Si profila una chiusura settimanale in tono minore per i mercati azionari europei. A Milano l’indice Ftse Mib rallenta a -0,13%, attorno a quota 20.300. Deboli anche gli altri listini a partire da Parigi e Madrid, entrambi sotto dello 0,3%. Quasi piatta Francoforte. Più marcata la flessione di Londra (-0,5%), frenata dalla crisi del Sudafrica.
L’indice Basic Resources cede l’1,7%, peggior comparto oggi a seguito del calo dei prezzi del rame. Anglo American tra i minerari è il più debole questa mattina con un ribasso del 3,6%. Old Mutual è il titolo peggiore del listino, con una discesa superiore al 7% a seguito del calo del rand e dei bond sudafricani, dovuto ad un rimpasto di governo voluto dal presidente Jacob Zuma, nel quale è stato defenestrato il ministro delle Finanze.
Ha trovato conferma il calo dell’inflazione nell’Eurozona. A marzo, secondo la stima preliminare di Eurostat, la crescita media dei prezzi al consumo si è ridimensionata all’1,5% dal +2% segnato a febbraio. Il picco dei prezzi al consumo si è rivelato, come diagnosticato dallo staff di Mario Draghi, come un fenomeno meramente estemporaneo dovuto alle componenti volatili di alimentari freschi e dell’energia. Si attenuano così le pressioni sulla Bce a proposito del proseguimento del piano di stimoli dell’economia. S’indebolisce l’euro sul dollaro a 1,068.
Più urgenti i nodi degli accordi commerciali. Il presidente Usa Donald Trump firmerà oggi un provvedimento finalizzato ad indagare gli abusi commerciali alla base dell’enorme deficit commerciale Usa e a imprimere un giro di vite sui mancati pagamenti dei dazi anti dumping e anti sussidi sulle importazioni. Lo ha riferito il segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross, mentre Trump prepara l’incontro della settimana prossima con il presidente cinese Xi, nel quale le questioni commerciali si preannunciano come una delle maggiori fonti di tensione.
Lievemente più deboli in mattinata i Btp: lo spread nei confronti del Bund segna 199 punti base da 198, mentre il dieci anni giugno 2027 paga 2,316% da 2,305%. Nel 2016 Bankitalia nell’ambito del Qe dell’Eurosistema ha acquistato titoli di Stato italiani per 115 miliardi. A fine anno il portafoglio di titoli acquistati per questa finalità è così salito a 186 miliardi.
Petrolio in lieve calo con il Brent che scivola a 52,8 dollari al barile (-0,1%). Scendono Eni (-0,5%) e gli altri titoli petroliferi: Saipem (-0,6%) e Tenaris (-0,7%). L’oro è stabile a 1,242 dollari l’oncia.
Il listino milanese presenta variazioni di prezzo contenute con scambi piuttosto rarefatti. Fiat Chrysler segna un lieve calo dello 0,1%. Moody’s ha confermato il rating a Ba3 e migliorato l’outlook da stabile a positivo. Il rating potrebbe essere visto al rialzo, dice la nota, se continuasse il miglioramento della marginalità del gruppo grazie all’andamento positivo in Europa e Usa. Stm invariata, Leonardo scivola dello 0,8%. Guadagna Buzzi (+0,9%).
Sono invariate Telecom Italia (Giuseppe Recchi si appresta diventare presidente di Inwit) ed Enel. Il titolo del gruppo elettrico piace al broker Usa Raymond James, che ha alzato il target price a 4,85 euro con raccomandazione Strong Buy.
Fra le banche, Intesa sale dello 0,1%, Unicredit +0,1%, Banco Bpm +0,5%. Arretra Mediobanca (-1%). In calo Unipol (-1%). Fuori dal listino principale tornano a essere ben comprati titoli come Stefanel (+6,41%) e il Sole 24 Ore (+5,51%), da settimane al centro di movimenti speculativi.
Si è conclusa l’Ipo di Unieuro, che debutterà su listino in 4 aprile. Il collocamento è avvenuto ad un prezzo di 11 euro, in ribasso rispetto alla forchetta iniziale di 13-16,5 euro per azione. È stato collocato il 31,8% che salirà al 35% con l’esercizio della greenshoe.