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Borsa oggi 4 ottobre: petrolio ai massimi dopo le parole di Biden sull’Iran, dollaro bene rifugio. Faro sull’occupazione Usa

Cosa sta succedendo ai prezzi del petrolio dopo le dichiarazioni rilasciate da Biden nella notte sulla guerra in Medioriente: leggera attenuazione anche se restano ai massimi. Il dollaro diventa bene rifugio. Le Borse europee sono viste aprire in rialzo: occhi su Recordati e Telecom Italia

Borsa oggi 4 ottobre: petrolio ai massimi dopo le parole di Biden sull’Iran, dollaro bene rifugio. Faro sull’occupazione Usa

L’aria di guerra in Medio Oriente si fa più rovente con gli attacchi aerei israeliani che hanno scosso Beirut nella sua missione contro Hezbollah e da una parte mantiene il prezzo del petrolio poco sotto i massimi, dall’altra gli investitori si rifugiano sul dollaro. Wall Street sembra stare alla finestra attendendo sviluppi: ieri ha registrato un lieve calo complessivamente, mentre sono da segnalare il netto rialzo di Nvidia e il deciso calo di Tesla. Le Borse europee sono viste aprire in lieve rialzo.

Petrolio, cosa è successo dopo le parole di Biden sui pozzi dell’Iran

Il petrolio Wti, dopo il balzo del 5% di ieri, si è placato stanotte sulla scia di nuovi commenti del presidente Joe Biden, meno aggressivi. Ieri Biden aveva preoccupato i mercati quando ha detto che gli Stati Uniti stavano discutendo di attacchi alle strutture petrolifere dell’Iran, uno dei maggior Paesi produttori di petrolio, come risposta all’attacco missilistico di Teheran a Israele. Ma stanotte il presidente Usa ha espresso un parere più soft: “Non credo che ci sarà una guerra totale. Penso che possiamo evitarla. Ma c’è ancora molto da fare” ha detto parlando con i reporter.

Stamattina i futures del Brent flettono dello 0,14% a 77,51 dollari al barile e quelli sul greggio statunitense Wti dello 0,14% a 73,51 dollari al barile, ma entrambi in settimana hanno registrato un rialzo dell’8%, il livello più alto da febbraio 2023.

Le preoccupazioni per l’offerta di petrolio sono state mitigate dalla capacità produttiva di riserva dell’Opec. Il governo libico orientale e la National Oil Corp, con sede a Tripoli, hanno annunciato ieri la riapertura di tutti i giacimenti petroliferi e dei terminali di esportazione dopo aver risolto una disputa sulla leadership della banca centrale, ponendo fine a una crisi che aveva fortemente ridotto la produzione di petrolio. Iran e Libia sono entrambi membri dell’Opec. L’Iran, che opera sotto sanzioni statunitensi, ha prodotto circa 4 milioni di barili al giorno di carburante nel 2023, mentre la Libia 1,3 milioni l’anno scorso.

Se le tensioni geopolitiche dovessero persistere e i prezzi del petrolio continuassero a salire, gli investitori potrebbero dover rivalutare le loro previsioni di inflazione e quindi le prossime mosse della Fed. Più tardi oggi l’attenzione sarà per il rapporto sulle buste paga non agricole di settembre, il più seguito dalla Fed per segnale il suo tracciato di taglio dei tassi: gli ultimi dati sul mercato del lavoro hanno mostrato una certa solidità e quindi i dati di oggi non dovrebbero risultare preoccupanti. Gli economisti intervistati da Reuters prevedono la creazione di 140.000 nuovi posti di lavoro, mentre la disoccupazione dovrebbe rimanere stabile al 4,2%.

Dollaro in rafforzamento come bene rifugio

Nelle situazioni di alta tensione, il biglietto verde torna a essere visto come rifugio. Il dollaro si è attestato vicino al massimo delle sei settimane, mentre lo yen si è diretto verso la sua performance settimanale più debole dal 2016, colpito dall’incertezza sulla politica monetaria del Giappone. L‘indice del dollaro, che misura l’unità statunitense rispetto a sei omologhi, è a 101,90, non lontano dal massimo di sei settimane di 102,09 toccato giovedì. L’indice è salito di quasi l’1,5%, in settimana, la sua performance più forte da aprile. L’euro è rimasto stabile a 1,1034 dollari, dopo essere sceso dell’1,18% questa settimana.

Wall Street poco mossa in attesa dei dati sul lavoro Usa

Le tensioni in Medio Oriente portano gli investitori al tipo atteggiamento “wait and see” e si muovono poco. Il listino Usa archivia la seduta poco sotto la parità, con il Dow Jones che lima lo 0,44%, mentre, al contrario, rimane ai nastri di partenza l’S&P-500 (New York), che si ferma a 5.700 punti, in prossimità dei livelli precedenti. Pressoché invariato il Nasdaq 100 (-0,05%) dove però brilla Nvidia (+3,37%). Sulla stessa linea, sui livelli della vigilia l’S&P 100 (-0,08%). I più forti ribassi, invece, si sono verificati su Tesla Motors, che ha archiviato la seduta a -3,36%. Focus sul titolo Levi Strauss poiché la società sta valutando la vendita del suo marchio Dockers, che ha registrato risultati insufficienti. Da seguire anche Tesla che ha comunicato un aumento delle consegne nel terzo trimestre, inferiore alle attese.

