E chi l’avrebbe mai detto? I clienti italiani della piattaforma eToro, cioè il 6% della rete di 30 milioni di investitori che condividono conoscenze e strategie, hanno concentrato l’attenzione sulla cinese XPeng, la matricola dell’auto elettrica che precede Bmw e Mercedes Benz. Non è la sola indicazione sorprendente a leggere i dati dell’ultimo trimestre, uno dei più contrastati e difficili per il popolo dei risparmiatori “fai da te”, meno forte di quello che si affida al risparmio gestito, ma capace di resistere alle tempeste che non finiscono mai. Oggi, dopo la schiarita degli ultimi giorni, nelle Borse tornano a prevalere le vendite in attesa delle prossime decisioni della Fed. E tornano a salire i tassi di mercato: spread a 236, rendimento del Btp decennale risale al 4,34%, comunque lontano dai massimi (4,9%) della scorsa settimana.
Crescono acquisti in titoli petroliferi e minerari
Il rally, insomma, è già finito, ma questo non sembra spaventare una platea di più di un milione e mezzo di affezionati che hanno deciso di investire sui mercati azionari, per lo più con un orizzonte di medio lungo termine. Un esercito che guarda al mercato Usa, ma non disdegna l’Asia. Fedele al richiamo di Tesla, Amazon ed Apple ma che non disdegna di investire sulle imprese più innovative, come Exela Technologies o Adobe piuttosto che puntare sul recupero dei titoli più bersagliato come Fed Ex. “Ma nel terzo trimestre – commenta Gabriel Debach, market analyst della piattaforma – gli investitori retail hanno assunto un atteggiamento più difensivo, diversificando in settori della vecchia economia, come energia e industria mineraria”.
Perdono le società di energia solare, mentre le big tech continuano a dominare
Perde appeal la tutela dell’ambiente, come dimostra la parabola di alcune società di energia solare, quattro delle quali sono finite nelle prime posizioni della lista dei ribassi. Alcuni investitori retail sembrano privilegiare oggi il reddito e la crescita rispetto alla sostenibilità. Resta alta la fiducia nei titani tecnologici affermati come Amazon e Microsoft. “Gli investitori fai-da-te – continua Debach – dimostrano di non abbandonare la tecnologia, ma di concentrarsi sempre più sugli utili e sui flussi di cassa delle aziende oggi piuttosto che sulle promesse di una crescita più rischiosa domani. C’è chiaramente la sensazione che questi giganti tecnologici, con i loro elevati margini di profitto e i loro bilanci fortificati, possano resistere a qualsiasi recessione”.
Musk rilancia l’offerta d’acquisto di Twitter e a Wall Street il titolo vola
Peccato che quest’esercito, da sempre fedele alleato di Tesla, sia stato in un certo senso tradito da Elon Musk sul fronte di Twitter, il social network che dallo scorso aprile sale e scende sull’onda delle manovre di Elon Musk. Il plurimiliardario, dopo aver ritirato l’offerta da 44 miliardi di dollari facendo precipitare i titoli della società, ha fatto marcia indietro. Gli avvocati hanno convinto il numero uno di Tesla che il prossimo 14 ottobre i giudici del Delaware avrebbero respinto le eccezioni sollevate per annullare l’accordo ed accolto il ricorso della società imponendo per giunta pesanti penali. E così Musk, facendo buon viso a cattiva sorte, ha deciso di onorare l’offerta di primavera, facendo esplodere le quotazioni con uno strabiliante +22%.
Chi ci ha guadagnato?
Senz’altro le vecchie volpi di Wall Street come Carl Icahn. Il più che ottantenne pirata del listino protagonista di mille scalate. Secondo il Wall Street Journal il finanziere (reduce da un’incursione su Netflix) ha comprato negli ultimi due mesi titoli Twitter a meno di 30 dollari cadauno per rivenderli ieri a 54.20. Il guadagno? Più o meno 200 milioni di dollari secondo il quotidiano. Alla faccia della recessione.
Al contrario, i risparmiatori di eToro negli ultimi mesi hanno venduto Twitter (-15%) in linea con le scelte di Musk. In attesa di prendersi una rivincita con le auto elettriche cinesi.