Sta accadendo quello che i mercati temevano da giorni. A poche ore dalla chiusura dell’aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro, il titolo Saipem alle 15,00 cede il 6,3% a 0,339 euro (dopo aver toccato il -7,18% a 0,336 euro), sotto il prezzo di sottoscrizione della ricapitalizzazione, fissato a 0,362 euro. Scambiate oggi oltre 97 milioni di azioni, circa un quarto del capitale pre-aumento.
Ormai non resta che aspettare la fine delle contrattazioni per capire quale sarà l’esito dell’aumento di capitale e soprattutto l’eventuale inoptato, che secondo gli analisti potrebbe essere piuttosto consistente, anche superiore al 10% dei titoli in offerta.
La controllata Eni paga non solo il crollo del greggio, che ha testato nuovi minimi e scende del 3,7% con il Wti a 24,44 euro, ma anche la pioggia di vendite che si è abbattuta nuovamente su Piazza Affari (-4,8%). A complicare ancora di più la situazione è intervenuto in settimana anche il credit watch di S&P sulla società di San Donato Milanese.
Il crollo di Saipem in scia all’intero listino, secondo gli operatori sarebbe dovuto anche al fatto che molti investitori stanno chiudendo gli arbitraggi e alcuni di coloro che hanno sottoscritto l’aumento sperando di cedere domani le azioni in plusvalenza, stanno decidendo di correre ai ripari minimizzando le perdite.
Al momento dunque, nonostante le caratteristiche iperdiluitive della ricapitalizzazione, risulta più conveniente acquistare le azioni Saipem sul mercato che sottoscrivere la ripatrimonlializzazione dell’azienda. Ma non è ancora detto l’ultima parola. La volatilità borsistica dell’ultimo periodo potrebbe determinare un capovolgimento di fronte dell’ultimo momento. Non rimane che attendere. In base al prospetto informativo Saipem annuncerà i risultati dell’aumento entro cinque giorni dal termine del periodo di offerta, quindi al massimo settimana prossima.