Asia: torna a salire Hong Kong. Tokyo attende indicazioni sui tassi

In Asia gli investitori stanno ancora metabolizzando la pletora di commenti distensivi da parte delle autorità giapponesi, che hanno rafforzato l’opinione che la Banca del Giappone non avrà fretta di aumentare i tassi di interesse. Il nuovo primo ministro giapponese, Shigeru Ishiba, ha detto questa settimana che l’economia non è pronta per ulteriori aumenti dei tassi, osservazioni a sorpresa che hanno spinto lo yen al ribasso. La valuta asiatica è scivolata di circa il 3% nel suo maggior calo settimanale da novembre 2016, e ha toccato il suo livello più basso dal 20 agosto, a 147,25 per dollaro. Oggi si è ripreso leggermente (+0,3%), a 146,43. Con le elezioni generali in Giappone previste per il 27 ottobre, gli analisti si aspettano che la BOJ mantenga i tassi invariati nel breve termine.

È stata solo una parentesi il calo di ieri delle borsa di Hong Kong che oggi torna a salire proseguendo il trend di quasi 2 settimane. L’indice Hang Seng guadagna l’1,7% grazie alla spinta dei tech e delle società con sede in Cina: indice Hang Seng China Enterprise +2,7%. Restano chiuse le borse di Shanghai e Shenzhen. Per l’Hang Seng, la settimana corta in via di conclusione si dovrebbe chiudere con un rialzo superiore al 15%, dal +20,3% della precedente.

Attesa per la potenza di fuoco dei consumatori cinesi in vacanza

Il mercato finanziario dà l’impressione di aver preso sul serio le tante e diverse misure di stimolo varate su più livelli dalla Cina. “Per me il cambiamento di direzione e di mentalità delle autorità è davvero importante, ma attendiamo con ansia la reazione dei consumatori durante le vacanze della Golden Week e il seguito che il governo darà al sostegno fiscale”, ha dichiarato Tai Hui, chief market strategist Apac di JpMorgan Asset Management, in un’intervista a Bloomberg TV. Secondo Citigroup, ci sono segnali di tenuta della domanda di viaggi in vista delle vacanze della Settimana d’Oro. La Cina ha registrato 21,4 milioni di viaggi in treno nel primo giorno di vacanza, un volume record per un solo giorno, come ha riferito l’agenzia di stampa statale Xinhua, citando il China State Railway Group. La Borsa di Tokyo è sulla parità, il Nikkei si avvia a chiudere la settimana con un ribasso del 3%. Torna a indebolirsi lo yen, il cross è a 146,3 da 146,8 di ieri mattina. La valuta giapponese si è svalutata questa settimana di quasi il 3%, soprattutto a seguito delle sorprendenti dichiarazioni del neo premier Shigero Ishiba sulla politica monetaria.

Borse europee: occhi a Telecom e Recordati

Borse europee attese in frazionale rialzo in avvio di seduta (+0,16% il future sull’Eurostoxx50)

Ftse Mib. Anche alla luce degli accenni di ieri del ministro Giancarlo Giorgetti, sono tornate a circolare voci su una tassa straordinaria sugli utili delle grandi società quotate a Piazza Affari. “Giorgetti si è riferito in modo vago al settore finanziario e alla difesa. Impossibile in questo momento calcolare la portata del provvedimento, qualunque sia la manovra, l’effetto più rilevante non è sul conto economico ma sul contesto di mercato: le misure estemporanee sono un elemento di incertezza che pesa poi sulle valutazioni” commentano gli analisti di Websim.

Banca Monte Paschi. Mf cita fonti finanziarie secondo cui il collocamento della terza tranche del Tesoro, che ieri Giorgetti ha annunciato entro fine anno, potrebbe essere fino al 10% e finire sul mercato già nelle prossime settimane. Così il Tesoro andrebbe sotto il 20% come chiesto da Bruxelles, scrive Mf.
È possibile che l’istituto di credito faccia parte del terzo polo bancario in Italia, ha detto il direttore generale del dipartimento Economia del Mef, Marcello Sala.

Eni deciderà riguardo alla cessione di ulteriori partecipazioni in Plenitude ed Enilive tenendo presente che vuole quotare le due società in borsa e mantenere la maggioranza del loro capitale. Lo ha dichiarato ieri l’Ad Claudio Descalzi a margine di un evento romano. La compagnia petrolifera statale della Libia (Noc) ha annunciato di aver rimosso la ‘forza maggiore’ da due campi Sharara e Elfeel riprendendo la produzione. Ma ad Elfeel, che ha una capacità di 70.000 barili al giorno e in cui Eni opera in jv con Noc, ci sono problemi tecnici che ritardano la ripresa della piena produzione.

Stellantis. Il ceo, Carlos Tavares, ha detto che potrebbe andare in pensione dal 2026 «È un’opzione», ha affermato il ceo, il cui mandato scade a gennaio 2026. Intanto, a conclusione della terza e ultima tranche del piano di buyback sulle azioni 2024, fino a 1 miliardo di euro, la società detiene azioni proprie pari al 3,95% del capitale.

Recordati ha annunciato oggi un accordo con Sanofi per l’acquisizione dei diritti globali del farmaco biologico Enjaymo (sutimlimab), l’unico prodotto approvato mirato per il trattamento di una rara patologia linfoproliferativa delle cellule B. L’acquirente paga una somma up-front di 825 milioni, ci sono poi pagamenti aggiuntivi legati a traguardi commerciali fino a 250 milioni, se i ricavi netti raggiungeranno determinate soglie pari o al di sopra delle aspettative di picco di vendite totali annue.

Telecom Italia Oggi il gruppo terrà una riunione del cda per discutere l’offerta preliminare da 700 milioni di euro che ha ricevuto per Sparkle, secondo quanto riferito a Reuters da due fonti. L’Italia punta ad avere una sola società di reti in fibra ottica operante nel Paese. Lo ha detto il direttore generale del dipartimento Economia del Mef, Marcello Sala.

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