Scotta ancora quella bruciatura di inizio agosto, quando i listini sembravano sprofondare in un buco senza fondo. Sprazzi di sereno sono poi tornati, ma gli investitori sono ancora incerti. Archiviato il discorso di Jerome Powell a Jackson Hole, che ha confermato la prospettiva di un taglio dei tassi Usa da settembre, i riflettori restano puntati soprattutto sul comparto dei tech che ha corso all’impazzata nella prima parte dell’anno, ma poi ha mostrato qualche scricchiolio. A preoccupare c’è però anche il settore del lusso, così penalizzato dalla crisi dei consumi in Cina e quello farmaceutico così indebitato. Mentre sullo sfondo restano le tensioni in MedioOriente e le elezioni Usa.
Gabriel Debach, Italian market analyst di eToro, community social di investimenti con 38 milioni di utenti nel mondo, delinea le prossime linee dei mercati: da inizio mese il settore dei consumi discrezionali, delle utilities e sanitario hanno mostrato i maggiori rialzi, segno che l’appetito per il rischio azionario è tornato, sebbene con un po’ di cautela. La tempesta estiva ha messo alla prova i mercati, ma le fondamenta rialziste rimangono solide. L’interesse per la tecnologia rimane centrale, ma nonostante l’euforia generale per l’AI, vi è ancora una certa distanza tra l’entusiasmo e investimenti pienamente razionali. Il settore farmaceutico, che gode del successo di farmaci contro il cancro, il diabete e l’obesità, potrebbe vedere un miglioramento dai tagli dei tassi, visto che il settore è notoriamente molto indebitato. Spunti di ricoperture potrebbero esserci sul settore lusso.
Quel brusco calo di inizio agosto è stato solo un temporale estivo o qualcosa di più?
Un temporale estivo che ha comunque risvegliato lati intorpiditi del mercato. Nonostante i mercati abbiano per lo più recuperato le vendite, il mercato è tornato a rivedere la correlazione negativa tra azioni e obbligazioni, con quest’ultime che ritornano nei portafogli degli investitori. Il timore dell’inflazione sembra ora lasciare il terreno alla recessione, con la geopolitica di sfondo (si veda l’oro su massimi storici quale barometro) mentre l’infiammata della volatilità e del VIX riporta gli investitori in guardia sui prossimi eventi futuri. Ma il rimbalzo non deve far dimenticare come qualcosa sia cambiato. Nonostante il rinnovato interesse sui semiconduttori e sulle Big Tech, da inizio mese sono i settori difensivi a guidare Wall Street. Da inizio mese il settore dei consumi discrezionali, delle utilities e sanitario hanno mostrato i maggiori rialzi, segno che l’appetito per il rischio azionario è tornato, ma con un pizzico di cautela insito in esso. Si osservi come l’indice equiponderato sullo S&P 500 abbia registrato nuovi massimi storici prima del ponderato S&P 500.
Sembra ora che il peggio sui mercati sia alle spalle e torna qualche acquisto. E’ vero rialzo o dobbiamo temere altri scrolloni?
Nonostante le forti vendite che in soli 3 giorni hanno colpito i mercati, alla fine la correzione sullo S&P 500 è stata meno del 10%. Nulla quindi di allarmante. Le correzioni sono una parte inevitabile del ciclo dei mercati. I pullback del 5% o più si verificano più di tre volte l’anno, quelli del 10% una volta l’anno, e correzioni del 15% ogni due anni. Sebbene la volatilità attuale possa sembrare inquietante, è utile ricordare che i periodi di alta volatilità spesso anticipano rendimenti positivi nei sei mesi successivi. Mentre la tempesta estiva ha messo alla prova i mercati, le fondamenta rialziste rimangono solide. Le incertezze e le correzioni fanno parte del normale ciclo di mercato. La prossima risposta dei mercati ai tanti attesi tagli dei tassi, attesi a settembre, e delle prossime elezioni statunitensi potrebbero portare a nuove giustificazioni di preoccupazione.
