Che il baricentro del potere economico-finanziario a livello mondiale si stia spostando verso l’Asia è cosa ormai risaputa, lo è meno come si distribuirà il potere tra gli agguerriti paesi situati lì. Dall’inizio dell’anno molti paradigmi sembrano saltati con il Giapppone e la sua Abenomics intenzionato a rispendersi la scena, una Cina intenta a gestire gli squilibri di una crescita decennale tumultuosa, finora occultati nel sistema bancario ombra, e con nuovi protagonisti, le cosiddette “gazzelle asiatiche”, che ben lasciano intendere, con il loro appellativo, la velocità con cui stanno guadagnando terreno.
L’andamento dei rispettivi mercati azionari, come fotografato dalla performance degli ETF sugli indici più rappresentativi per ciascuno di essi, mostra fedelmente la mutevolezza delle gerarchie nel continente asiatico. Le grandi vincenti dello scenario attuale sono, dopo il Giappone, proprio le gazzelle asiatiche, nonostante la variabilità di performance. Il podio spetta alla Malesia con una crescita della Borsa del 7% da inizio anno, seguita dall’Indonesia, sopra il +6% sullo stesso periodo, e dal Vietnam a +3,1%. L’ultima “gazzella”, la Thailandia, si ferma a +1,1, seppur raggiunga il 4,2% considerando solo le 50 maggliori società del proprio listino.
I “Brics” invece languono, con listini, da inizio anno, tutti in rosso per valori che oscillano dal -27,6% del Brasile al -7,9% dell’india (Cina a -15,4%, Sudafrica a -12,8%, Russia a -11,4%).
Prosegue il revival della Borsa giapponese: nonostante gli accentuati alti e bassi su base giornaliera, da inizio anno guadagna il 31% circa. Anche negli Stati Uniti l’abbondante liquidità arreca beneficio alle quotazioni, con un +17% di guadagno nel 2013. L’Europa infine riflette sui mercati azionari tutte le sue contraddizioni, con una performance per l’intera area del +4,3% per quest’anno, ma con andamenti divergenti tra gli indici dei paesi virtuosi del nord (positivi) e quelli dei paesi mediterranei (negativi).