Quando si entrava nella “sala delle grida” a Palazzo Mezzanotte a Piazza Affari Milano, sembrava di essere in un girone dantesco. Ma Attilio Ventura vi si aggirava con una gentilezza e simpatia mista al rigore che conquistava sempre tutti. E’ mancato Ventura, all’età di 86 anni, dopo una vita tra titoli azionari e quotazioni, presente in tutte le fasi della Borsa italiana, fino alla fase attuale telematica. Ventura, agente di cambio, dal 1988 al 1992 è stato presidente del Comitato direttivo della Borsa Italiana e, dal 1993 al 1997, è stato presidente del Consiglio della Borsa stessa.
Il raccordo tra la Piazza Affari dei pionieri e la nuova Borsa Telematica
Molti lo ricordano la sua personalità dura e insieme mediatrice, secondo il rito meneghino dell’umanità e della professionalità. Ventura ha fatto da cerniera tra il vecchio e il nuovo mondo della piazza finanziaria. La Piazza Affari più antica era quella di altri “pionieri” come Aldo Ravelli, amico fraterno di suo padre Riccardo, Giambattista e Alberto Foglia, Renato Cantoni, Urbano Aletti, Isidoro Albertini, Massimo Boffa e Giuseppe Scandellari. Allo stesso tempo Attilio Ventura è stato il protagonista centrale del mondo che c’è ancora, perchè grazie alle sue qualità gli è stato assegnato un ruolo fondamentale ai vertici di Borsa Italiana, quando negli anni Ottanta l’informatizzazione ha cambiato tutto e quando, nel 1991, sono nate le Sim, le Società di intermediazione mobiliare.
Ventura: la svolta quando sono andato a studiare negli Usa
“La mia vita era stata molto ordinata e molto borghese – ha detto in un’intervista al Sole 24 Ore nell’aprile 2021 – Mia madre era Zina Lentati, della famiglia Lentati, produttrice di cappelli. Mio padre Riccardo, figlio di un avvocato di Catanzaro, era emigrato al Nord nel 1921, dove aveva trovato lavoro all’ispettorato dell’ufficio italiano cambi della Banca d’Italia di Pavia. Dopo l’8 settembre del 1943, si era nascosto per sette mesi a Roma in una casa dell’Aventino, con lui c’era Pietro Nenni, che sarebbe diventato suo amico fraterno. La prima volta in cui, tornata la democrazia, Nenni andò a Parigi a un incontro diplomatico, mio padre gli regalò lo smoking”, racconta Ventura. “La nostra casa era in via Ravizza. Frequentavo il Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Mi sono diplomato in ragioneria al San Carlo”.
La svolta arriva quando va a studiare negli Stati uniti dove lavora per quattro mesi dal più grande agente di borsa americano: Merrill Lynch Pierce Fenner Smith. Poi torna in Italia, si laurea e va a fare la pratica da Gastone Tedeschi, allora presidente della Borsa. “Negli anni Sessanta – dice – si intensificarono i rapporti fra Piazza Affari e Wall Street. Nessuno sapeva l’inglese. Tranne me. E, quindi, venni coinvolto in una serie di viaggi che mi aprirono il mondo. Feci amicizia con Richard Grasso, che allora era il responsabile delle relazioni esterne della Borsa di New York e che, dal 1998 al 2003, sarebbe diventato il suo presidente e amministratore delegato”.