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Borsa oggi 28 febbraio: Europa in allerta sui dazi di Trump. A Milano brilla Nexi, sì dei soci Banco Bpm a modifiche Opa su Anima – LA DIRETTA

Imagoeconomica

Le minacce di Trump sui dazi pesano ancora sulle Borse europee, che, in scia ai cali di ieri di Wall Street, aprono in rosso nell’ultima seduta della settimana. Il Ftse Mib arretra mentre si muovono su livelli simili il Dax di Francoforte, il Cac di Parigi e l’Aex di Amsterdam. L’unico listino in territorio positivo è l’Ibex di Madrid.

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Il timore tra gli operatori è che la guerra commerciale innescata dal presidente Usa – con le tariffe su Canada, Messico e Cina che dovrebbero entrare in vigore la prossima settimana e con i dazi reciproci, previsti per il 4 aprile – possa complicare la lotta della Fed contro l’inflazione e, di conseguenza, anche allontanare interventi sui tassi d’interesse. A tal proposito, in giornata sarà resa noto il dato Pce di gennaio. Trump rimane protagonista anche sullo scacchiere geopolitico: oggi dovrebbe essere il giorno dell’accordo sulle preziose terre rare dell’Ucraina.

Piazza Affari, dunque, si conferma negativa ad avvio di seduta. L’indice Ftse Mib cede mentre lo spread tra Btp e Bund tedeschi sale a 114,1 punti. Sotto pressione Stm, insieme ai rivali europei e asiatici. Questi ultimi, in una seduta appesantita dai dazi Usa, hanno ceduto fino al 10%, mentre in Europa cedono il passo Asml, Infineon e Be. Difficoltà anche per Campari, già debole nella vigilia, Pirelli, Cucinelli, Ferrari e Amplifon.

Pochi i rialzi, limitati a Nexi dopo i conti e con l’annuncio della cedola, Buzzi, Interpump ed Hera.
In ordine sparso i bancari Bper, Unicredit, Popolare Sondrio, Mps, Intesa e Mediobanca. Poco mossa Prysmian, dopo il flop della vigilia a seguito dei conti, diffusi anche da Eni.

Appuntamento clou di oggi l’assemblea dei soci di Banco Bpm per il rilancio su Anima: l’assise ha approvato la modifica delle condizioni dell’Opa su Anima, autorizzando il rialzo del corrispettivo da 6,2 a 7 euro ad azione e dando al cda la facoltà di procedere anche in assenza dei benefici del Danish Compromise e anche in caso di conseguimento di una partecipazione inferiore al 66,67%. A favore della proposta si è espresso il 97,64% del capitale presente.

Al momento del voto, infatti, in assemblea era presente il 56,67% del capitale. I soci contrari rappresentavano lo 0,457% del capitale presente mentre gli astenuti l’1,9% delle azioni depositate in assemblea. Anche Crédit Agricole, con il 9,9%, ha votato sì.

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