Se volessimo descrivere con due parole l’odierna prestazione del Sole 24 Ore e di Astaldi a Piazza Affari potremmo parlare di un vero e proprio “Black Wednesday”, rifacendoci allo storico “Black Monday” del 1987 in cui Wall Street cedette in una sola seduta il 22,6% del suo valore. Il rosso che hanno accumulato le azioni delle due aziende (bloccate per ore e ore in asta di volatilità) è ancora più intenso: –26,12% a 0,953 euro per il titolo del gruppo editoriale, -24,94% per quello della società di costruzioni. In un solo giorno entrambe le società hanno visto andare in fumo un quarto della loro capitalizzazione di Borsa.
Un vero e proprio tracollo che diventa ancora più grave se si considerano le numerose perdite inanellate nel corso dell’ultima settimana e dell’ultimo mese. Parlando in termini percentuali, da lunedì 13 novembre a giovedì 15 novembre il Sole ha ceduto oltre 35% del proprio valore, mentre dal 1°novembre il ribasso accumulato è del 48,79%. Fa ancora peggio Astaldi che in soli 15 giorni ha perso il 60,47% (-28,13% da lunedì 13 novembre), scendendo da 5,9097 euro a 2,336 euro.
Performance da incubo che collocano i due titoli sul podio dei peggiori dell’intero paniere insieme a Creval (-52,7% da inizio mese).
Per quanto riguarda il Sole 24 Ore, alla base della caduta ci sono i conti dei nove mesi del 2017 approvati lo scorso 10 novembre nei quali si registra un risultato netto negativo per 51,2 milioni di euro. Parlando in parole povere, le perdite già accumulate nel corso di quest’anno sono più alte rispetto all’importo dell’aumento di capitale, pari a 50 milioni, appena concluso. La ricapitalizzazione effettuata dal giornale economico per cercare di rilanciarsi non basta dunque nemmeno a coprire il rosso del 2017, figurarsi quello degli anni precedenti. In questo frangente occorre però sottolineare che sull’esercizio in corso inciderà positivamente anche l’introito non ricorrente della vendita del ramo d’azienda Formazione al fondo Palamon Capital Partners che servirà a rimpinguare le precarie casse del gruppo.
A deludere gli investitori sono però anche i ricavi dei 9 mesi, scesi a 168,3 milioni (-12,8% rispetto allo stesso periodo del 2016), e il numero di copie medie vendute: le cartacee sono calate del 23,1% a 82mila copie, le digitali sono state pari a 148mila copie (-7,5%).
Parlando di Astaldi, a spingere le vendite è stata anche in questo caso la comunicazione degli ultimi dati trimestrali che recepiscono la svalutazione per circa 230 milioni di euro dei crediti verso il Venezuela e la comunicazione del programma di rafforzamento patrimoniale.
La società ha messo in cantiere, un’operazione di rafforzamento da complessivi 400 milioni, annunciando in questo frangente un aumento di capitale di 200 milioni che sarà accompagnato dall’emissione di ulteriori strumenti finanziari per 200 milioni. La ricapitalizzazione è stata resa nota ancor prima dell’approvazione dei conti trimestrali proprio a causa della pressione cui il titolo è sottoposto dall’inizio di novembre.