La frana dei listini rallenta ma non si è ancora fermata. A Tokyo l’indice Nikkei chiude con un calo del 2,2%. Fa ancor peggio Hong Kong (-5%), sede di Hsbc che ieri ha rilevato (per una sterlina) la filiale inglese della Silicon Valley Bank. Giù anche Seul (-2,2%).
I future dei mercati Usa segnalano invece una partenza positiva, in scia alla chiusura di ieri. Il future dell’indice S&P500 è in rialzo dello 0,5%, ieri l’indice ha chiuso in lieve ribasso. Il Nasdaq invece è salito leggermente. Sono scesi, nella seduta di ieri di Wall Street, i titoli delle banche regionali, ma le azioni delle società più sensibili al movimento dei tassi di interesse sono salite. L’indice settoriale Real Estate ha guadagnato l’1,6%.
Più cauti i listini europei che, per paradosso, hanno pagato alla crisi delle medie banche Usa un prezzo superiore a Wall Street. L’indice EuroStoxx50 ha perso il 2,7%. Milano -4% il 13 marzo, in apertura tenta un timido rimbalzo. Proprio ieri è arrivato un segnale positivo per il Belpaese: Fitch Ratings ha rivisto al rialzo le stime sulla crescita italiana nel 2023 grazie al parziale miglioramento della situazione sui prezzi dell’energia e delle prospettive di crescita della zona euro e a livello globale. In un report diffuso oggi, l’agenzia di rating ha indicato per l’anno in corso una crescita di +0,5% rispetto alla contrazione per -0,1% di dicembre.
Corre l’Euro, forte recupero del prezzo di bund e btp
A prima vista la reazione dei mercati appare sproporzionata, visto che il rischio contagio per la finanza globale sembra davvero modesto. Ma la crisi americana, a giudicare dall’andamento del mercato delle valute e dei bond, sembra anticipare un cambio della politica monetaria:
L’euro dollaro si porta sui massimi da quattro settimane intorno a 1.07. Sale lo yen. Il cross perde l’1,4%.
Forte recupero dei prezzi dei bond governativi su tutte le scadenze temporali. Il Treasury Note a dieci anni stamattina si assesta a 3,57%, dopo tre sedute di forte rialzo. Forti progressi anche sulla parte breve della curva nella prospettiva di un approccio meno aggressivo dei banchieri centrali. Quella di ieri, per il titolo governativo a due anni (4,13%), è stata la seduta con la discesa giornaliera del rendimento più ampia dal 1987. Torna a irrigidirsi la curva dei tassi, il differenziale tra il dieci anni ed il due anni si porta a -60 punti base, da -40 punti base del giorno prima.
Bund decennale a 2,26%. Il Btp decennale riparte da 4,17%, ieri il prezzo è salito (+1%) per la sesta volta nelle ultime sette sedute.
Bitcoin +12% a 24.110 dollari. Il salvataggio delle banche regionali viene visto come un grande regalo al mondo cripto.
Bini Smaghi: “Sui tassi la Bce sia flessibile”
Tra due giorni la Bce dovrebbe ritoccare il costo del denaro all’insù di mezzo punto e non rinnovare i titoli in portafoglio per 15 miliardi al mese. È probabile che i banchieri di Francoforte decidano di tirar dritti, più preoccupati dell’inflazione che dei segnali di recessione. Ma Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del board della Bce, consiglia un altro approccio: “Il contagio sui mercati – dice in un’intervista – crea di per sé una restrizione delle condizioni monetarie con effetti recessivi sull’economia reale perché gli operatori si spostano verso attività sicure e vendono quelle a rischio: proprio ciò a cui si punta alzando i tassi. Sarebbe un errore se la Bce non ne tenesse conto”.
Nomura chiede alla Fed di tagliare il costo del denaro di un quarto di punto
La settimana prossima anche la Fed avrebbe dovuto, secondo le previsioni, aumentare il costo del denaro. Il tracollo della Silicon Valley Bank ha rimescolato le carte. Dopo Goldman Sachs anche Barclays prevede che i tassi Usa per ora resteranno fermi. Gli esperti di Nomura si spingono a consigliare un taglio di un quarto di punto. È questo l’effetto di un salasso improvviso.
