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Borsa: Cina e Fed gelano i listini

Il tonfo dell’export cinese affossa le Piazze europee – Euro/dollaro invariato ai minimi – Il Tesoro colloca 8,5 miliardi di Btp con tassi triennali positivi – Giù le banche, ma Fineco è in controtendenza – La “guerra del vento” fa volare Alerion

Borsa: Cina e Fed gelano i listini

Perdono colpi le Borse, sotto la pressione dei pessimi risultato della bilancia commerciale cinese e nella prospettiva del rialzo dei tassi che mette in agitazione i mercati valutari.

A Piazza Affari, condizionata da banche ed assicurazioni, l’indice Ftse Mib lascia sul terreno l’1,10%, attorno a quota 16.200. Perdite analoghe per Parigi e Francoforte, Madrid -0,90%. In ribasso di mezzo punto percentuale Londra.

A settembre le esportazioni cinesi hanno registrato un calo del 10% sullo stesso mese del 2015, mentre le importazioni sono scese dell’1,9%. Dai verbali dell’ultima riunione del comitato ristretto della Fed emerge la volontà di procedere ad un rialzo dei tassi d’interesse in tempi stretti (“close call”). 

Il cambio euro/dollaro dopo un’iniziale discesa sotto quota 1,1 torna a 1,101, comunque sui minimi da inizio agosto. La Banca centrale europea, secondo Reuters, potrebbe discutere di cambiamenti tecnici al programma di quantitative easing già la prossima settimana, anche se una decisione potrebbe essere rimandata a dicembre, quando verrà anche stabilito se prolungare o meno il piano oltre marzo del prossimo anno. Tra le ipotesi di compromesso ci sarebbe l’allentamento, su base temporanea o parziale, della regola che obbliga Francoforte ad acquistare titoli di Stato in proporzione alla grandezza dell’economia dei singoli Paesi.

Sul mercato secondario il Bund 10 anni rende lo 0,04%, il BTp 10 anni l’1,37% da 1,41% di ieri. Il Tesoro ha collocato stamane in asta tutti gli 8,5 miliardi di euro di Btp a tre anni (prima tranche) e a sette e quindici anni offerti in asta oggi, con il tasso del titolo triennale che torna positivo. Il rendimento medio del titolo triennale è salito a 0,03% da -0,02% del collocamento di settembre, quello del sette anni a 0,83% da 0,69% dell’asta di settembre e il tasso del quindici anni è in rialzo a 1,77% da 1,57% del precedente collocamento, che risale a luglio scorso.

Scende il petrolio: Brent in calo dello 0,6% a 51,4 dollari al barile, Wti -0,7% a 49,8 dollari. Oggi usciranno i dati sulle scorte settimanali.

Eni -1,2%: Santander ha confermato il giudizio Buy, pur riducendo leggermente il target price a 16,1 euro. Saipem -2%. Tenaris -1,2%: Kepler Cheuvreux ha confermato il giudizio negativo Reduce, target price lievemente alzato a 9,7 euro. 

Edison ha lanciato un’Opa sul 100% del capitale di Alerion Clean Power, a un prezzo di 2,46 euro per azione per un controvalore massimo di 107 milioni di euro. Il titolo di Alerion è decollato in rialzo di oltre il 20%, arrivando a superare il prezzo dell’Opa.

Sul listino di Piazza Affari brilla FinecoBank: +1,5%, a 4,86 euro, un prezzo superiore ai 4,55 euro spuntati da Unicredit (-2,15%) per il collocamento del 20% del capitale presso investitori istituzionali ad un prezzo inferiore ai 5,40 incassati per la vendita della prima tranche nel luglio scorso. Ieri ha chiuso a 4,788 euro. La banca guidata da Jean Pierre Mustier ha incassato nel complesso 552 milioni di euro con un impatto positivo sul Cet1 di 12 punti base.

Monte Paschi +1,6%: il fondo Atlante ha confermato il proprio investimento nella tranche “mezzanine” della cartolarizzazione di Non performin loans per un ammontare fino a 1,6 miliardi alla luce della conclusione della due diligence. 

Scende Intesa (-2%). Si assestano Banca Pop.Emilia (-1%) e Banco Popolare (-1,3%), ieri entrambe in rialzo del 6%.

Perdono le assicurazioni: UnipolSai -3,3%, Generali -2%. Nel risparmio gestito, Banca Generali +3%, Anima -2,4%.

Mediaset -0,6% dopo la richiesta del sequestro conservativo del 3,5% delle azioni proprie di Vivendi nell’ambito del contenzioso in atto con i francesi dopo lo stop all’acquisto della pay tv Premium. Secondo Repubblica, ci sarebbe una nuova proposta in base alla quale i francesi rileverebbero fino al 60% di Premium, con alcuni fondi Usa, pagandolo in contanti invece che in azioni Vivendi.

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