“Annoiarsi è bellissimo”, confida a Reuters un broker di Wall Street, commentando il sesto rialzo consecutivo dell’indice S&P 500. Ma a turbare il proficuo tran tran oggi si profilano alcuni ostacoli, primo fra tutti il dato sui nuovi posti di lavoro: nel caso il dato superi di molto le 700 mila unità tornerà a prevalere l’ansia da inflazione. Un segnale di allarme arriva però stamane dalla Cina.
L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen perde il 2,5%. L’Hang Seng di Hong Kong l’1,5%. Un ribasso così violento, dopo una fase all’insegna dell’incertezza, non si vedeva da quattro mesi.
Il ribasso è legato al duro discorso di Xi JingPing in occasione del centenario del partito: “Chiunque proverà a condizionare la Cina – ha detto – dovrà fare i conti con la muraglia d’acciaio di 1,4 miliardi di cinesi”. Ergo, nessuna apertura agli Usa: le tensioni aumentano.
In lieve progresso gli altri listini asiatici, a partire dal Nikkei di Tokyo (+1%). Ovunque prevale l’attesa per il dato Usa di oggi pomeriggio.
Ieri sera i principali indici di Wall Street hanno chiuso in terreno positivo: Dow Jones +0,38%, S&P 500 +0,52%. Meno tonico il Nasdaq (+0,13%) frenato dalle vendite sui tecnologici.
Da segnalare il balzo di Didi (+16%) nel secondo giorno di quotazione in Usa della rivale cinese di Uber.
Chip permettendo, prendono velocità le vendite dell’auto: General Motors annuncia l’aumento del 40% degli acquisti di Suv.
Gli esperti si aspettano a giugno 710mila nuovi posti di lavoro, in aumento dai 560mila di maggio. La disoccupazione è attesa in calo a 5,5%, da 5,8%. Il salario medio dovrebbe registrare un incremento del 3,6% anno su anno, in forte accelerazione dal +2% del mese precedente. Il capo economista di Morgan Stanley, Charles White, ha scritto ieri che i nuovi occupati in ambito non agricolo dovrebbero superare di poco quota 600mila, più o meno il livello di maggio. Le persone dovrebbero tornare in massa a lavorare in settembre, mese della (probabile) riapertura delle scuole e della fine dei super sussidi statali
GLI EMIRATI FANNO SALTARE L’ACCORDO OPEC+
L’altro tema caldo riguarda il petrolio, balzato oltre i 75 dollari nella versione Wti, a 76,22 il Brent, ai massimi da ottobre 2018. Ieri sera all’improvviso gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso di bloccare all’ultimo minuto l’accordo sul piccolo aumento della produzione faticosamente raggiunto dentro l’Opec +. Gli emirati hanno chiesto un regime particolare, che di fatto gli permetterebbe di aumentare di quasi il doppio la produzione giornaliera: +700.000 barili giorno invece dei 400.000 concordati per tutti gli altri. L’intesa promossa da Arabia Saudita e Russia avrebbe previsto il mantenimento di un regime di forte controllo sulla produzione fino alla fine del 2022, otto mesi in più di quel che era stato previsto nello storico accordo di Vienna dell’aprile del 2020.
FISCO: LE MULTINAZIONALI PAGHERANNO ALMENO IL 15%
Accordo storico sul fisco. La global minimum tax proposta dagli Stati Uniti, dopo l’intesa raggiunta al G7, ha ottenuto il via libera di 130 Paesi durante una riunione virtuale dell’Ocse. Anche Cina e India approvano la misura nata per combattere l’elusione fiscale. Il progetto prevede che le società versino un’aliquota del 15% sugli utili in ogni Paese in cui operano. Il segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, ha salutato l’intesa come “un momento storico per la diplomazia economica”. L’accordo “cambierebbero radicalmente l’attuale architettura della fiscalità internazionale”, ha detto il ministro dell’Economia italiano, Daniele Franco.
GLI INDICI PMI DANNO LA CARICA ALL’EUROPA
Parte con il piede giusto il secondo semestre delle Borse europee. Gli acquisti sui petroliferi, il via libera alla distribuzione dei dividendi delle banche e il rimbalzo del settore turismo hanno fatto da cornice ai buoni dati sull’attività manifatturiera. In Italia l’indice si conferma vicino a livelli record (62,2 da 62,3 di maggio), in Spagna tocca il massimo da 23 anni a 60,4. In Germania l’indicatore s’impenna a 65,1. L’eurozona nel suo complesso sale per il quarto mese consecutivo a un record assoluto, 63,4, da 63,1 di maggio.
