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Borsa: Fca vola ma le banche temono la mannaia Ue

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La corsa sfrenata di Fca non basta a tenere a galla Piazza Affari. Dopo aver aperto in maglia rosa trainata dalla notizia della possibile fusione tra la casa italoamericana e Renault, Milano annulla i guadagni zavorrata dalla debacle del comparto bancario. A fine giornata il Ftse Mib chiude sotto la parità, -0,06% a 20.363 punti, ed è l’unico listino continentale col segno meno a fronte dei rialzi di Francoforte (+0,5%), Parigi (0,37&), e Madrid (+0,46%), toniche grazie al risultato delle elezioni europee (Londra e Wall Street sono chiuse per festività).

A scatenare le vendite sul listino italiano sono l’impennata dello spread, salito a 280 punti base, e la risalita del rendimento del Btp decennale (al 2,66%) causate da un combinato disposto di notizie che hanno riacceso i riflettori europei sull’Italia. Le promesse fatte nel corso della giornata dai vicepremier Matteo Salvini e Luigi di Maio su un prossimo e deciso abbassamento delle tasse hanno fatto riemergere i timori mai sopiti degli investitori sulla tenuta dei conti italiani, ma il peggio doveva ancora arrivare. Nel pomeriggio Bloomberg ha pubblicato un’indiscrezione sull’imminente invio di una lettere Ue all’Italia per infrazione. Secondo l’agenzia di stampa statunitense, la Commissione europea potrebbe proporre per il nostro Paese una procedura di infrazione sul debito dello scorso anno. La decisione, attesa in settimana, potrebbe aprire la strada a una maxi-multa da 3,5 miliardi di euro.

“Aspetto di leggere la lettera dell’Ue ma credo che la Commissione europea debba e possa prendere atto che i popoli ieri hanno votato per il cambio e la crescita: quello che è chiaro che non si alzano le tasse, che l’aumento dell’Iva non esiste”, commenta Matteo Salvini.

Sono le banche a pagare il prezzo più alto di queste novità in una giornata che sembrava invece partita con il piede giusto. L’indice di settore cede l’1,58% piegato dai ribassi di Bper (-2,66%) e Unicredit (-2,28%). Pesanti anche Banco Bpm (-2,39%) e Ubi Banca (-2,36%). Fa leggermente meglio Intesa Sanpaolo (-0,55%). Tra gli assicurativi giù Unipol (-2,38%) e Unipolsai (-0,79%).

Dall’altra parte della barricata, incurante delle vicissitudini italiane, vola Fiat Chrysler, che a fine giornata guadagna il 7,98% in scia alla lettera non vincolante inviata ai vertici di Renault (+12,65% a Parigi), con la quale il gruppo italoamericano ha proposto una fusione al 50% delle rispettive attività. Se l’operazione andrà in porto nascerà il terzo più grande Original Equipment Manufacturer (Oem) del mondo, con 8,7 milioni di veicoli venduti, sinergie a regime da oltre 5 miliardi di euro e un giro d’affari di 170 miliardi di euro. Ma gli investitori non festeggiano solo perché le possibili nozze franco-italiane si candidano a rivoluzionare il mercato dell’auto europeo, ma anche e soprattutto per il ricco dividendo che potrebbe arrivare nelle loro tasche, dato che per attenuare la disparità dei valori sul mercato azionario, gli azionisti di Fca riceverebbero una cedola di 2,5 miliardi di euro.

La galoppata di Fca, traina Exor (+6,12%), ma non riesce a coinvolgere gli altri titoli della galassia Agnelli. Ferrari cala dello -0,12% dopo aver toccato un nuovo massimo storico intraday a 130,65 euro per azione, Cnh (-0,58%), Juventus (-1,46%). Beneficia invece della novità Fincantieri (+8,17%) perché, secondo gli analisti, le nozze tra Fca e Renault potrebbero spianare la strada all’acquisizione da parte della società italiana della francese Chantiers de l’Atlantique.

Tornando sul Ftse Mib, chiude in netto rialzo Atlantia (+3,14%), si salva Stm (+0,29%). Contrastati i petroliferi: Tenaris (-1,75%), Eni (+0,1%). Saipem (-0,58%) dopo che S&P ha rivisto l’outlook da negativo a stabile, confermando il rating «BB+». Il comparto risente anche dell’andamento incerto del petrolio con il Brent in rialzo dell’1% a 69,43 dollari e il Wti in sostanziale parità (-0,08%) a 58,62 dollari. Sul valutario l’euro si avvicina alla soglia psicologica di 1,12 dollari, attestandosi a 1,1917.

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