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Borsa in altalena dopo l’incarico ma l’auto tira il freno

I listini europei sono piatti a metà giornata, mentre a Piazza Affari il Ftse Mib cerca una direzione e lo spread sale e scende. In recupero le banche, bene Stm. Nel lusso in evidenza Moncler. Fca in ribasso, paga l’avvio della nuova guerra commerciale avviata dagli Usa. Soffre Telecom Italia. Frena il dollaro

Borsa in altalena dopo l’incarico ma l’auto tira il freno

In ripresa le Borse europee a partire da Piazza Affari che accoglie con un rialzo dello 0,16% circa (indice di poco sotto quota 23 mila) l’inizio delle consultazioni del premier incaricato Giuseppe Conte che, ironia della sorte, si è laureato con una tesi dal titolo: “Inadempimento prima del termine” che non suona di buon augurio.

Andamento simile a Parigi e Madrid, modesto calo per Francoforte -0,08% su cui pesano i dazi sull’auto minacciati dagli Usa. In netta perdita Bmw -2,6%, Daimler -1,7% e Volkswagen-2,7%. Il settore europeo perde oltre l’1,6%. In ribasso anche Deutsche Bank -1,3% che ha annunciato il taglio di migliaia di posti di lavoro. Nel 2018 il titolo ha già perso circa il 30%.

Pressione in altalena sui titoli di Stato. Il rendimento del Btp a dieci anni scende al 2,31% da 2,40% di ieri. Differenziale con il Bund a 186 punti base da 190, dopo aver toccato un minimo di 179. Differenziale con il Bono spagnolo a 95 punti base, sui massimi dal 2012.

Frena il dollaro, tornato sopra quota 1,17 (ora 1,1717), appesantito dalla tolleranza espressa dalla Fed nei verbali dell’ultima riunione verso un temporaneo superamento del target di inflazione del 2%.

Torna a scendere la lira turca, risalita ieri in serata grazie all’intervento della banca centrale, stamattina il cross dollaro lira si porta a 4,68 (+2,4%). Dopo una riunione straordinaria del comitato esecutivo, la banca centrale ha annunciato il rialzo di 300 punti base dei tassi di interesse a 16,5%, la manovra era osteggiata dal premier Erdogan. Le autorità monetarie hanno avvertito che sono pronte all’azione.

Il petrolio Brent si indebolisce in ribasso dello 0,7% a 79,10 dollari. Ieri è giunto l’inaspettato balzo delle scorte di greggio degli Stati Uniti: +1,3% rispetto alla scorsa settimana. L’Opec potrebbe decidere nella riunione programmata per il 22 giugno di aumentare la produzione per compensare la riduzione delle forniture di Iran e Venezuela in risposta ai timori di Washington di un rally dei prezzi. Negli Stati Uniti la benzina è arrivata a 3 dollari al gallone, massimo dal 2014. Secondo un sondaggio di Gas Buddy, una app che aiuta gli americani a spendere meno di carburante, quelli che si preparano a viaggiare nel corso dell’estate sono oggi circa il 58%, l’anno scorso erano quasi uno su tre.

Segnano il passo i titoli energetici: Eni  +0,2%, Saipem -0,1%, Tenaris -0,2%.

Deboli anche i titoli automotive. L’amministrazione Trump ha in mente una tassa all’ingresso del 25%. Fari puntati su Fiat Chrysler -1,35% sotto 19 euro. In progresso invece Ferrari +0,6% e Cnh Industrial +0,3%. Brembo +1,33%.

Nell’industria da rilevare il recupero di Prysmian +0,5% ieri in forte calo dopo le accuse Usa alla neo acquisita General Cable.

Si rafforzano le banche grazie alla discesa dello spread. Intesa +0,7%, Banco Bpm  +1%, Unicredit -0,2%.

Generali +0,5%. Ha raggiunto un accordo per l’acquisto di Adriatic Slovenica, terza compagnia della Slovenia, e per rilevare il pieno controllo delle compagnie polacche Concordia Capital (Vita) e Concordia Polska Tuw (Non Vita) dagli azionisti Concordia Versicherung e Vereinigte Hagelversicherung.

Nel risparmio gestito. FinecoBank +1%, Azimut+0,4%, Banca Generali +1%.
Fuori dal paniere principale:

  • Fiera Milano +5%, segna nuovi massimi da gennaio 2016 grazie ai contenuti del nuovo piano industriale presentato ieri.
  • Trevi +4,4%, ha scelto Bain Capital Credit per un’operazione del valore di oltre 900 milioni di euro volta a salvare la società attiva nell’ingegneria del sottosuolo e nelle perforazioni. In una nota diffusa in serata Trevi dice che sta proseguendo le negoziazioni con Bain Capital Credit per una possibile operazione sull’indebitamento complessivo del gruppo, ma che ad oggi non c’è alcun impegno, neppure di esclusiva.

 

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