Partenza con il turbo, chiusura in rosso. Milano apre la settimana in altalena, lasciando sul campo a fine giornata lo 0,45% poco sopra i 22.000 punti. La volatilità resta dunque sovrana a Piazza Affari mentre i listini europei chiudono la giornata con moderati rialzi: Londra +0,49%, Francoforte +0,44%, Parigi +0,19%. Regina si conferma Madrid con + 1,19%.
Ad aver pesato sulla Borsa milanese è stata ancora Fca che ha concluso la giornata con un ulteriore calo del 3,63% a 17,85 euro dopo la presentazione del nuovo piano industriale avvenuta venerdì 1° giugno. Hanno inciso però anche le banche che pagano il conto dell’incertezza sull’operato del nuovo governo Lega-M5S. Martedì alle 12 il premier Giuseppe Conte illustrerà il programma al Senato e subito dopo alla Camera, il voto di fiducia è atteso in serata e forse potrà dare chiarimenti sulle prime mosse del suo esecutivo. Nell’attesa i mercati osservano con nervosismo le dichiarazioni dei ministri in pectore e dei potenziali sottosegretari che già bisticciano, come si è visto sulla Flat tax.
A fare le spese della situazione, si diceva, sono innanzitutto le banche nonostante la Bca abbia fatto sapere di aver portato gli acquisti di titoli da parte dell’eurosistema, nell’ambito del programma di Quantitative easing, a 6,227 miliardi di euro la scorsa settimana dai 3,831 miliardi della settimana precedente.
Certo non è stato d’aiuto il giudizio di JP Morgan. Le banche italiane “sono le più esposte agli spread sui titoli sovrani, con un impatto medio negativo del 4,2% sui valori di libro per incrementi di 100 punti base dello spread BTp-Bund e di 50 punti base degli spread spagnoli e portoghesi” hanno rilevato gli analisti della banca americana che hanno tagliato i target price sulle banche italiane in media del 13%, per “tenere conto del maggior costo del capitale”. Sempre JP Morgan ha abbassato la raccomandazione su Intesa Sanpaolo e Ubi Banca a “neutral” da “overweight”. Il titolo preferito è invece UniCredit, su cui il giudizio resta “overweight”.
Proprio Unicredit è stato al centro dell’attenzione dopo le indiscrezioni del Financial Times che rilanciavano il flirt con la francese Société Générale, operazione peraltro smentita dai diretti interessati. Dopo un avvio in deciso rialzo, il titolo ha ripiegato chiudendo a 14,568 euro, in calo dello -0,83% mentre SocGen a Parigi ha mantenuto il vantaggio chiudendo a 38 euro (+0,9%). La banca francese ha accettato di pagare una multa di oltre 860 milioni di dollari per archiviare un caso aperto dalle autorità Usa e francesi riguardo allo scandalo Libor e alle tangenti in Libia. Intesa Sanpaolo ha terminato la giornata piatta. Le perdite maggiori hanno interessato ancora una volta le ex popolari: Ubi Banca – 3,16%, Bper – 2,94%, Banco Bpm – 2,93%.
A risollevare Piazza Affari non è bastata Wall Street che ha aperto in rialzo e visto il nuovo record di Amazon, secondo titolo del listino subito dopo Apple, dopo aver superato la soglia degli 800 miliardi di capitalizzazione da gennaio ad oggi. Gli acquisti si sono così concentrati sulle utilities che si sono mosse in controtendenza e hanno ripreso quota dopo le perdite dei giorni scorsi dovuti all’effetto collaterale dell’incertezza politica: Italgas ha guidato il Ftse Mib con +2,79%, A2A + 2,42%, Hera in rialzo del 2,5% a 2,7 euro, Enel +1,12% a 4,78 euro e Terna + 1,26% a 4,6 euro. Le utility, esposte più di altri comparti sul piano della leva finanziaria, beneficiano della discesa dello spread in calo a 218 punti base, circa 20 punti in meno rispetto a venerdì. In deciso ribasso anche il rendimento del BTp benchmark decennale che ha chiuso al 2,6%, rispetto al 2,77% dell’ultimo riferimento. Si allenta la tensione anche sulle scadenze brevi, con il rendimento a due anni che torna abbondantemente sotto l’1% e si attesta allo 0,80%. Sostanzialmente invariato l’euro-dollaro a 1,1692.