mentre in Francia mostra una  crescita più debole rispetto alla stima preliminare, ma più rapida rispetto ad agosto. In Gran Bretagna, fuori dall’Unione europea, le imprese vedono la più forte contrazione dell’attività dall’inizio dello scorso anno.

In Germania l’indice scende a 45 punti, mentre in Italia passa la linea di 50 che separa espansione e contrazione e arretra a 48,8 da 50,5 di agosto. L’Istat intanto migliora le stime tendenziali del PIL del Belpaese nel terzo trimestre, a +5% da +4,7%.

Passando al fronte Usa, sono le buone notizie a fare paura in chiave Fed, vale a dire nella prospettiva che la banca centrale proceda con una stretta decisa per fermare l’inflazione. L’occupazione nel settore privato statunitense, in base alle buste paga, è aumentata infatti in settembre molto più delle attese: 208mila sono i posti di lavoro creati il mese scorso rispetto ad agosto, contro stime di 200mila. Crescono forte anche i salari: +7,8% rispetto a settembre 2021.

Il rapporto allontana gli investitori dai T-Bond che vedono prezzi in calo e tassi in rialzo.

Petrolio in denaro con i tagli dell’Opec+

Il primo a scriverlo è il Wall Street Journal: l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati guidati dalla Russia riuniti a Vienna hanno concordato di tagliare la produzione di due milioni di barili al giorno. Il giornale cita informazioni raccolte tra i delegati. Si tratta del maggiore taglio della produzione dall’inizio della pandemia e che va contro le richieste statunitensi. A seguito della notizia il Brent, che viaggiava in lieve ribasso, ha preso a muoversi in progresso e al momento sale dell’1,9% a 93,54 dollari al barile.
Sono parsi altalenanti i prezzi del gas naturale, che hanno cambiato più volte direzione nel giorno in cui la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha aperto a una discussione su un tetto per il prezzo del gas utilizzato per produrre elettricità. A metà giornata il progresso era  del 4,3% a 169 euro, MWh.

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Categories: Finanza e Mercati