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Borsa fiacca e banche deboli, bene auto e Eni-Saipem

I listini europei si avviano a chiudere la settimana in lieve rialzo ma restano tutte le incognite – Draghi vede più profonda la frenata dell’economia mentre si riaccende l’inflazione nell’Eurozona – Petrolio in risalita – Spicca Fincantieri

S’avviano a chiudere la settimana in rialzo i listini dell’Eurozona, anche se i guadagni, in linea con Wall Street e le Borse cinesi, stanno perdendo slancio. Piazza Affari segna un progresso attorno al mezzo punto, attorno ai 19 mila punti. Guadagni più limitati per Francoforte e Parigi: Londra, investita dalle dimissioni dei ministri contrari all’intesa sulla Brexit, avanza dello 0,3% circa. Poco mossa la sterlina.

“Le incertezze che circondano l’outlook a medio termine sono aumentate”. Così, senza giri di parole, Mario Draghi ha riconosciuto stamane che la frenata dell’economia euro è più profonda ed è destinata a durare più del previsto. Ma il presidente della Banca centrale europea ha confermato comunque l’intenzione di terminare il programma di stimoli a fine anno e ha ammonito che “la mancanza di un consolidamento fiscale nei paesi con alto debito pubblico aumenta la loro vulnerabilità agli shock”. E, senza citare l’Italia, ha aggiunto che “per proteggere le famiglie e le imprese dall’aumento dei tassi, i paesi ad alto debito non dovrebbero aumentare ulteriormente il loro debito e rispettare le regole dell’Unione Europea”.

Poco mosso lo spread, a 306 punti, il rendimento del decennale è al 3,48%. Il Bund tratta allo 0,36% (da 0,35%). Da lunedì 19 a mercoledì 21 (giovedì per gli istituzionali) si terrà il collocamento del nuovo Btp Italia riservato ai risparmiatori (il taglio minimo di mille euro). Unicredit prevede una raccolta tra 5 e 8 miliardi contro i 7,7 miliardi dell’offerta di maggio. Allora la cedola venne fissata allo 0,55%. Oggi si attende un tasso più che doppio.

In ottobre l’inflazione della zona euro è salita al ritmo più rapido da circa sei anni, sostenuta dai prezzi dell’energia. La lettura finale dei prezzi al consumo del blocco è salita a 2,2% su anno il mese scorso dopo il +2,1% di settembre e il 2,0% di agosto. Si tratta del maggior incremento da dicembre 2012.

Il petrolio risale, all’indomani del balzo delle scorte strategiche degli Stati Uniti, salite di circa 10 milioni di barili, la variazione settimanale più ampia da quasi due anni. Il Brent è in rialzo dell’1,5%, ieri in chiusura +0,7%. Il dato sulle scorte potrebbe dare elementi in più a chi, dentro l’Opec, sostiene le ragioni di un taglio alla produzione. Eni +0,6%. Lo Stato non ha intenzione di ridurre la sua quota, lo ha detto ieri Matteo Salvini. Saipem +1%, Tenaris +0,7%. Alla Borsa di Parigi il produttore di tubi concorrente, Vallourec perde il 20% dopo aver presentato dati del trimestre inferiori alle previsioni.

Poco mossa Salini Impregilo (+0,4%) che ieri ha lanciato una manifestazione d’interesse “preliminare e non vincolante” su Astaldi.

Tra i vari effetti della Brexit, Mediobanca Securities individua una buona notizia: l’autorità di risoluzione unica europea concederà più tempo alle banche per rimettere in ordine i bond emessi sotto la legge inglese. Deboli Unicredit e Intesa Sanpaolo (-0,2%). Bper Banca -1,3%. Bper Leasing Sardaleasing ha perfezionato una nuova operazione di cartolarizzazione di leasing per un controvalore complessivo pari ad 1,1 miliardi di euro. Nuovo tonfo di Banca Carige (-5%).

Nel resto del listino continuano le vendite su Prysmian (-2%).

In lieve ripresa Tim (+0,5%) in attesa di indicazioni sul capo azienda che la società dovrà scegliere nel Cda di domenica.

Nel comparto automotive, bene Ferrari (+1,3%) e Pirelli (+1%) anche se Crédit Suisse ha abbassato il target a 6.5 euro. Exor +0,2%. Kepler Cheuvreux taglia il target price a 65 euro.

Nel resto del listino spicca Fincantieri (+3%) che si è aggiudicata un contratto di oltre 200 milioni di euro con Windstar Cruises.

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