Dopo tre sedute da incubo, dovute ai dazi imposti dagli Usa, rimbalzano le Borse internazionali, dall’Asia agli Usa. Le Borse europee quindi chiudono la giornata rialzando un po’ la testa: a Milano, il Ftse Mib guadagna il 2,4%, tornando sopra la soglia dei 33.500 punti. Parigi sale del 2,5%, Francoforte del 2,3%, Amsterdam del 2,8% e Madrid del 2,4%.
Anche Wall Street è in forte rialzo, con Nasdaq, Dow Jones e S&P 500 che segnano rialzi superiori al 3%.
Gli investitori che sperano in una tregua sul fronte dei tariffe anche se sullo sfondo resta lo spettro della recessione per l’economia Usa, ormai prevista da numerose case d’affari, da JP Morgan a Goldman Sachs. In questo contesto, continua il botta e risposta tra Washington e Pechino. Nella serata di ieri, Donald Trump ha minacciato nuovamente la Cina, paventando possibili ulteriori dazi aggiuntivi del 50%. Il colosso asiatico ha però risposto a muso duro, dicendosi immune dalle “pressioni” e dai “ricatti” statunitensi e pronta a “lottare fino alla fine”. Nel primo pomeriggio di oggi Trump è intervenuto di nuovo, mandando quelli che sembrano primi segnali d’apertura: “La Cina vuole moltissimo un accordo” sui dazi, “aspettiamo la loro telefonata, ci sarà”, ha scritto su Truth, parlando anche di una chiamata con il presidente della Corea del Sud. “Stiamo anche trattando con molti altri paesi, tutti desiderosi di fare un accordo con gli Stati Uniti”, ha aggiunto. Che sia stato Elon Musk a convincerlo a trattare? Il Washington Post ha infatti rivelato che nel weekend, il numero uno di Tesla, che da inizio anno ha perso 135 miliardi di dollari di ricchezza, avrebbe cercato di convincere Trump a revocare i dazi, anche quelli sulla Cina. Ma il tentativo non avrebbe finora avuto successo.
Nel frattempo l’Ue prova a negoziare, ma pensa anche alle contromisure. I ministri Ue hanno infatti trovato un accordo sulla lista di controdazi da imporre agli Usa in due tranche: il 15 aprile e il 15 maggio. Il voto è in programma per domani, con il ceo di Generali, Philippe Donnet che auspica una “risposta Ue proporzionata e lucida”.
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In questo contesto, gli occhi dei mercati sono puntati sulle banche centrali. La Fed, dopo la riunione a porte chiuse di ieri, potrebbe decidere di agire sui tassi già nella prossima riunione di maggio, con un taglio d’emergenza. Determinante sarà il dato sull’inflazione Usa, che sarà pubblicato giovedì. Si attende una sforbiciata anche da parte della Bce.
Tornando a Milano, l’indice Ftse Mib ha aperto in forte rialzo dopo quattro sedute consecutive in rosso, salvo poi finire preda di una fortissima volatilità. Dopo l’apertura di Wall Street il rimbalzo ha però preso slancio, con il Ftse Mib ha corso insieme agli altri listini, trainato dagli exploit di Leonardo e Unipol, ma anche dai forti acquisti sul risparmio gestito con Banca Mediolanum, Finecobank e Azimut.
Rimbalzo anche i listini di borsa di Asia e Pacifico: Tokyo ha guadagnato il 6,03% grazie al rimbalzo dei produttori di chip Disco, Advantest e Sumco. Seul lo 0,28% e Sidney il 2,27%. Ancora sotto pressione Taiwan (-4,02%), per l’elevata esposizione nel settore tecnologico. Non a caso, Hon Hai, il maggior fornitore di Apple, per cui produce anche gli iPhone, segna -9,7%. Ancora aperte Hong Kong, Shanghai e Mumbai, tutte in rialzo. Giù Singapore (-1,44%).
Sugli altri mercati, lo spread tra Btp e Bund è in ribasso a 122 punti base, con il rendimento sul decennale italiano benchmark stabile al 3,82%. Il cambio euro/dollaro si attesta a 1,094, mentre tra le materie prime, il petrolio tenta in rimbalzo, e l’oro torna sopra i 3mila dollari.