Giornata difficile per il titolo in Borsa di Salini Impregilo, che a fine mattinata lascia sul campo il 3,65%, a 4,28 euro per azione. Le vendite sono state innescate dai risultati semestrali del gruppo, che hanno fatto registrare ricavi in crescita del 2,9% a poco meno di 2,2 miliardi di euro e utili in calo su base annua da 76,5 a 60,3 milioni.
Tuttavia, nei primi sei mesi del 2014 erano stati messi a segno utili straordinari da 60,9 milioni in gran parte grazie alla cessione di Fisia Babcock. L’utile netto delle attività continuative registra infatti un balzo di oltre il 360%, a quota 71,9 milioni di euro.
“Considerando le aggiudicazioni di nuovi ordini successive al primo semestre – si legge ancora nella nota del general contractor -, il totale dei nuovi ordini ad oggi risulta pari a €4,5 miliardi e rappresenta il 76% degli ordini previsti per fine 2015″.
I giudizi dei broker sui conti della società divergono. Per Banca Akros i risultati sono sotto le attese: anche se il management ha confermato la guidance per l’intero anno, gli analisti sottolineano l’impatto negativo one-off legato a Todini pari a 11,6 milioni e il debito netto salito a fine giugno a 378,6 milioni dai 214,1 milioni di fine marzo.
Secondo Banca Imi, invece, i risultati sono sostanzialmente in linea con le attese. La Banca ritiene che i target di fine anno siano raggiungibili e sottolinea che il titolo potrebbe essere sostenuto dalle attese dell’acquisizione negli Usa.
Ieri, durante la conference call, l’amministratore delegato del gruppo, Pietro Salini, ha detto che la società è “avanti rispetto al piano e a questi dati potrebbero aggiungersi altre buone notizie nella seconda parte dell’anno. Nel prossimo futuro potremmo fare delle variazioni al piano”, ma vanno tenuti in considerazione diversi fattori: anche la possibilità di fare acquisizioni negli Stati Uniti.