Migliora l’umore degli operatori tedeschi. Ma il quadro dipinto dall’indice della fiducia, lo Zew, resta debole, insufficiente per dare lo slancio al Toro. In aprile, l’indice è salito per il sesto mese consecutivo a 3,1 da -3,6 di marzo: il consensus stimava -0,8%. Il dato è in netta ripresa dal minimo di ottobre 2018 (+28 punti) ma rimane al di sotto della media a lungo termine (-22,2 punti). “Il leggero miglioramento – commenta il presidente dell’istituto Achim Wambach – è in gran parte basato sulla speranza che la situazione economica globale tenderà a migliorare: Al contrario, gli ultimi dati relativi agli ordini in entrata e alla produzione industriale nell’industria tedesca indicano uno sviluppo economico piuttosto debole”. Reuters scrive stamattina che molti membri del Consiglio direttivo della BCE ritengono troppo ottimistiche le proiezioni di crescita economica del secondo semestre dell’anno.
Piazza Affari, dopo un avvio positivo, registra un lieve calo (-0,2%), attorno a quota 21.850. Stesso copione a Madrid, pallido ribasso per Parigi -0,04%. Meglio Londra +0,3% e, soprattutto, Francoforte +0,5%.
Il Prodotto Interno Lordo italiano “potrebbe essere tornato a crescere nel primo trimestre ma molti indicatori restano ancora deboli”. L’ha detto stamane Eugenio Gaiotti, Capo del Dipartimento economia e statistica di Bankitalia, nel corso di una audizione sui nuovi obiettivi di crescita, deficit e debito italiani aggiungendo che “lo scenario macroeconomico presentato nel Def tiene conto in modo realistico della congiuntura ed è complessivamente condivisibile”. Per ridurre lo spread, ha aggiunto, l’Italia deve non solo adottare misure di stimolo all’attività economica ma anche “dare un messaggio credibile sulla riduzione del debito pubblico”. Senza includere nei saldi di bilancio i 23,1 miliardi attesi dall’aumento di Iva e accise, il deficit si collocherebbe meccanicamente al 3,4% del Pil nel 2020, al 3,3% nel 2021 e al 3% nel 2022.
Il rendimento del nuovo benchmark decennale agosto 2029, utilizzato da stamane, si attesta a 2,56%, dal 2,43% della chiusura di ieri calcolata sul “vecchio” (dicembre 2028).
Il petrolio Brent tratta a 71 dollari il barile, in lieve calo. Rispetto alla vigilia. Tenaris sale del 2%. Una corte d’appello argentina ha emesso un verdetto a favore del presidente Paolo Rocca, ribaltando una precedente sentenza, nella quale erano contenute accuse di corruzione. Saipem -0,5%, ha superato le qualificazioni in una maxigara in Qatar per un gasdotto che prevede d’incrementare la capacità di liquefazione gas dell’Emirato dalle attuali 77 milioni di tonnellate a 110 milioni entro il 2024. Saras +1,88%. I margini di raffinazione sono in aumento nell’area Mediterraneo.
Risposta positiva del mercato all’accordo tra l’amministrazione Usa e Unicredit +1,5%, che ha accettato di pagare 1,3 miliardi di dollari per risolvere violazioni delle sanzioni statunitensi all’Iran. Banca Imi conferma il rating buy e il target price di 14,3 euro sul titolo, mentre sul fronte delle obbligazioni il broker scrive che si attende una maggior chiarezza su alcune questioni relative al capitolo delle sanzioni finanziarie (ultima quella della Commissione europea sul cartello bancario relativo ai Btp) e su eventuali ulteriori sviluppi della partecipata turca Yapi Kredi.
Salgono anche Ubi Banca +1,3% ed Intesa Sanpaolo +0,7%. Continua la marcia di Azimut +2,5%.
Esordio debole invece per Nexi in calo del 6,9% a 8,37 euro. A 9 euro, prezzo dell’IPO, la capitalizzazione era pari a 5,6 miliardi di euro per una valutazione di 15 volte l’EV/Ebitda stimato per il 2019. L’ad Paolo Bertoluzzo ha spiegato che la società è pronta a cogliere eventuali occasioni che creino valore per gli azionisti “ma di progetti al momento non ce ne sono”.
Atlantia -1,3% potrebbe investire 300 milioni di euro nel salvataggio di Alitalia.
Tra le utilities A2A, in parità, ha presentato un’offerta per le attività nella distribuzione del gas di Ascopiave. Enel -1%. Italgas -0,8%.