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Borsa, per Unicredit (-12,8%) e banche è sempre bufera: Piazza Affari perde l’1,67%, spread a 530

IL TRACOLLO DI UNICREDIT GELA PIAZZA AFFARI

ACCORDO “MERKOZY” SULLE TASSE DI BORSA

La caduta a piombo di Unicredit nel primo giorno dell’aumento di capitale ha gelato il listino di Piazza Affari. Anche perché la crisi ha contagiato anche la banca Mps prima di estendere i suoi effetti, seppur più limitati, al resto del comparto. L’indice Ftse/Mib, per tutta la giornata il peggiore tra le Borse europee, ha accentuato la discesa nelle ultime battute: -1,67% a quota contro il parigino Cac -0,27% e il Dax -0,67%. Partenza moderatamente riflessiva anche per Wall Street: Dow Jones -0,1%, S&P -0,18%, Nasdaq -0,21% in attesa dell’avvio ufficiale della campagna delle trimestrali. Si partità, al solito, da Alcoa che si segnala in forte rialzo +3,3%. Il colosso dell’alluminio ha confermato la volontà di chiudere l’impianto sardo di Porto Vesme.

Ma qualsiasi notizia passa in secondo piano di fronte alla frana del titolo Unicredit e, non meno marcata, dei diritti d’opzione sull’operazione. Non si è fermata l’emorragia di vendite sulle azioni Unicredit neppure col lavvio dell’aumento di capitale da 7,5 miliardi. I titoli hanno accusato una flessione del 12,8%, attestandosi a 2,28 euro. Dallo scorso 4 gennaio, giorno in cui è stato annunciato il prezzo delle azioni di nuova emissione a 1,943, le quotazioni della banca di Piazza Cordusio hanno registrato un tonfo del 56,5%, considerando anche l’andamento dei diritti relativi all’aumento di capitale che sono scivolati del 65,4% a 0,47 euro. La capitalizzazione di Unicredit si e portata a 5,3 miliardi, livello ben distante dal valore di qualche mese fa: solamente a fine ottobre la banca valeva oltre 16 miliardi. Considerando il valore dei diritti e quello delle azioni e mettendo in conto che per ogni azione posseduta, se verrà esercitato il diritto, si riceveranno 2 nuove azioni ( che sono state emesse al prezzo di 1,943 euro), ad oggi è conveniente acquistare in Borsa i diritti ed esercitarli (si paga ogni azione 2,17 euro contro la chiusura di Borsa di 2,28 euro). L’operazione, che terminerà il prossimo 27 gennaio (con i diritti che potranno essere trattati fino al 20 gennaio), servirà a portare i sicurezza i ratios dell’istituto, rispettando i dettami indicati dall’Eba, l’autorità bancaria europea

Il titolo risulta in calo a 2,28 euro, -12,8%. Va ancor peggio per i diritti -65,4% a 0,47 euro. del 56,5%. Considerando il valore dei diritti e quello delle azioni e mettendo in conto che per ogni azione posseduta, se verrà esercitato il diritto, si riceveranno 2 nuove azioni ( che sono state emesse al prezzo di 1,943 euro), ad oggi è conveniente acquistare in Borsa i diritti ed esercitarli (per ogni diritto si ha diritto a sottoscrivere due nuove azioni). All’inverso, per sottoscrivere un titolo, occorre vendere quattro diritti per sottoscrivere una nuova azione. Non è molto più allegra la situazione di banca Mps: tra dieci giorni, il 20 di gennaio, l’istituto dovrà presentare a Banca d’Italia il piano per far fronte all’aumento del patrimonio così come richiesto dall’Eba. L’obiettivo di Siena, rafforzato dalla vista delle disgrazie di Unicredit, è di evitare l’impatto con il mercato ma di ricorrere ad una serie di operazioni (cartolarizzazionei e cessioni) alternative. Il ribasso di oggi (-14,38%) sta ad indicare che il mercato dubita che il neo ad Fabrizio Viola riesca nella missione.

La turbolenza sul fronte delle banche italiane si è trasmessa nel finale al debito sovrano italiano. Il differenziale di rendimento tra Italia e Germania sulla scadenza decennale, dal valore iniziale di 526 si è spinto fino a 531 per poi rientrare a quota 518 per poi chiudere a quota 530. Il rendimento del Btp decennale è al 7,16 per cento, leggermente sopra venerdì (7,13%), nonostante un report di Goldman Sachs che suggerisce ai propri clienti di comprare Btp a 10 anni a fronte di vendite sugli Oat francesi: ieri Parigi è riuscita a collocare titoli di Stato a tre, sei e dodici mesi per 7,5 miliardi ma a tassi in ascesa rispetto all’ultima emissione. Al contrario, per la prima volta, la Germania ha collocato i proprio titoli a sei mesi ad un rendimento negativo, lo 0,0122%. Il bid-to-cover ratio è stato pari a 1,8 volte per una domanda pari a 7,08 miliardi contro 3,9 miliardi offerti. Berlino, insomma, riesce a farsi pagare un pedaggio d’ingresso per il porto sicuro dei Bund mentre i depositi overnight delle banche presso la Bce toccano un nuovo proinato assoluto a 463,5 miliari.

E’ in questa cornice di estrema incertezza, condita anche dal calo della produzione industriale tedesca (-0,6% a novembre) che i mercati hanno accolto l’esito del vertice franco-tedesco da cui è emerso che sarà anticipato da marzo a fine gennaio il vertice europeo per il ‘fiscal compact’, il patto di bilancio, sarà anticipato alla fine del mese di gennaio. Lo ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, nel corso della conferenza stampa tenuta a Berlino con Nicolas Sarkozy. Il presidente francese ha poi aggiunto che l’obiettivo è arrivare alla firma del trattato entro il primo marzo. Intanto i due Big hanno raggiunto un’intesa sulla tasse sulle transazioni di Borsa. La Francia accantona il piano per il varo della Tobin Tax. In cambio Merkel e Sarkozy puntano sulla tassa da applicare all’acquisto di azioni, che ha il vantaggio di esistere già nella City londinese sotto forma di imposta di bollo allo 0,5%.

A peggiorare le prospettive del listino milanese contribuisce anche il flop di altre blue chips a partire da Fiat scivolata di oltre il 6%: non piacciono al mercato le dichiarazioni di Sergio Marchionne sulle prospettive, negative, del mercato 2012.

Male anche Fondiaria Sai, in calo dell’8,03% dopo un’improvvisa corrente di vendite a metà giornata. Tracollo di Unipol (-14,26%) indicata come un possibile socio finanziario della compagnia finora controllata dal gruppo Ligresti, la cui finanziaria Premafin sale invece del 10,52%. Intesa SanPaolo ha chiuso invariata, in ribasso Ubi -3,01% mentre Mediolanum resiste in terreno positivo +0,91%.

Da notare tra le società calcistiche, i forti cali per Juventus (-10,42%) e Roma (-7,91%) nonostante le vittorie nell’ultima giornata di campionato. Male anche la Lazio, in calo del 7,10%.

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