La Borsa ha avviato la seduta in forte rialzo stamattina, superando anche il 2% di guadagno dopo la bufera di ieri, ma sta progressivamente limando i guardagni ed è ora in progresso di appena lo 0,08%.
Banca Mps ha provato a rialzare la testa a Piazza Affari dopo aver lasciato sul campo oltre il 14% ieri portando il bilancio da inizio d’anno a una perdita del 38%. Ma non riesce a sostenere la spinta e ora quota a -8%. Anche la Consob è scesa in campo vietando le vendite allo scoperto, mentre a mercati chiusi l’ad Fabrizio Viola ha definito “ingiustificato” il calo registrato dalle azioni e ha invece confermato la stabilità economica e finanziaria della banca, “evidenziata dai risultati degli Srep, dal miglioramento della gestione operativa come da risultati raggiunti nei primi nove mesi del 2015”.
Il manager ha inoltre dichiarato che Mps sta portando avanti il piano industriale in linea con quanto presentato agli investitori e alle autorità di vigilanza, “anche con riferimento alla gestione e cessione degli Npl dove ci stiamo in particolare concentrando – ha evidenziato ancora Viola – per ottenere risultati anche migliori rispetto al piano”.
A proposito dei crediti deteriorati, la stessa banca ha confermato in serata che la Banca centrale europea ha avviato anche nei confronti dell’istituto senese una valutazione. “Tale attività – ha spiegato l’istituto – ha per oggetto la strategia, la governance, i processi e le metodologie di gestione dei non performing loans. Non si registra pertanto alcun elemento di novità rispetto ai dati diffusi nel contesto dell’approvazione dei dati trimestrali al 30 settembre 2015”.
Le Popolari sono partite tutte in rialzo (Bper del 3,37%, Banco Popolare del 2,1%, Bpm del 2,27%), così come le grandi banche: Intesa Sanpaolo del 3,6%, Ubi (+2,97%), Unicredit (+1,68%) e Mediobanca (+3%).
Al momento, però, Intesa ha ridimensionato il balzo a +2,7%, Bper -0,98%, Bpm +0,31%, Banco Popolare -5,19% e ora è passata in asta di volatilità. Banca Carige – 4,96%. Mediobanca lima i guadagni a +1,8%, Ubi +0,65% e Unicredit +0,24% nel segno di una forte volatilità e incertezza.
In Asia a sorpresa Tokyo è riuscita a chiudere in positivo una seduta altalenante tra perdite e guadagni dopo la diffusione del Pil cinese del 2015 sceso ai minimi da 25 anni. Dopo una iniziale flessione sui dati della crescita cinese, l’indice Nikkei dei titoli guida è riuscito a raddrizzare la seduta chiudendo in progresso dello 0,55% a 17.048,37 punti, aiutato da una ripresa dello yen. Il più ampio indice Topix ha guadagnato lo 0,18% a 1.390,41 punti. La seduta è stata piuttosto attiva con 2,17 miliardi di titoli scambiati sul mercato primario.
Shanghai, che ieri è arrivata a toccare i minimi da 13 mesi, è stata volatile in avvio di seduta per poi balzare sopra il 3% e chiudere a 3,25%. Bene anche Hong Kong a +2,07% (Prada +1,67%). Sotto la media l’indice del settore servizi che, dopo un avvio in territorio negativo, guadagna intorno a 0,9%.
Chiusura a +0,6% per Seul sulle attese per le misure di stimolo in Cina.