In due giorni i mercati finanziari hanno bruciato 465 miliardi di dollari. Tanto è costato il crack della Svb e di pochi altri istituti di credito Usa di medie dimensioni nonostante il pronto intervento delle autorità e le rassicurazioni del presidente Biden che hanno consentito a Wall Street di limitare i danni al solo settore bancario. A pagare il prezzo più alto ieri è stata Piazza Affari -4%, il listino più bancocentrico. Ma la palma del titolo peggiore spetta alla tedesca Commerzbank -12,3%, seguita da Crédit Suisse -9,7% al pari dell’italiana Bper, di Bpm e di Unicredit sotto del 9%.
Moody’s: svalutazioni solo temporanee in Europa
È improbabile che le banche europee si trovino costrette a liquidare i portafogli obbligazionari in perdita come ha fatto la statunitense Silicon Valley Bank. Lo ha detto Moody’s Investors Service, aggiungendo che le svalutazioni dei portafogli obbligazionari legate all’aumento dei tassi di mercato sono “temporanee e moderate” per la maggior parte delle grandi banche europee. “Le banche più piccole, finanziate con depositi, possono contare sulla stabilità della loro fedele base di depositanti, che garantisce loro la possibilità di attendere una ripresa dei valori obbligazionari senza incorrere in costi di finanziamento materialmente più elevati”, si legge nel commento dell’agenzia di rating.
Xi e Biden tornano a parlarsi
L’emergenza banche non distoglie l’attenzione da altri dossier. Stanotte, parlando con la stampa a margine di un incontro con i capi di stato di Australia e Regno Unito, Joe Biden ha detto che a breve parlerà al telefono con Xi Jinping. Il presidente della Cina, secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, dovrebbe avere un incontro virtuale con l’omologo ucraino nei prossimi giorni, probabilmente dopo la visita a Mosca in agenda per la settimana prossima. È il primo faccia a faccia tra i due leader dallo scoppio della guerra.
Auto elettrica indietro tutta
Ieri i rappresentanti dei Paesi più scettici sull’obbligo dell’auto elettrica dal 2035 hanno ribadito la loro contrarietà. Il commissario Thierry Bréton ha consigliato ai produttori di attendere prima di avviare i programmi futuri. Oggi è prevista l’assemblea Volkswagen.
Generali, conti record. Tod’s torna a fare utili
La prima compagnia assicurativa italiana (+2,25%) chiude il 2022 con un risultato operativo superiore alle aspettative degli analisti. Meglio del previsto, di qualche centesimo, il dividendo proposto. Il Leone ha nesso a segno l’utile operativo più alto di sempre, su dell’11% su base annua a 6,51 miliardi, meglio delle aspettative. Il risultato operativo Vita sale del 25% a 3,52 miliardi, quello Danni cresce dell’1,7% a 2,70 miliardi, mentre cala del 9,6% quello di Asset & Wealth Management, a 972 milioni. Il board ha proposto un dividendo per azione di 1,16 euro, in aumento rispetto a 1,07 distribuiti l’anno scorso. Generali conferma una posizione di capitale estremamente solida, con il Solvency ratio a 221% dal 227% di fine 2021. Nel corso dell’anno, l’evoluzione del Solvency ratio è stata sostenuta dal forte contributo della generazione normalizzata di capitale e da positive varianze economiche, che hanno solo in parte compensato gli impatti derivanti dai cambi regolamentari, dalle operazioni di M&A e dai movimenti di capitale. La società ha confermato tutti gli obiettivi del piano strategico “Lifetime Partner 24: Driving Growth”.
Tod’s chiude il 2002 con utile netto pari a 23,1 milioni di euro che si confronta con una perdita di 5,9 milioni del 2021 dopo ricavi, già annunciati a fine gennaio, che hanno superato il miliardo di euro, in crescita di circa il 14% rispetto al 2021. Il risultato operativo è positivo per 58,2 milioni nel 2022, valore più che doppio rispetto a quello del 2021. Nel commentare i risultati, il presidente e AD, Diego Della Valle, ha sottolineato che “considerando l’ottimo inizio di stagione nei nostri negozi e la solidità del portafoglio ordini per la prossima stagione, siamo molto fiduciosi sui risultati futuri del gruppo, pur in un contesto internazionale che resta incerto ed imprevedibile”.
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