I tech: nonostante cerchino di riprendersi dal profondo calo di inizio agosto, il mercato teme che non abbiano terminato di sgonfiarsi
La recente correzione ha contribuito ad alleggerire alcune valutazioni e a riconsiderare il peso del settore nei portafogli degli investitori. Tuttavia, l’interesse per la tecnologia rimane centrale: l’indice XLK è ancora a circa il 5% dai suoi massimi storici, con la scorsa settimana che ha segnato la miglior performance settimanale da Novembre 2022, segno che la fiducia nel potenziale a lungo termine del settore non è stata scossa. Gli investitori stanno analizzando attentamente le trimestrali alla ricerca di segnali che gli ingenti investimenti in tecnologia e infrastrutture legate all’AI stiano cominciando a produrre risultati concreti. Tuttavia, le incertezze persistono. Da un lato, c’è chi parla di una potenziale bolla nel settore tech, dall’altro, si sostiene che gli attuali investimenti possano essere razionali considerando le prospettive future. Come accade spesso nelle fasi di entusiasmo del mercato, è difficile prevedere il momento in cui l’hype potrebbe esplodere, e il rischio di restare “con il cerino in mano” è sempre presente. Meta, per esempio, ha spostato il focus dall’efficienza alle ingenti spese in Capex, con Mark Zuckerberg che sottolinea l’importanza di anticipare i tempi: “Preferirei rischiare di potenziare le capacità prima che siano necessarie, piuttosto che farlo troppo tardi, data la lunga tempistica necessaria per avviare nuovi progetti infrastrutturali…. le aziende che stanno investendo stanno prendendo una decisione razionale. Perché lo svantaggio di essere indietro è che sei fuori posizione per la tecnologia più importante per i prossimi 10 o 15 anni”. Anche se Nvidia è riuscita a mantenersi a soli -4% dai suoi massimi storici, altri titoli legati all’AI non hanno seguito lo stesso trend. Super Micro Computer, ad esempio, ha perso il 47%, mentre ARM è scesa del 29%. Questi movimenti contrastanti indicano che, nonostante l’euforia generale per l’AI, vi è ancora una certa distanza tra l’entusiasmo e investimenti pienamente razionali.
Quali sono le indicazioni per il settore del lusso, che ha risentito così fortemente dell’assenza dei consumatori cinesi?
Il settore del lusso sta attraversando un periodo di incertezza significativo, principalmente a causa della debolezza della domanda cinese, un mercato cruciale per il segmento. Lvmh, il più grande conglomerato mondiale di beni di lusso, ha riportato una contrazione dei ricavi dell’1% nel primo semestre del 2024, con una crescita organica limitata all’1%. Questo risultato rappresenta il tasso di crescita più basso dal 2009, escludendo l’eccezionalità della pandemia. Il calo della domanda ha avuto un impatto diretto anche sui margini operativi di Lvmh, che si sono compressi di 2 punti percentuali. La mancanza di previsioni per la seconda metà del 2024 da parte del management di Lvmh aggiunge ulteriore incertezza alle prospettive a breve termine dell’azienda. Tuttavia, i segnali di debolezza non si limitano solo a Lvmh. Burberry ha riportato un calo del 21% nelle vendite comparabili a livello globale nel primo trimestre del 2025, un peggioramento rispetto al 18% dello stesso periodo dell’anno precedente, evidenziando come l’incertezza macroeconomica stia impattando negativamente su tutte le regioni chiave (incertezza che ha portato il management a sospendere i pagamenti di dividendi nell’anno). Anche altri attori del settore del lusso, come Swatch e Richemont, hanno segnalato una significativa riduzione della domanda in cinese. Questo trend negativo suggerisce che il rallentamento economico della Cina rimane grave e potrebbe estendersi oltre il settore immobiliare, influenzando ulteriori comparti economici. Dopo aver resistito alle pressioni dei rialzi dei tassi, il settore del lusso si trova ora a dover affrontare nuovamente le sfide poste dal rallentamento cinese e dalle incertezze macroeconomiche globali. Non sorprende, quindi, che Lvmh sia attualmente tra le azioni a maggiore capitalizzazione più shortate nell’area Emea, secondo l’ultimo Shortside Crowdedness Report di Hazeltree. Tuttavia, con il titolo in calo di oltre il 23% rispetto ai recenti massimi storici e un rapporto P/E NTM al di sotto della media, non sarebbe inaspettato vedere un tentativo di recupero del titolo e del settore, cercando di risalire la china dalle forti vendite subite.
