I mercati in Asia guadagnano ancora malgrado la caduta dell’export cinese
L’indice MSCI Asia Pacific registra nel primo pomeriggio dell’Estremo Oriente un guadagno dello 0,5%, limitando così a 9% la distanza dal massimo quinquennale raggiunto il 20 maggio scorso. Aiuta, naturalmente, la chiusura positiva di Wall Street di iersera. La riunione periodica della banca centrale giapponese non dovrebbe portare novità di rilievo, e gli acquisti di titoli sono visti continuare al ritmo precedente: alcuni si aspettavano acceleazioni, ma in effetti molto dello stimolo precedente è nella fisiologica pipeline e deve ancora esplicare i suoi effetti.
L’export cinese è caduto a giugno del 3% rispetto all’anno scorso. Il che non è necessariamente una cattiva notizia: sottolinea come la crescita, che pure continua, abbia come fonte principale la domanda interna e non l’export.
L’euro perde terreno a 1,278 e il leggero rafforzamento dello yen, che pure si mantiene sopra i 100 contro dollaro, non ha impedito alla borsa di Tokyo di segnare un leggero progresso. I mercati si attendono che alle prossime elezioni (del 21 luglio) il governo di Shinzo Abe possa rafforzare la sua maggioranza e mettere in cantiere le riforme per la crescita.
Il petrolio sale ancora, poco sopra i 104 WTI (107,8 Brent) – si tratta del livello più alto da 14 mesi – e l’oro è invece ridisceso a 1243 $/oncia.
http://www.bloomberg.com/news/2013-07-10/asian-stocks-rise-led-by-raw-material-suppliers-ahead-of-boj.html