Abbastanza perché il capo economista di Ihs Markit, Chris Williamson sollevi l’ipotesi del rischio inflazione: “L’accelerazione della domanda – dice – ha creato scompensi nel mercato, esacerbati da rallentamenti nei trasporti e limiti alla capacità. Di conseguenza i prezzi del secondario sono schizzati a livelli mai registrati prima”. Questo timore, rafforzato dal monito di Jens Weidman (“la Bce non può tollerare un aumento dei prezzi”, ha detto ieri) e combinato con la crescita della variante Delta, giustifica il rallentamento di metà giornata, quando l’indice è sceso sotto la parità prima della riscossa nel finale. Del resto, Mario Draghi ha replicato a distanza al banchiere centrale tedesco: “C’è ancora molto spazio per una politica espansiva”.
PIAZZA AFFARI +0,73%: PER EQUITA È BUY
Piazza Affari si è apprezzata dello 0,73%, a 25.286 punti. Equita prevede, dopo una fase di consolidamento, una nuova accelerazione guidata dai titoli che beneficiano di una crescita più elevata con un’inflazione più alta. Nell’elenco ci sono Tenaris, Cnh Industrial, le banche e le società più favorite dal Pnrr (digitale, transizione ecologica, infrastrutture) cioè Sesa, Acea, Iren, Buzzi, Inwit.
Sulla stessa lunghezza d’onda Francoforte (+0,48%), Parigi (+0,71%) e Amsterdam (+0,25%), mentre sono più toniche Londra (+1,28%) e Madrid (+1,23%).
RIMBALZA IL TURISMO, SALGONO I CONSUMI
Rimbalzano i titoli legati al turismo dopo quattro sessioni di fila in ribasso sui timori di nuove restrizioni dopo il picco dei contagi da Covid-19 nel Regno Unito e in Asia.
Easyjet, Ryanair e Iag – holding di controllo di British Airways ed Iberia, IAG, controllante di British Airways – guadagnano tra il 2% e il 4%.
A Parigi salgono Renault (+4,5%; la penuria di chip sta per finire secondo la Régie) e Sodexo (+3%), multinazionale della ristorazione che anticipa una forte ripresa del fatturato nel trimestre.
Associated British Foods guadagna il 4,8% dopo aver annunciato vendite dei negozi di abbigliamento Primark superiori alle attese in tutti i mercati.
SPREAD VERSO QUOTA 100. DRAGHI: IL DEBITO SALIRÀ ANCORA
Lo spread tra il decennale italiano e quello tedesco è sceso nel finale a 103 punti base. Il tasso del Btp arretra a +0,8%.
Sul Bund pesa il nuovo leggero rialzo dei rendimenti dei Treasuries, contenuto dall’attesa della nuova operazione di riacquisto di Federal Reserve sulla parte lunga della curva.
Al contrario, i Btp hanno beneficiato del clima di minore avversione al rischio, per quanto sul mercato domini la cautela alla vigilia dei dati sugli occupati mensili Usa di giugno.
Il mese scorso è aumentata di due punti percentuali la percentuale dei governativi della zona euro con un rendimento inferiore allo zero.
Su un totale a fine giugno di poco superiore ai 9.000 miliardi di euro, il 61% dei titoli ha un tasso negativo rispetto al 59% di fine maggio.
Il premier Mario Draghi, intervenendo all’Accademia dei Lincei, ha definito “molto probabile” un’ulteriore fase di crescita del debito, sia pubblico che privato, dicendosi pronto a intervenire “con convinzione” nel caso ci fosse un aggravarsi della pandemia tale da provocare danni all’economia del Paese.
DEL VECCHIO SALE AL 19% DI MEDIOBANCA. GENERALI NEL MIRINO
Il patron di EssilorLuxottica, non pago della conquista di Grand Vision, accelera nel risiko bancario. A distanza di dieci mesi dall’autorizzazione della Bce a salire in Mediobanca (fino al 20,5%), Leonardo Del Vecchio aumenta la sua quota arrivando ad avere quasi un quinto del capitale della prima banca d’affari tricolore.
Attraverso la finanziaria Delfin, il fondatore di Luxottica ha annunciato di aver rilevato 31 milioni di azioni, pari al 3,5% del capitale di piazzetta Cuccia, arrivando così a sfiorare il 19% del capitale. Con questo peso ai piani alti di Mediobanca, che da sempre regna e fa da garante sulle assicurazioni Generali, Del Vecchio – che è anche un socio storico di Trieste con il 4,8% – si prepara a far esercitare la sua influenza sul rinnovo del consiglio del gruppo, che scadrà la prossima primavera, con l’approvazione del bilancio 2021. Per la prima volta nella storia della compagnia del Leone alato, sarà il management guidato da Philippe Donnet a presentare una sua lista per il rinnovo del board. Ma Del Vecchio non è il tipo di imprenditore che ama chiedere o mettersi di traverso. Certo, essendo il primo socio di Mediobanca e il terzo di Generali, confida che per guidare il prossimo triennio del colosso assicurativo gli sarà presentata una lista di standing e di quelle con nomi e competenze tali da non aver bisogno di obiettare.