Come vede il settore farmaceutico, tra farmaci contro obesità, diabete e cancro, mentre pesa il suo indebitamento?
Il settore farmaceutico si sta dimostrando estremamente dinamico e resiliente, con alcune aree che stanno trainando la crescita nonostante le sfide globali. Un tema centrale è sicuramente quello dei farmaci anti-obesità, che continua a sostenere aziende come Novo Nordisk ed Eli Lilly. Novo Nordisk, in particolare, è diventata la prima azienda europea per capitalizzazione di mercato, mentre Eli Lilly ha visto un incremento delle sue azioni di circa il 59% dall’inizio dell’anno, posizionandosi come la migliore performance tra tutte le società sanitarie con una capitalizzazione superiore ai 50 miliardi di dollari. Questo successo è stato alimentato dalla forte domanda per i suoi farmaci chiave, come Mounjaro, utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2, e Zepbound, per la perdita di peso. Il successo di questi farmaci ha dissipato i timori di una possibile sopravvalutazione del mercato e ha portato Eli Lilly a rivedere al rialzo le previsioni per l’intero anno 2024. Le vendite combinate di Mounjaro e Zepbound hanno superato ampiamente le aspettative per il secondo trimestre, contribuendo a consolidare la leadership dell’azienda nel settore. Per Novo Nordisk, i farmaci Ozempic e Wegovy hanno avuto un impatto significativo, rappresentando circa il 57% delle sue vendite. Sul fronte europeo, AstraZeneca sta continuando a rafforzare la sua posizione come la società quotata più preziosa del Regno Unito (diventando la prima azienda inglese ad essere valutata più di 200 miliardi di sterline), grazie ai suoi progressi sui farmaci antitumorali. L’azienda ha registrato una crescita del 18% dei ricavi totali nel primo semestre del 2024, alimentata dalla domanda solida per i suoi farmaci chiave. Questo ha permesso ad AstraZeneca di aumentare le previsioni per l’intero anno, con una crescita a doppia cifra percentuale prevista sia per i ricavi totali che per l’utile per azione. I risultati positivi degli studi clinici e le nuove approvazioni promettono di sostenere ulteriormente la crescita futura dell’azienda.
Nel complesso, il settore farmaceutico potrebbe attrarre nuovamente l’interesse degli investitori, specialmente in un contesto di rotazione settoriale e di posizionamento difensivo, considerando la possibilità di tagli dei tassi che potrebbero favorire il settore, notoriamente indebitato. Nonostante la sottoperformance del settore sanitario XLV nel 2023, che ha registrato un calo del 19% rispetto allo S&P 500, le recenti performance delle principali aziende farmaceutiche suggeriscono una ripresa del comparto, supportata dalle innovazioni terapeutiche e dal crescente bisogno di soluzioni sanitarie a livello globale.
Siamo in vista del primo taglio dei tassi Usa dalla pandemia. L’ha convinta il discorso di Powell a Jackson Hole?
