Regge la piazza di Milano, in una giornata fiacca per i mercati finanziari mondiali, mentre il presidente del consiglio incaricato Paolo Gentiloni sale al Colle per scegliere la riserva. Il Ftse Mib chiude a +0,42%, 18.370 punti; lo spread arretra del 5,98% a 160,40 punti base, rendimento 2,01%. Fra i protagonisti, nel bene e nel male, Eni (+3,72%), Mps (+3,69%) e Unicredit (-3,04%).
Piazza Affari risulta la migliore in Europa: Madrid si ferma a +0,18%; mentre scivolano in rosso Parigi -0,07%; Francoforte -0,12% e Londra -0,92%%. L’euro recupera un po’ sul dollaro: +0,52% e scambia a 1,06.
La cautela prevale, in apertura, a Wall Street, dopo l’ottava da record chiusa venerdì scorso, la migliore dalle elezioni presidenziali. C’è attesa per la riunione della Fed, in calendario domani e mercoledì. Si scommette su un aumento dei tassi; sarebbe il primo da dicembre 2015
Fra i protagonisti della giornata finanziaria svetta il petrolio che, dopo l’accordo fra i paesi Opec e non Opec siglato nel weekend, viaggia in crescita del 2,69% a 55,79 dollari al barile (Brent) e 53,05 dollari il Wti. La prospettiva che nazioni come la Russia, l’Oman e l’Azerbaijan taglino la loro produzione di 558.000 barili al giorno e si uniscano ai tagli da 1,2 milioni di barili al giorno deciso dai paesi Opec, spinge al rialzo l’oro nero. Una svolta, che però non frena, per ora, l’emorragia di petrodollari, dai mercati azionari e obbligazionari, almeno secondo la società di ricerca eVestment. Nei primi tre mesi di quest’anno infatti i fondi sovrani avrebbero riscattato 38 miliardi di dollari dagli asset manager, mentre nel 2015 i deflussi sarebbero stati di 44 miliardi. All’origine le quotazioni del greggio, scese fino a 27 dollari il barile nel gennaio scorso e risalite in zona 56 dollari. Ancora non basta però, per arginare la fuga di capitali, secondo i ricercatori, le quotazioni devono fare altra strada.
Intanto alla Borsa di Milano brillano Eni +3,72%, Tenaris +2,72% e Saipem +2,92%. Il cane a sei zampe galoppa anche per l’accordo con il gruppo russo Rosneft per cedere il 30% della concessione Shorouk, nell’offshore dell’Egitto. Valore 1,125 miliardi di dollari più il rimborso pro quota degli investimenti già sostenuti, pari a 450 milioni di dollari. Il titolo chiude a 14,78 euro.
Volatile il comparto bancario, dove svetta Mps +3,69%, che tenta un recupero dal tonfo di venerdì. Intanto il cda si riunirà mercoledì per riaprire la conversione di bond subordinati, coinvolgendo anche i piccoli risparmiatori ed evitare così l’intervento del Tesoro. I lancio dell’operazione potrebbe avvenire giovedì. Ubi +1,26%, sull’attesa dell’acquisto delle tre Good Bank (Etruria, Marche e Carichieti). Il Fondo Atlante potrebbe presentare a giorni un’offerta di 2,3 miliardi per i crediti deteriorati dei tre istituti, venendo incontro alle richieste inderogabili poste dall’istituto guidato da Victor Massiah per realizzare l’operazione. Precipita invece Unicredit, -3,04%, in attesa della presentazione del nuovo piano industriale domani a Londra. Nel frattempo l’istituto ha perfezionato la cessione di Pioneer ad Amundi, per un controvalore di 3,5 miliardi
Ben intonata Fca, +1,07%, che, secondo indiscrezioni, presenterà un nuovo veicolo completamente elettrico al Consumer Electronic Show (Ces) di Las Vegas. Fuori dal paniere principale balzo di Trevi (+12,3%) che, attraverso la controllata Drillmec, si è aggiudicata alcune commesse in America Latina e Medio Oriente pari a complessivi 160 milioni di dollari, per lavori nel settore oil & gas.
Giornata negativa per Buzzi, -2,31%; Italgas -2,61%.