Il coup de thèatre esplode in piazza Affari mezz’ora prima dell’avvio della conference call con gli analisti per la semestrale di Mediobanca. Il presidente e ad di Axa, Henri de Castries, ha incontrato l’ad di Mediobanca nel corso di una “visita di cortesia” in piazzetta Cuccia dove, nelle stesse ore, stazionava pure l’ingegner Salvatore Ligresti, impegnato nella riunione del patto di sindacato di Piazzetta Cuccia. “Vedremo” si è limitato a dire Ligresti entrando nella sede della banca.
La notizia ha infiammato le quotazioni di Fondiaria: le azioni del gruppo assicurativo milanese, arrivate a guadagnare fino a 7 punti percentuali, si sono assestate a +4,83%.
La novità imprevista ha fatto passare in secondo piano il consuntivo non brillante dell’istituto di piazzetta Cuccia: Mediobanca ha registrato nel primo semestre un utile netto di 63,4 milioni di euro, in calo del 75,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il margine di intermediazione scende del 4,5% a 973,3 milioni.
La Banca d’affari ha chiuso il secondo trimestre fiscale con ricavi a 475,6 milioni di euro. Il margine di interesse è stato di 272,8 milioni, le commissioni di trading hanno toccato quota 30,2 milioni.
Significativa la pulizia nel portafoglio partecipazioni: a fronte di una plusvalenza di 44 milioni realizzata su un immobile di Monaco figurano svalutazioni per 269 milioni. La minus sui titoli greci (114 milioni), 55 milioni in Rcs. In totale, sono stati svalutati titoli per 269 milioni.
L’unità Principal Investing di Mediobanca, quella che accorpa le quote strategiche dell’istituto in Generali, Rcs e Telco, segna nel primo semestre un utile di 2,5 milioni, quasi azzerato rispetto ai 105,3 milioni dello scorso anno. Pesa il minor contributo di Assicurazioni Generali (da 105,1 a 65,9 milioni, di cui 2,6 milioni nell’ultimo trimestre) e la svalutazione di Rcs MediaGroup per 55 milioni. Di rilievo anche la svalutazione di 34 milioni su Delmi.
Lo stesso Nagel ha confermato che Mediobanca parteciperà all’asta della Bce del 29 febbraio di pronti contro termine a tre anni “per una cifra non molto diversa da quella dell’ultima volta” (4 miliardi).