Il presidente della Fed Powell ha fornito l’elemento che gli investitori cercavano nelle sue osservazioni a Jackson Hole: la chiarezza sui tagli dei tassi. Powell ha riconosciuto la diminuzione dei rischi per l’inflazione e l’aumento dei rischi per l’occupazione, affermando che è giunto il momento per la Fed di adeguare la politica. Per quanto riguarda la tempistica, è quasi impossibile per la Fed trovare un punto d’incontro. O tagliare i tassi col rischio che sia troppo presto e rischiare quindi una risposta reflazionistica o aspettare e rischiare un crollo del mercato del lavoro. Questa è la realtà della dipendenza dai dati. Alcuni investitori avrebbero potuto sperare in una maggiore chiarezza in merito all’entità dei tagli dei tassi, ma si trattava di un’eventualità sempre molto remota. Alla fine, il presidente Powell ha fornito ciò che il mercato desiderava, ossia la certezza della politica monetaria della Fed per il futuro, aprendo la porta al primo taglio dei tassi in più di quattro anni.
Quali settori beneficeranno del taglio dei tassi e quali ne verranno colpiti? Il cross euro/dollaro ? L’oro? Il bitcoin?
Sarà importante monitorare i settori più sensibili alle dinamiche economiche e ai tassi di interesse, dal real estate al settore finanziario, con particolare attenzione alle mid cap, che hanno mostrato un ritardo significativo nel rally attuale. L’oro sta già anticipando tale movimento, beneficiando di un contesto favorevole che ha rafforzato il suo ruolo di bene rifugio, superando il Bitcoin, spesso chiamato “oro digitale”. I rischi geopolitici, l’incremento degli acquisti da parte delle banche centrali e la discesa dei tassi reali stanno creando le condizioni ideali per la sua crescita. La ricerca di diversificazione da parte degli investitori, in un momento in cui gli indici azionari raggiungono nuovi massimi storici, completa il quadro perfetto per il rialzo dell’oro. Nonostante i deflussi dagli ETF sull’oro dall’inizio dell’anno, il metallo prezioso continua a registrare guadagni. Interessante notare che, se da un lato gli ETF mostrano un interesse limitato, dall’altro i consumatori americani stanno acquistando sempre più lingotti d’oro, come dimostrano le vendite presso Costco. Nonostante la recente correzione, la corsa del Bitcoin resta impressionante +37% circa da inizio anno, circa il doppio di quello dello S&P 500 (al momento a circa i 18%). Teoricamente un taglio dei tassi sarebbe positivo sul crypto asset, ma non andrei a forzarne la mano.
E in Europa? Attende altri tagli dei tassi dalla Bce quest’anno e di che entità?
La Bce ha già intrapreso il percorso di riduzione dei tassi, tagliandoli più di due mesi fa. I mercati continuano ad anticipare ulteriori interventi, aspettandosi circa mezzo punto percentuale di nuovi tagli entro la fine dell’anno. Le previsioni attuali indicano una probabilità del 90% per un taglio di 25 punti base del tasso di deposito, portandolo al 3,5% già a settembre, con la possibilità di almeno un’atra mossa successiva prima della fine dell’anno. Queste aspettative riflettono il desiderio della BCE di mantenere sotto controllo l’inflazione, bilanciando al contempo il rallentamento economico.
E poi in vista ci sono le elezioni Usa. Quanto potrebbero incidere sui listini? Come si sono mossi in passato negli anni elettorali?
La politica ha un impatto limitato sui rendimenti del tuo portafoglio di lungo termine. Analizzando i dati storici, si vede chiaramente che i crolli del mercato e le crisi economiche si sono verificati sia durante le amministrazioni democratiche che repubblicane. Nessun presidente, di qualsiasi partito, ha la capacità di controllare da solo un mercato azionario da 57 trilioni di dollari. I fattori predominanti per l’andamento del mercato sono stati sempre l’economia e gli utili aziendali, non chi occupa lo Studio Ovale. Gli anni elettorali tendono a essere positivi per i mercati. In media, i mercati azionari registrano rialzi del 14,4% negli anni di elezione. Tuttavia, indipendentemente da chi vincerà, esistono rischi che potrebbero generare volatilità, come l’inasprimento di una guerra commerciale o questioni legate alla gestione del debito. Volatilità a parte, è il business che conta.