PIAZZA AFFARI RECUPERA
COLLOCATI 6,75 MILIARDI DI BOT A 12 MESI AL 3,67%
Il crollo, poi il recupero e infine l’azzeramento delle perdite con il segno positivo, anche se solo per pochi minuti. A Piazza Affari è una mattinata ad alta tensione. A fine mattinata il listino torna a perdere terreno (- 0,64%), ma in misura più contenuta rispetto alle altre Borse europee: il Dax cede il 2,22%, il Cac il 2,36% e il Ftse 100 l’1,57%. Una timida inversione di tendenza di milano è iniziata a metà mattinata dopo i segnali del governo nella direzione di una veloce approvazione della manovra, entro la settimana: ”Sto andando a Roma a chiudere il Bilancio dello Stato”,ha detto il ministro Giulio Tremonti lasciando la riunione dell’Ecofin in corso oggi.
Ma il recupero è arrivato con i risultati dell’asta dei Bot a 12 mesi che si sono rivelati migliori delle attese, seppure con rendimenti in salita ai massimi del 2008 e domanda in calo: a fronte di offerta di 6,75 miliardi di euro, vi è stata domanda per oltre 10 miliardi(1,55 volte l’offerta). Assegnati 6,75 miliardi con rendimento medio ponderato del 3,67%, il massimo da settembre 2008 (2,147% il rendimento della precedente asta).
Gli occhi sono ora puntati sull’asta di Btp di giovedì per complessivi 5 miliardi di euro. L’Italia nel frattempo aveva anche incassato il sostegno di del neo direttore del Fmi Cristine Lagarde: “’I problemi dell’Italia sono dettati dai mercati. Alcune cifre dell’Italia sono eccellenti. Il deficit primario e’ uno dei migliori. Il debito e’ particolare nelle sue caratteristiche perché e’ detenuto all’interno del paese”. E’ presto per capire se l’ondata speculativa e di vendite per la paura sul debito che ha colpito l’Italia abbia esaurito la sua forza.
Secondo alcuni operatori il recupero del mercato sarà di breve respiro: l’asta dei Bot ha fatto meno peggio del previsto e assistiamo a un rimbalzo tecnico dovuto ai forti ribassi registrati con l’ondata di vendite da panic selling di ieri e di questa mattina. L’avvio di seduta è stato drammatico: -5% dopo i primi minuti di contrattazione, scendendo sotto i 18.000 punti portandosi ai livelli del luglio 2009. In scena in apertura il solito copione: titoli bancari in ribasso e numerose sospensioni.
D’altra parte, in mattinata lo spread dei Btp sul bund si è ampliato fino a 347 punti base, per la prima volta dal 1997 il rendimento sfonda la soglia del 6% a 6,02%. Tensioni che sono rientrate solo parzialmente con lo spread che si è richiuso in a rea 328 punti base. La crisi del debito greco è oggi sul tavolo dell’Ecofin. Ancora da sciogliere il nodo sulle modalità del nuovo pacchetto di aiuti. Ieri sera l’Eurogruppo si è dichiarato pronto ad allargare “la capacità di intervento e la flessibilità dell’Esf, allungare la maturità dei prestiti e ridurre i tassi di interesse” (un rafforzamento in sostanza del fondo salva-Stati) per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro.
Per la Grecia si è discusso di tre ipotesi: il rinnovo del debito greco da parte degli investitori pubblici e privati (come proposto dalla Francia, ma la soluzione sembra perdere di peso; lo scambio obbligazionario, con un allungamento deklla maturità dei titoli e d è rispuntata l’idea di un buyback del debito da parte della Grecia con i prestiti del fondo salva-Stati.
Ma la situazione è ancora incerta e il nervosismo fa da padrone nelle sale operative. Così l’ondata di vendite si è allargata anche alle altre piazze europee dopo essere partita venerdì soprattutto in Italia e l’euro scende sotto quota 1,39 sul dollaro, il minimo degli ultimi quattro mesi. Le preoccupazioni sul Vecchio Continente hanno investito anche i listini asiatici e Wall Street che hanno chiuso in calo. Ora si guarda all’apertura delle contrattazioni negli Usa, che nelle ultime sedute hanno scatenato una nuova ondata di vendite sull’Europa, accelerando nel pomeriggio la caduta dei listini.
BANCARI IN RECUPERO
DEBOLI GLI INDUSTRIALI ED ENERGIA
Piazza Affari respira e ne traggono beneficio i titoli bancari, con l’indice che sale del 2% circa. I maggiori rialzi del Ftse Mib a fine mattinata riguardano infatti i finanziari: Ubi Banca sale del 3,45, Unicredit del 2,95%, Intesa Sanpaolo del 2,69% e Banca Mps il 2,56 per cento. Azimut mette il turbo con un balzo del 5% dopo i cali delle ultime sedute dovuti alla situazione dei mercati ma anche ai risultati della raccolta di giugno.
L’amministratore delegato della Bper Fabrizio Viola ha confermato che non è in vista alcun aumento di capitale A inizio seduta avevamo di nuovo assistito a fortissime pressioni di vendita sulle banche e assicurazioni con varie sospensioni al ribasso: Unicredit (-7,1%), Intesa Sanpaolo (-5,1%), BP Milano (-6,6%), Fondiaria-Sai (-6%), Mediolanum (-5,5%) e Generali (-5,1%). Il rimbalzo non ha aiutato però Fondiaria Sai che continua a viaggiare in calo del 2,76 per cento.
Da ieri è in vigore la restrizione della Consob sulle vendite allo scoperto ma bisognerà attendere ancora per capire se i listini ne trarranno beneficio: l’idea è che non si tratti solo di speculazione ma anche di vendite effettive di fondi ed investitori motivate dalla paura sul paese. Intanto si avvicina la data della diffusione degli stress test, venerdì 15 luglio. Dopo il calo di avvio di seduta (-4,45%), Fiat azzera le perdite (0,06%) ma si mantiene debole: secondo fonti di stampa sarebbe intenzionata a rinnovare una linea di credito revolving da un miliardo di euro in scadenza a febbraio 2012 con una da due miliardi.
Debole anche il comparto energetico (-1,15%). In base a indiscrezioni di stampa A2A (-0,46%) sarebbe intenzionata a chiedere la presidenza di Edison (-1,5%) tra le condizioni degli accordi con EdF sulla nuova governance di Foro Buonaparte. Interpump (-0,27%) limita i danni dopo la notizia dell’acquisizione di Galtech opera nella produzione e commercializzazione di pompe e motori ad ingranaggi, distributori e accessori oleodinamici e della componentistica in genere.
Il contratto prevede l’acquisto del 53% del capitale di Galtech per un prezzo complessivo di 3,3 milioni di euro, da regolare metà cash e metà con azioni proprie di Interpump Group e l’opzione per i venditori di cedere l’ulteriore 47% dalla data di approvazione del bilancio 2014 fino alla data di approvazione dei conti 2025.