Poco mossi i listini europei nell’attesa della firma dell’accordo commerciali tra Cina e Stati Uniti. Piazza Affari è, assieme a Madrid -0,2%, il listino più debole, con un calo -0,6%. Lievi progressi sugli altri mercati: Parigi +0,2%, Francoforte +0,1%. Meglio Londra +0,5% ma a fronte di una marcata discesa della sterlina dopo la pubblicazione di alcuni dati da cui emerge il rallentamento dell’economia. Il pil su base mensile a novembre è sceso dello 0,3% rispetto ad ottobre. La crescita su base tendenziale si è invece indebolita allo 0,6% anno su anno. Mentre la produzione industriale sempre a novembre è diminuita dell’1,2% su base mensile e dell’1,6% su base annua. Il cambio sterlina/dollaro si attesta a 1,296 mentre il cambio euro/sterlina è a 0,857. Boris Johnson ha fissato il divorzio da Bruxelles per il prossimo 31 gennaio.
Sono in corso vendite sugli asset considerati meno rischiosi delle azioni. L’oro è in calo a 1.550 dollari l’oncia, -0,7%. Venerdì ha portato a termine la quinta settimana positiva di seguito.
Il bund tedesco tratta a -0,18% di rendimento, livello più alto da maggio. Btp a 1,38%, +5 punti base.
Petrolio è poco mosso a 65 dollari il barile. A Milano arretrano Tenaris -0,1%. Saipem -0,7%.
Doccia fredda per Prysmian in ribasso del -1,8% in tarda mattinata (-3% il minimo) dopo che la società ha annunciato che il collegamento Western Link è stato interrotto venerdì scorso, aggiungendo che sono in corso verifiche sulle cause.
In forte ribasso Atlantia -1,9% dopo le nuove dichiarazioni su una possibile revoca della concessione. Al momento il mercato sposa la tesi che togliere la gestione di autostrade alla holding sia un processo difficilmente realizzabile e guarda a un accordo che comporti una riduzione di tariffe o comunque un costo economico per il gruppo. Ma si fa strada un’ipotesi: una parte della maggioranza, Italia Viva in testa, potrebbe far “fallire” Autostrade costringendola a passare la mano. Revocandole la concessione, il governo di fatto strangolerebbe Autostrade. Ma sarebbe pronto il salvataggio affidato a Salini-Impregilo, in cui salirebbe la quota di Cdp oggi pari al 18,6%.
Giù Hera -1,2%, Fidentiis e Mediobanca bocciano la revisione del piano industriale. Perde colpi Diasorin -1,3%, Bofa taglia da Buy a Neutral, target 121 euro.
In lieve progresso Fiat Chrysler +0,1%. In un’intervista al quotidiano francese L’Est Republicain, Jean-Philippe Peugeot, a capo della holding di famiglia, ha confermato la volontà del clan di aumentare la quota in occasione della fusione. La famiglia Peugeot può aumentare la partecipazione fino al 2,5%, salendo all’8,75% acquisendo azioni dalla banca d’investimento statale francese Bpifrance Participations e dalla cinese Dongfeng Motors.
I fari della Borsa sono puntati anche su Renault (-2,5% a Parigi) in procinto – scrive il Financial Times – di separarsi definitivamente da Nissan. I dirigenti di prima linea della casa francese, scrive Ft, starebbero intensificando i piani legati al “progetto segreto di emergenza” per arginare gli effetti continui sull’alleanza automobilistica ventennale della caduta di Carlos Ghosn. I piani, secondo diverse fonti, prevedono una divisione totale in ingegneria e produzione, nonché modifiche al consiglio di amministrazione di Nissan.
Bancari poco mossi. Mps in calo del 2% circa dopo il balzo a doppia cifra di venerdì sulla promozione dell’agenzia di rating Moody’s, che ha innescato le ricoperture.
Tra i titoli minori volano Elica+8% e Friulchem +6%.