La guerra dei dazi lanciata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha avuto un impatto immediato sui mercati finanziari globali, mettendoli sotto pressione. Il presidente ha infatti annunciato nuovi dazi del 25% sulle importazioni provenienti da Messico e Canada, e del 10% dalla Cina, con i tre Paesi pronti a rispondere con proprie contromisure. L’incertezza su un possibile inasprimento della guerra commerciale ha fatto sì che i mercati finanziari aprissero la settimana in forte calo.
La scure di Trump aleggia anche sull’Europa: il presidente ha dichiarato di voler imporre presto nuove tariffe sui beni europei, con l’Unione che ha già annunciato una risposta decisa. Così, in attesa che la situazione evolva, tutte le borse europee hanno aperto e continuano la giornata in forte territorio negativo, spaventate dalle possibili ripercussioni di questa escalation commerciale. Le vendite maggiori si registrano sul settore automotive, pesantemente in rosso. Soffrono così soprattutto i titoli Stellantis, Pirelli e Iveco.
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In Asia, le Borse hanno tutte chiuso in profondo calo: il Nikkei perde il 2,6%, Hong Kong cede lo 0,4% e Seul scende del 2,54%, Sidney, -1,79%. Si salva, per ora, la Borsa cinese chiusa per festività, riaprirà mercoledì.
A guidare la discesa delle azioni sono le case automobilistiche giapponesi e sudcoreane, colpite maggiormente dai dazi imposti da Trump che penalizzano le aziende con sedi produttive in Messico. Toyota e Nissan hanno perso oltre il 5%, mentre Honda ha visto un crollo superiore al 7%. Inoltre, Kia Motors ha registrato una flessione del 7%. Le aziende sudcoreane di batterie per veicoli elettrici, che avevano previsto di aprire fabbriche in Canada, hanno subito gravi perdite.
Intanto, i rendimenti dei titoli di Stato sono in calo, con il decennale giapponese al 1,25% e quello cinese al 1,64%.
Il prezzo del petrolio sale, con il WTI che aumenta dell’1,8% arrivando a 73,85 dollari al barile, grazie anche all’annuncio dei dazi sui greggi provenienti da Canada e Messico.
Perde valore invece il Bitcoin che scende sotto i 95.000 dollari. Crolla l’Euro che tocca 1,01 sul dollaro, ai minimi da novembre 2022.
I mercati rimangono concentrati sui dati macroeconomici in arrivo, inclusi i Pmi manifatturieri dell’Eurozona e degli Stati Uniti, con particolare attenzione alle possibili conseguenze delle tensioni commerciali globali.
A Piazza Affari, l’attenzione si concentra sui titoli petroliferi e su Generali che stamani sale, dopo la rivelazione del weekend che UniCredit detiene oltre il 4% del Leone. Unicredit potrebbe diventare l’ago della bilancia nella disputa tra il management di Philippe Donnet, il principale azionista Mediobanca e i suoi oppositori, tra cui Caltagirone e Delfin. Orcel ha comunque dichiarato che non c’è alcun interesse strategico ma “solo un’operazione finanziaria. Il focus è un grande gruppo bancario europeo”.
Ancora profondo rosso per Stm che, secondo Bloomberg News, sta valutando di tagliare fino al 6% della sua forza lavoro, ovvero fino a 3.000 lavoratori nei suoi stabilimenti in Francia e in Italia come parte di un programma di ristrutturazione.
Avvio di settimana in crescita per lo spread tra BTp e Bund che si attesta a 112 punti.
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