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Borsa in rosso. Rimbalzano le utilities, tonfo di Ferragamo e Mps

FIRSTonline

La correzione di rotta, dopo l’impetuosa ascesa del dollaro e dei rendimenti dei titoli di Stato Usa (1.500 miliardi di dollari di valore in meno sul mercato è dei bond) è scattata stamane, come previsto da vari osservatori. Rallenta la corsa della valuta Usa, trattata a 1,0811 (-0,7%) rispetto all’euro. Il T-Bond a 30 anni torna sotto il 3% e si raffredda anche l’ascesa del Bund tedesco.

In questo clima rallenta anche la pressione sul Btp decennale, sceso al 2% dal precedente 2,07%. Il rimbalzo dell’obbligazionario non favorisce peraltro un analogo recupero del settore bancario, su cui ormai si scaricano le tensioni pre-referendum.

Piazza Affari è in lieve ribasso: indice Ftse Mib -0,12%, attorno a quota 16,200 punti. In terreno positivo tutte le altre Borse. La Borsa di Parigi guadagna lo 0,7%. La Borsa di Francoforte avanza dello 0,3%, nel giorno della pubblicazione del Pil della Germania, salito meno del previsto. Londra guadagna lo 0,9%. Madrid +0,4%.

I dati macroeconomici diffusi dall’Istat mostrano che nel terzo trimestre l’economia italiana è tornata a crescere dopo lo stallo del secondo trimestre: nel periodo giugno-settembre l’incremento del Pil è stato dello 0,3%, meglio del +0,2% stimato dagli economisti. Mancano segnali di accelerazione dell’economia dell’Eurozona, cosa che lascia prevedere che la Bce decida di estendere il Qe nella prossima riunione di dicembre.

Petrolio in rialzo dopo tre sedute consecutive in calo: il Brent è scambiato a 45,4 dollari al barile (+2,2%). A Milano Eni sale dell’1,3%, Saipem +1,7%, Tenaris +1%. Il settore delle utilities, che ieri era ai minimi da tre anni, rimbalza di oltre l’1% con i rendimenti dell’obbligazionario europeo in ribasso dopo un sell-off durato sei settimane. Enel +1,9%, Terna +1%. Snam +2,3% dopo avere annunciato i risultati.

Tra i bancari recupera in parte Monte Paschi (-6,22%) dopo il tonfo in apertura (-11%). Ieri il Cda ha approvato il lancio di un’offerta pubblica di acquisto volontaria su 11 dei propri bond in circolazione, quattro di tipo Tier1 e sette Tier2, sull’intero valore in circolazione di circa 4,289 miliardi di euro. Il ricavato dovrà essere reinvestito in azioni di nuova emissione della Banca. Nell’operazione saranno coinvolti solo i bond subordinati e non i senior, ma l’opzione della conversione sarà offerta anche ai piccoli risparmiatori. L’offerta potrebbe essere estesa anche ai bond Fresh (un miliardo di nominale), tecnicamente non emessi direttamente dalla banca.

Kepler Cheuvreux (rating reduce e fair value a 4,9 miliardi post aumento di capitale) ha fatto presente che attualmente trattano al 18,03% del loro valore nominale. Per i bond Tier 2 il prezzo di offerta è 100% del nominale, mentre per i Tier 1 è dell’85%, oltre al rateo di interesse maturato. A seconda dell’emissione il prezzo di offerta implica un premio del 25-35% sull’ultimo prezzo.

Sale Cerved (+2%), che ha raggiunto l’accordo per acquistare la piattaforma di crediti in sofferenza della banca senese per 105 milioni di euro. Nel dettaglio, l’operazione prevede la cessione del veicolo (Juliet) che avrà in gestione un terzo delle sofferenze oggetto di cartolarizzazione e l’80% di quelle che si genereranno nei prossimi 10 anni.

Si spegne, almeno per ora, l’attenzione sul possibile merger tra Socgen e Unicredit (-3,6%). Ancora giù Intesa (-2,6%), Banco Popolare (-1,7%) e Ubi (-4,8%).

Da segnalare le vendite su Fiat Chrysler (-0,9%), che ha comunque dimezzato le perdite rispetto ai minimi della mattinata. Pesa l’azione giudiziaria in Usa sulle emissioni di alcuni veicoli Ram (per Banca Akros è possibile un impatto negativo fino a 1,2 miliardi di dollari), ma anche l’acquisto di Samsung dell’americana Harmann in alternativa a Magneti Marelli.

Tonfo di Ferragamo, in ribasso del 7,43%. La società del Lusso ha chiuso il terzo trimestre 2016 con ricavi pari a 303 milioni di euro, in lieve rialzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+1,7%). A cambi costanti il trimestre si chiude con un calo del 6% anno su anno. Il secondo trimestre si era chiuso con un calo del 3,7% del fatturato a cambi costanti. È andato molto male il canale all’ingrosso (-18% a cambi costanti) mentre continua a crescere il canale retail (+8,7%).

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