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Borsa, Interpump entra tra i Big. Una storia di successi

L’ingresso della società nella Serie A del Ftse Mib premia una delle multinazionali più originali del capitalismo italiano – Nata 43 anni fa, produce pompe idrauliche – Tante acquisizioni (65) senza mai sbagliare un colpo

Borsa, Interpump entra tra i Big. Una storia di successi

La promozione nell’indice principale non ha portato stamane fortuna alle due matricole che dal prossimo 22 giugno figureranno nel Ftse Mib: rallenta Inwit, la società delle torri che raccoglie le infrastrutture apportate da Tim e da Vodafone Italia. In rosso del 2% abbondante anche Interpump, che sbarca tra i Big 43 anni dopo la nascita, resa possibile da un’intuizione di Fulvio Montipò: l’utilizzo di componenti in ceramica, più affidabili e longevi, per fabbricare pompe idrauliche.

L’ingresso nella serie A del listino premia una delle multinazionali più originali del capitalismo italiano, che ha saputo evitare, da sempre, uno dei vizi di origine, cioè il nanismo, sfoderando la capacità (rara per le Pmi italiane) di crescere per linee esterne attraverso le acquisizioni: 67, sia in Italia che in Europa e Usa, espandendosi anche nell’oleodinamica ma senza correre avventure inutili o cedere alla tentazione della finanziarizzazione dell’imprese. Un cammino ponderato, come conferma la crescita senza strappi in Borsa che ha accompagnato l’ascesa tramite acquisizioni.

“Senza sbagliarne nemmeno una”, dichiara con orgoglio l’imprenditore, che si dice “vittima di un’ossessione buona, legata alla ricerca di sicurezza, quella che ti consente di vincere le sfide più ardue, molte inimmaginabili”. Il salto di qualità risale al 2005 quando Interpump mette a segno l’acquisizione di Hammelmann, specializzata in pompe ad alta pressione. “Il primo giorno avevo le lacrime agli occhi, era un’azienda con settant’anni di storia”, ricorda Montipò, laureato in sociologia da studente lavoratore. Non meno significativo l’acquisto dell’americana Nib, anno 2007, che ha permesso al gruppo di Sant’Ilario d’Enza di allargare ulteriormente la sfera d’azione all’altissima pressione, in particolare negli Stati Uniti.

La strategia non cambia sotto i cieli del coronavirus. La società ha appena annunciato l’acquisto dell’80% di Servizi Industriali, cui fanno capo i separatori centrifughi Macfuge, per 4 milioni di euro. “Con questa operazione – spiega il presidente – aggiungiamo un importante tassello alla nostra offerta di sistemi e componenti per il trattamento dei fluidi, un settore in rapida crescita grazie all’accresciuta attenzione verso l’impatto ambientale”. E altre mosse seguiranno presto, perché le occasioni non mancano e il costo del denaro invoglia.

Nonostante il dinamismo e la “passione” per lo shopping, Interpump peraltro brilla soprattutto per la continuità del trend di crescita che ha consentito al titolo di traversare la crisi con un invidiabile solidità: nel 2020 la quotazione si è mantenuta positiva anche grazie al buyback rinnovato lo scorso 17 marzo, all’inizio di una fase di estrema volatilità per i listini: la società negli ultimi due anni ha speso 54 milioni e 79 milioni di euro per il riacquisto dei titoli, e ha usato una parte delle azioni per l’acquisto di Reggiana Riduttori e Transtecno.

Il primo trimestre ha registrato risultati poco superiori alle attese in termini di profittabilità, grazie soprattutto al business Water Jetting. Nello specifico, il fatturato è stato pari a 344 milioni di euro, in linea su base annua in termini assoluti ed in calo dell’11,2% a livello organico (acquisizioni di Hydra Dyne, Reggiana Riduttori e Transtecno) a causa del coronavirus. Il 2019 si era chiuso con risultati in forte crescita. Le vendite nette nell’anno sono state pari a 1.368,6 milioni di euro, superiori del 7,0% rispetto alle vendite del 2018.

Insomma, una bella storia d’impresa, che può insegnare qualcosa in questi giorni ricchi di retorica. Perché, come ha detto lo stessi Montipò, la crescita di Interpump “è figlia di un sogno postbellico, della miseria più cattiva, del desiderio di riscatto. Probabilmente tra i giovani adesso c’è più intelligenza, visione, sono capaci di accelerazioni rapide. Allo stesso tempo, se chiedi di lavorare il fine settimana perché c’è da aggiustare una bronzina, ti dicono di no. La differenza la fa la fame, che è la madre di tutti i sogni”. Speriamo di non ritrovarci nelle stesse condizioni.

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