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Borsa elettrica: crolla il prezzo dell’energia, ma il consumatore paga il 372% in più

Con l’arrivo del caldo, cala il prezzo medio di acquisto di energia presso la Borsa elettrica. A renderlo noto è il gestore dei mercati energetici attraverso una nota: nella sola settimana chiusa il 22 maggio il prezzo dell’energia elettrica nella settimana chiusa il 22 maggio è sceso del 4,5% a 33,67 euro/MWh.

Un calo che si è verificato nonostante la leggera crescita dei volumi di energia elettrica scambiati in borsa, pari a 3,8 milioni di MWh (+0,2%), e nonostante la liquidità del mercato sia cresciuta dell’1,2%, attestandosi a 72,5%. Il prezzo medio di vendita è variato tra 30,32 euro/MWh del Nord e 39,11 euro/MWh della Sicilia. Sulla flessione incide l’aumento, dovuto alla stagionalità, della produzione da fotovoltaico, che arriva alla Borsa elettrica a costo zero.

Ma come si riflette il calo del prezzo pagato ai produttori sul prezzo finale pagato dai consumatori? Secondo l’aggiornamento tariffario pubblicato dall’Autorità per l’energia elettrica lo scorso 31 marzo, il cliente del servizio elettrico (caratterizzato da una potenza impegnata di 3 kW, abitazione di residenza anagrafica e consumo pari a 2.700 kWh/anno) paga il 5% in meno rispetto al trimestre precedente, includendo anche le imposte. E’ già qualcosa.

Una flessione che, però, non serve a ripianare le differenze tra i prezzi in bolletta e quelli pagati al produttore. Dai calcoli dell’autorità scaturisce un prezzo biorario di 159,1 euro MWh, incluse imposte, nella fascia 1 di consumo (ovvero dal lunedi al venerdì dalle 8.00 alle 19.00, escluse festività nazionali) per un rincaro, rispetto al prezzo pagato ai produttori, del 372%. Il discorso non cambia molto se prendiamo le face di consumo 2 e 3: in questo caso il prezzo è di 152,4 euro MWh e il rincaro del 352%. A chi va la differenza? In parte al fisco e in parte a ripagare gli oneri generali di sistema (in cui sono inclusi gli incentivi alle rinnovabili e i costi infiniti dello smantellamento degli impianti nucleari dismessi). Ma questi incidono per poco più del 50% sulla bolletta. Anche raddoppiando, perciò, il costo del Megawattora si arriverebbe al massimo a 70 euro contro 159. Uno scostamento enorme al quale l’Authority per l’Energia dovrebbe in qualche modo sforzarsi di porre rimedio.

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