Finale da incubo per i listini europei, che chiudono in profondo rosso la prima seduta di dicembre. Dopo un avvio incerto le piazze continentali hanno preso con determinazione la via delle vendite a seguito di Wall Street, a sua volta in calo, con Donald Trump che ha riaperto un fronte dazi con l’America Latina ed è partito nuovamente all’attacco della Federal Reserve.
In chiusura: Francoforte -2,02%; Parigi -2,01%; Madrid -2,05%; Londra -0,83%
Piazza Affari paga all’incertezza il prezzo più alto e si allontana da 23 mila punti, scendendo a 22.728, -2,28% rispetto alla chiusura di venerdì. Fuori del listino principale si registra molta vivacità nel settore dell’editoria. Cir, +12,21%, guida i rialzi (Cofide +7,78%), in attesa di una nota del cda sulla preannunciata offerta di Exor (-1,99%), per rilevare la quota di controllo del gruppo editoriale Gedi (sospesa, tutta la seduta in attesa di un comunicato stampa).
Sul Ftse Mib invece non ci sono titoli positivi, mentre i danni maggiori sono a carico del settore delle utility, che soffrono l’innalzamento dello spread. Il differenziale fra decennale italiano e tedesco si porta a 161 punti base (+1,81%), con un rendimento del Btp dell‘1,33%. Lo scontro sul Mes continua ad animare la scena politica italiana, mentre il numero uno della Bce Christine Lagarde, nel suo discorso introduttivo davanti alla Commissione economica e monetaria del Parlamento europeo, avverte che l’economia dell’Eurozona “rimane debole” e che “la debolezza è soprattutto dovuta a fattori globali”. La politica monetaria però può rispondere in modo efficace, come ha già fatto, “anche in presenza di fattori esterni negativi”.
Dal fronte macro erano apparsi incoraggianti in mattinata gli indici Caixin in Cina, che avevano evidenziato un’attività manifatturiera in risalita a novembre. Ciò non è bastato però a tenere la diga pomeridiana, rotta dai Tweet di Trump, secondo il quale Brasile e Argentina, sono colpevoli di aver approfittato di “una massiccia svalutazione delle loro monete, creando problemi all’agricoltura USA”. Da questa premessa la decisione del ripristino delle “tariffe su tutto l’acciaio e l’alluminio che viene spedito negli Stati Uniti da quei paesi”. E per mettere un fermo a questa deriva il presidente vuole l’appoggio della banca centrale: “Abbassare i tassi e allentare – Fed!”.
L’euro recupera terreno sul biglietto verde e al momento scambia a 1,108. L’oro è in lieve regresso a 1470,95 dollari l’oncia. Rimbalza il petrolio: Brent +1,16%, 61,19 dollari al barile, nella speranza che l’Opec, il 5 dicembre a Vienna, prolunghi i tagli alla produzione, contando anche sull’Arabia Saudita che desidera sorprendere positivamente il mercato in vista della quotazione in Borsa di Saudi Aramco.
I titoli oil di Piazza Affari non agganciano però la ripresa dell’oro nero e si fermano negativi: Eni -1,04%; Saipem -1,78%; Tenaris -1,8%. Il lunedì per loro non è neppure troppo nero se confrontato con le perdite di Recordati -5,01%; A2a -4,36%; Italgas -4,35%; Leonardo -4,29%; Hera -4,05%; Snam -3,75%; Enel -3,66%; Nexi -3,59%; Ferrari -3,39%.
Fra le banche Unicredit cede l‘1,54%, alla vigilia del piano industriale e dopo l’annuncio dell’uscita dalla jv con Koc sull’istituto turco Yapi Kredi di cui ora la banca italiana deterrà poco meno del 32% circa dal 41% precedente.
Nel settore Mps cede il 2,98, dopo che Repubblica, sabato, ha scritto che la Ue si oppone alla cessione ad Amco dei crediti deteriorati. In controtendenza Banca Profilo +7,04%.
Telecom lascia sul campo il 2,69%. La società ha reso noto oggi di aver perfezionato la cessione del proprio 70% in Persidera a F2i TLC 2 e a EI Towers, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni dalle autorità competenti.
La seduta è stata interessante soprattutto per la partita in corso su Gedi, già sotto i riflettori qualche settimana fa per la sfida lanciata da Carlo De Benedetti ai figli, con il patriarca che voleva ricomprare l’editore di Repubblica, Espresso, Stampa e Secolo XIX, da Cir a 0,25 euro per azione. Oggi Cir ha toccato i massimi dalla primavera scorsa visto l’interesse di Exor. Secondo Equita Sim, la cessione della sua quota in Gedi a un prezzo ipotetico di 35 centesimi per azione farebbe incassare 77 milioni al gruppo Cir portando la cassa a disposizione della holding sopra quota 300 milioni e aumentando l’interrogativo sui possibili utilizzi delle risorse. Per Exor, secondo Mediobanca Securities, l’operazione sarebbe positiva perché aumenterebbe la diversificazione nel comparto media (che conta anche la quota in The Economist) senza avere impatti significativi sull’indebitamento che resta intorno al 10% degli attivi e si appresta a scendere nel caso vada a buon fine l’alleanza tra Fiat Chrysler (-0,95%) e Peugeot che comporterebbe il pagamento di un dividendo straordinario ai soci del gruppo italo-americano.
Restando nella galassia Agnelli, la Juventus -0,59%, è una delle big cap migliori nel giorno dell’avvio dell’aumento di capitale.
Mediaset, -1,75%: il tribunale civile di Milano ha fissato al 6 dicembre la data dell’udienza riguardante il ricorso cautelare di Vivendi e Simon Fiduciaria contro il progetto di fusione di Mediaset e Mediaset Espana nella holding olandese MediaforEurope (MFE).