Viaggia ancora in positivo la Borsa di Milano, che a metà mattina guadagna poco oltre il punto pecentuale (+1,10). Al momento Piazza Affari è comunque la maglia rosa fra i principali listini europei, seguita da Parigi (+1,01%), Francoforte (+0,63%) e Londra (+0,43%).
Ieri l’asta del Tesoro italiano è andata oltre ogni più rosea aspettativa: i rendimenti dei Bot annuali sono crollati al 5,9% al 2,7%, assai meglio del 3,5% a cui erano scambiati in mattinata titoli a scadenza analoga. La Borsa esulta. Lo spread, finalmente, scende a quota 475. Mario Draghi, davanti ai colleghi del direttorio Bce, assapora la prima vittoria della sua gestione: anche se ogni entusiasmo è prematuro, i prestiti della Bce alle banche cominciano ad affluire sul debito sovrano. Poi, chissà, anche a sostegno dell’economia, come non è ancora riuscito né alla Fed né alla Bank of England.
La delusione per i dati economici americani peggiori delle attese (consumi e richieste di sussidi disoccupazione) ha solo in piccola parte condizionato la festa della Borsa di Milano, che ha chiuso in rialzo del 2% a fronte dell’andamento piatto di Parigi e del calo dello 0,2% di Londra. Difficile, del resto, trovare un aspetto men che positivo nella mattinata della rivincita dei Bot e dei Bonos spagnoli. Per più ragioni. Innanzitutto sono stati piazzati tutti i 12 miliardi di titoli previsti. Oltre ai Bot a 12 mesi, che a questi prezzi possono rappresentare un’arma tattica per alleggerire l’offerta di titoli a lungo termine, il mercato ha assorbito anche titoli a 6 mesi all’1,60%. Il risultato dell’asta, inoltre, ha avuto un effetto positivo sui Btp decennali: il rendimento è caduto di 38 punti base al 6,57% e lo spread con il Bund tedesco è sceso a 475 punti. Intanto, a Madrid, la Spagna ha raddoppiato il quatitativo dei Bonos in offerta da 5 a 10 miliardi di euro approfittando della brusca caduta dei rendimenti. L’euro si sta nettamente rafforzato ed è arrivato in serata a 1,281 contro il dollaro, da 1,271 della chiusura precedente.
Una volta tanto, a trainare l’America al rialzo sono i dati europei, in grado di compensare le note deludenti in arrivo dell’economia a stelle e strisce. Delude il dato sui consumi (al netto delle vendite di auto) sceso dello 0,2%, contro attese di +0,3%. Salgono intanto le richieste di sussidi di disoccupazione salite a 399mila (da 372mila). Ma Wall Street, grazie all’Europa, chiude comunque interreno positivo: Dow Jones +0,17, Standard & Poor’s 500 +0,23%, Nasdaq +0,51%.
In serata, a Borsa chiusa, è giunta la notizia dell’accordo tra Unipol e Premafin. Il piano prevede: prima un’Opa sulla Premafin promossa da Unipol, gruppo finanziario, quindi un aumento di capitale della stessa Premafin, a seguire la ricapitalizzazione di Fonsai. Infine un’iniezione di mezzi freschi in Unipol. Prende così corpo la seconda compagnia assicurativa italiana con una quota del 32% nel ramo danni, il 10% nel vita. Escono così di scena i Ligresti, nonostante le resistenze dell’irriducibile Paolo, che ancora ieri sera ha rinviato a stamane il sofferto sì. Fondiaria-Sai ieri è salita del 7,2%, Unipol è scesa del 4,3%, Premafin ha chiuso invariata.
In Borsa la caduta dei rendimenti dei titoli di Stato italiani si è trasformata in un poderoso rialzo per le banche. Unicredit è schizzata all’insù del 13,5% spinta dalla notizia che Citigroup ha alzato il giudizio a buy.
Secondo il Financial Times, sia il fondi di Abu Dhabi Al Aabar, frote del 5% del capitale, che gli azionisti libici che hanno in tutto il 7,2% si diluiranno in maniera significativa al termine dell’operazione. Al contrario, in questi giorni ci sono stati massicci acquisti da parte di hedge fund Usa, inglesi e norvegesi. Secondo gli operatori, scrive il giornale, circa un quarto dei diritti resterà inoptato mentre per la banca la quota non sottoscritta non supererà il 5%.
Il recupero delle quotazioni dei titoli di Stato è vero e proprio ossigeno per i bilanci delle banche italiane, costrette dall’Eba a severe svalutazioni mark to market. Pop.Milano è salita del 6,5%, MontePaschi +8,8%, Banco Popolare +4%, Intesa +4%, Mediobanca +8%, Ubi Banca 6,2%.
Piazza Affari ha ben resistito al rialzo anche quando nel pomeriggio i dati Usa hanno azzerato i guadagni delle altre Borse. A metà seduta Wall Street registra un calo dello 0,2% sia per il Dow Jones che per l’S&P, dopo il deludente dato sui consumi Usa di dicembre. La crescita è stata solo dello 0,1%, contro attese di +0,3%. Particolarmente deludente il dato sui consumi al netto delle vendite di auto, scese dello 0,2%, contro attese di +0,3%. A novembre entrambi gli indici erano saliti dello 0,2%.
Anche dal mercato del lavoro Usa sono venute indicazioni prudenti. La settimana scorsa le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono salite a 399mila da 372mila della settimana precedente. Gli economisti se ne aspettavano 375mila. L’indice della Fed di Philadelphia sull’attività delle imprese è stato corretto al ribasso per il mese di dicembre e si è attestato a quota 6,8 punti dai 10,3 punti precedenti.
A frenare la Borsa di Londra (-0,2%) ha contribuito il crollo di Tesco, finita in ribasso del 16%: la principale catena inglese di grandi magazzini ha annunciato risultati delle vendite natalizie molto inferiori alle previsioni.
In forte rialzo a Milano i titoli del risparmio gestito: Mediolanum +5,5%, Azimut +2,9%. Fra i titoli industriali, la star è stata Prysmian, in rialzo del 4,3% grazie alla promozione a buy di Bank of America-Merrill Lynch. Finmeccanica ha guadagnato l’1,4%, StM +1,4%. Positivo il settore auto, con Fiat che è salita del 2,8%, Fiat Industrial +4,3%, Pirelli +1%. Telecom Italia avanza del 3,2%, Enel +2,2%.
Fra le poche blue chip negative, ha chiuso in calo Eni -0,5%, è scesa nettamente Atlantia -3,1% sui timori di una revisione peggiorativa del meccanismo di adeguamento delle tariffe. JP Morgan ha abbassato la raccomandazione a neutral da overweight.