PETROLIO E BANCHE DANNO LA CARICA A MILANO
La spinta al rialzo dei prezzi del petrolio in attesa di una decisione dell’Opec + (rinviata ad oggi per i contrasti tra i produttori) e la ripresa dei titoli bancari, dopo il via libera Bce ai dividendi, hanno caratterizzato la prima seduta di luglio.
L’indice Stoxx Oil & Gas europeo è il migliore con un guadagno del 2,40%, che si confronta con l’andamento quasi piatto dello Stoxx globale, +0,3%. Eni cresce dell’1,95%, meno di Saipem (+2,06%) e meglio di Tenaris (+1,68%). Il titolo di Piazza Affari migliore del primo semestre.
SÌ DELLA BCE AI DIVIDENDI DEL CREDITO
L’Indice Ftse delle Banche italiane parte forte nella prima seduta del secondo semestre, dopo aver chiuso il primo con un guadagno del 25%, tra le performance migliori a livello settoriale. Anche l’Eurozona si prepara a reintrodurre dividendi e buyback delle banche dopo settembre. Lo ha annunciato il responsabile della Vigilanza bancaria Bce, Andrea Enria, ribadendo le anticipazioni di Christine Lagarde.
“Ma ci aspettiamo – ha aggiunto Enria – che i piani di distribuzione siano prudenti e commisurati alla capacità di generazione di capitale interno delle banche e al potenziale impatto di un peggioramento della qualità delle esposizioni, anche in scenari avversi”.
Guida la corsa Unicredit (+2,51%), davanti a Banco Bpm (+1,73%) e a Intesa Sanpaolo (+1,12%). Nel gestito, brilla Poste Italiane (+1,08%). La maglia nera del giovedì tocca a Unipol (-1,98%), che ritraccia dopo il rally della giornata di mercoledì.
ASSE NELLA CYBERSECURITY TRA LEONARDO E TINEXTA
In evidenza Leonardo (+2,2%), che ha siglato con Tinexta (+0,49%) un accordo per collaborare su progetti in ambito Industry 4.0 e per la sicurezza dei dati del sistema produttivo del Paese. Banca Akros ha confermato sul titolo rating buy con prezzo obiettivo 9,25 euro.
Debole il comparto sanitario, soprattutto Diasorin (-1,19%) e Amplifon (-0,65%). In controtendenza Recordati (+0,77%). Tendenzialmente negative le utility.
DANIELI +4,7% FARÀ IL CHECK UP DI MARCEGAGLIA
Sotto i riflettori Danieli (+4,7%): Equita (rating buy, target 23,7 euro) ha segnalato che il gruppo siderurgico Marcegaglia ha sottoscritto un nuovo contratto con l’azienda friulana per l’aggiornamento tecnologico del laminatoio di Gazoldo degli Ippoliti in Italia.
JUVENTUS +0,48%: PIACE L’AUMENTO POST COVID
Chiude in terreno positivo Juventus (+0,48%) dopo un classico contropiede avviato con la conferenza stampa del gruppo. Ieri, il Cda ha esaminato gli impatti derivanti dal protrarsi della pandemia da Covid-19 e i principali dati economico-finanziari di aggiornamento del Piano di sviluppo per gli esercizi 2019/2024 approvato a settembre 2019, prima dell’inizio della diffusione della pandemia, e ha definito le linee guida di un rafforzamento patrimoniale mediante aumento di capitale fino a massimi 400 mln euro.
AIM, CORRONO SOSTRAVEL ED eVISO
Da segnalare Sostravel.com (+6,6%). La società propone ai passeggeri aerei l’accesso a una piattaforma digitale integrata volta a garantire la possibilità di usufruire di una serie di informazioni e servizi collegati al viaggio. SosTravel.com nasce come conferimento di ramo d’azienda da parte della controllante Safe Bag, società già quotata su Aim Italia dal 2013.
Sull’Aim denaro su eVISO (+5,28%) dopo che l’azienda ha perfezionato l’acquisizione dell’ulteriore partecipazione del 20% nel capitale sociale di Gd System, azienda attiva nello sviluppo di software e nella manutenzione sistemistica avanzata.