Borse europee deboli mentre si avvicina il 2 aprile, giorno in cui dovrebbero entrare in vigore i dazi statunitensi. Gli investitori attendono di conoscere quali saranno le decisioni definitive del presidente Usa Donald Trump sulle tariffe, che potrebbero essere più morbide di quanto temuto, mentre il Financial Times parla di un approccio in due fasi, con dazi considerevoli verso alcuni Paesi con parallele concessioni ad altri. Il commissario al Commercio Ue, Maros Sefcovic, ha incontrato ieri i principali funzionari commerciali Usa per cercare di evitare l’imposizione di pesanti tariffe sui prodotti Ue, ma i risultati dei colloqui non sono chiari e non sembra che abbiano impresso alcuna svolta alla situazione.
Rimane sotto i riflettori la guerra in Ucraina alla vigilia del summit che si terrà a Parigi per fare il punto sulla situazione al quale prenderà parte anche la premier, Giorgia Meloni.
LEGGI ANCHE Mercati incerti sulle mosse di Potus, occhi sulla Germania
In questo contesto, tutti i listini continentali procedono deboli, con Parigi e Francoforte che registrano le performance peggiori. Milano, che aveva aperto in rialzo dello 0,1%, col passare è in territorio negativo, con gli occhi degli investitori concentrati sul risiko bancario. In mattinata la Bce ha dato parere negativo all’applicazione del Danish Compromise nell’ambito dell’Opa lanciata da Banco Bpm su Anima. Il titolo di Piazza Meda crolla in fondo al Ftse Mib, mentre Unicredit e Anima viaggiano in leggero calo.
Volatile Prysmian nel giorno della presentazione del piano strategico al 2028, che prevede un aumento significativo dell’adjusted ebitda in un range compreso tra 2,95 e 3,15 miliardi di euro rispetto agli 1,92 miliardi del 2024 con un cagr nel periodo pari al 12,2%. Riflettori su Terna (+0,3%), dopo la presentazione del piano industriale al 2024-2028, con la stima di investimenti per 17,7 miliardi di euro (+7%).
Procede in negativo Pirelli: oggi si riunisce il cda per approvare i conti, ma il mercato si interroga soprattutto sulle mosse del socio cinese Sinochem, oggi al 37% circa nel capitale. Il Financial Times sostiene che Pirelli potrebbe chiedere a Sinochem di scendere almeno sotto la partecipazione del 26,4% di Camfin, ma non è dato sapere se il gruppo cinese accetterà la proposta. Nel caso in cui decidesse di ridurre la presa, dovrebbe vendere almeno il 12% delle azioni, per un controvalore attorno a 690 milioni di euro. Non è tuttavia chiaro se avverrà sul mercato o se si faranno avanti altre società. Equita ricorda che Camfin potrebbe salire nel capitale, al massimo fino al 29,9%, ossia potrebbe rilevare attorno al 3,5% circa delle azioni. Invece, in assenza di un accordo, sempre secondo indiscrezioni di stampa, potrebbe scendere in campo il governo italiano, esercitando il golden power.
In cima al Ftse Mib troviamo invece Brunello Cucinelli, Saipem, Banca Mediolanum e Leonardo. Fuori dal paniere principale, Mfe A sale viaggia in rialzo in attesa del possibile annuncio di un’opa sulla tedesca Prosieben. Sugli scudi Danieli dopo i risultati semestrali al 31 dicembre scorso che mostrano una redditività operativa lorda in crescita del 2% con una cassa elevata e stabile ed un utile netto buono ed in linea con le previsioni del gruppo.